Esaminando il dibattito sulle idee di liberalismo e democrazia tra le due Grandi guerre, Paola Cattani realizza un affondo storiografico fondamentale per una concezione europea della storia.

L’azione umana offre a chi ne osserva l’articolarsi uno spettacolo singolare, sovente animato dal coagularsi di polarità che interagiscono mediante forme complesse. Dopo una pandemia di carattere globale dalla quale è emersa una netta divisione tra conquiste del metodo scientifico e regressione oscurantista tra le nebbie del complottismo, ecco un mondo brutalizzato da sanguinosi scenari bellici rispetto al quale la congerie occidentale è costretta a occupare una posizione di duplice crisi. Da una parte, una crisi esterna che vede come suo tratto distintivo l’opposizione tra desiderio di centralità e possibilità di marginalizzazione – accompagnata, quest’ultima, da una condizione di colpevolezza. Dall’altro, una crisi interna dovuta al sempre più corrosivo logorarsi di sistemi e processi politico-culturali muniti di valenza tanto strutturale quanto identitaria – un’immagine sola, tra le molte: l’assalto dei miliziani di Trump a Capitol Hill, il 6 gennaio 2021. Un contesto, quello tratteggiato, che ai macro-eventi rientranti nel perimetro della storia istituzionale – dal trionfo di figure quali Giorgia Meloni alla sempre più rapida crescita di formazioni come Alternative für Deutschland, passando per le campagne del duo Le Pen-Bardella e le ondate antisemite rapportabili a certe fazioni filopalestinesi – affianca un fronte di micro-realtà fatto di abitudini, modi di pensiero e abiti etici che non può essere relegato a un piano secondario: pena il ricadere in una scissione tacciabile di astrattismo.

Svuotando le tessere finora raccolte della loro specificità più connotativa, risulta possibile l’apertura di un varco temporale: un varco che conduce al quadro storico cui è rivolto lo studio condotto da Paola Cattani, docente presso l’Università di Roma Tre, nel volume Un’idea di Europa. Liberalismo, democrazia ed etica a inizio Novecento, edito da Marsilio. Fissati come estremi cronologici di riferimento il 1919, anno della Conferenza di pace di Parigi, e il 1941, in cui si svolse l’ultimo grande convegno di scrittori organizzato dal PEN Club prima dell’interruzione causata dal conflitto mondiale, la disamina di Cattani si propone di analizzare un terreno spesso trascurato: il vivace dibattito che gli «uomini di lettere», in un torno d’anni nel quale tali figure erano ancora depositarie di una rilevante autorevolezza, svilupparono intorno a criticità e possibilità delle idee di liberalismo e democrazia. Un’operazione che richiede l’attenta considerazione di uno scenario non privo di elementi di comunanza con il presente attuale: diviso tra due guerre destinate a stravolgere l’intera coscienza europea, inquietato dalla chiara percezione dell’entrata in crisi di un paradigma politico-culturale, travolto dalla comparsa di linguaggi e forme di pensiero tanto nuove quanto violentemente radicali – basti pensare ai totalitarismi nazifascisti o ai pervasivi regimi comunisti.

Selezionando come materia privilegiata l’insieme dei contributi di natura politica elaborati da alcune delle più celebri voci del Novecento europeo, Cattani sviluppa la propria ricostruzione storiografica attraverso un’indagine avente come riferimento una pratica culturale oggi dotata di rilievo minore, ossia i convegni: tra le due guerre, infatti, le iniziative della Società delle Nazioni, del PEN Club e di altre istituzioni (talvolta legate anche all’Italia fascista o alla Russia sovietica) resero i convegni «un prezioso luogo di esposizione, elaborazione e confronto di idee d’Europa diverse» (p. 63), la cui discussione postulò sempre una parallela riflessione sui quesiti e i problemi «posti dalla società liberale e democratica, che si trova fatalmente al cuore delle controversie e degli scambi» (p. 71). Di particolare valore, in questo senso, pare l’Appendice conclusiva (pp. 171-187), che offre al lettore una panoramica criticamente ragionata dei convegni internazionali di scrittori tra le due Guerre. Cattani, inoltre, non dimentica di sondare il singolare statuto testuale degli interventi elaborati in tali occasioni, frequentemente destinati a confluire in sedi come le riviste dell’epoca: si concretizza sempre di più, nella temperie esaminata, l’importanza del ‘saggio’, che da «non genere» diviene «luogo dell’otium», cioè spazio adatto alla meditazione su «ciò che già esiste» (p. 70).

