Alle prime avvisaglie della diffusione del Covid in Europa, la BCE ha reagito immediatamente mettendo in campo una serie di misure di grande rilievo per fronteggiare l’impatto della pandemia sul sistema finanziario dell’area Euro, in modo coordinato con l’azione della Commissione Europea. 

Parliamo di un ventaglio di misure finalizzate ad evitare che si realizzino dinamiche pro-cicliche, nonché una decisiva rete di sicurezza che costituisce la base di azione per gli altri attori in campo (Commissione, Stati e Consiglio europeo), spesso assorbendone le disfunzioni. La stabilità del sistema finanziario è infatti il presupposto