Quali, tuttavia, le voci e i punti centrali del ramificato dibattito analizzato dalla studiosa? Spostandosi con slancio internazionalistico e piglio dossografico tra le varie realtà europee, Cattani considera intellettuali italiani come Benedetto Croce e letterati francesi come Paul Valéry, figure legate al contesto spagnolo quali Ortega y Gasset e Unamuno, personalità dei mondi anglosassone e mitteleuropeo tra cui appaiono Julian S. Huxley e Herbert George Wells, Johan Huizinga e Carl Schmitt. Le sezioni in cui la disamina della studiosa raggiunge i propri culmini, assestandosi entro una logica scandita da tesi e antitesi, sono due: da un lato, un processo all’Europa liberale e democratica; dall’altro, una difesa della democrazia liberale contraddistinta da nozioni adatte a comporre un’«etica minima liberaldemocratica». A sostanziare i due momenti sono le voci dei medesimi autori: come dimostrato limpidamente da Cattani, infatti, al di là del Novecento legato ai teorici dei totalitarismi, dei socialismi e dei comunismi, si erge un nucleo di pensatori interessato a farsi responsabile di una riflessione sull’eredità liberale derivante dal XIX secolo che ne scandagli le già evidenti criticità, ma che riesca anche a ridestarne potenzialità e valori – diversamente da quanto riscontrabile in autori di orientamento distruttivo come Oswald Spengler.

Se la categoria di ‘impolitico’ coniata da Thomas Mann conduce alla necessità diffusa di rifondare la società liberale su basi etiche più che politiche, la riflessione di Julien Benda tocca questioni come quella relativa alla ‘patria europea’ recuperando ed estendendo in ottica internazionale la tensione all’unificazione propria del nazionalismo liberale ottocentesco. Simili considerazioni, che muovono dalle fragilità imputate alla visione liberale, sono seguite da una pars costruens. Si tratta della sezione in cui Cattani si rivolge a idee come quella di ‘persona’: grazie alle teorizzazioni elaborate da Jacques Maritain, Emmanuel Mounier, José Ortega y Gasset e altri, tale nozione consente sia un superamento del deleterio individualismo liberale sia una nuova concezione del singolo, sede di ‘sfide’ e di ‘progetti’ esistenziali. Nella medesima sezione trovano spazio anche questioni come il problema della felicità, che in ambito liberale viene contrapposta alle idee di ‘umiltà’ e ‘misura’, o quello dell’uguaglianza, rispetto al quale è fondamentale l’intervento di Valéry – al francese, infatti, può essere ricondotta l’idea di uguaglianza come «consapevolezza di ordine etico» (p. 147) che trova nell’accettazione e nella valorizzazione delle differenza la sua cifra autenticamente liberale: l’esprit di una società lontana da qualsiasi omologazione.

Impreziosito da una vasta e solida bibliografia, il saggio di Cattani presenta, al netto della rapida ricostruzione qui offerta, due pregi specifici. In primo luogo, ospita una nitida sistematizzazione del dibattito relativo al binomio liberalismo-democrazia che, superate le due Guerre, alimenterà la fondazione delle attuali democrazie europee, fornendo loro anche lo slancio necessario a concepire progetti come gli Stati Uniti d’Europa. In secondo luogo, ricomponendo con accuratezza i sentieri che unirono alcune tra le più grandi figure del mondo intellettuale europeo, di cui Cattani – ritenendolo un elemento più sostanziale che formale – si spinge a sondare anche lo stile espositivo, il volume si distingue come un atto di vera e propria storia europea, il quale propone al lettore riflessioni capaci di bussare con vigore alle porte del presente. E ricordargli che la storia della dimensione europea è anche, se non soprattutto, una storia liberale.


Paola Cattani, Un’idea di Europa. Liberalismo, democrazia ed etica a inizio Novecento, Venezia, Marsilio, 2024, pp. 214, ISBN 978-88-297-2065-1, € 21,00

 

  

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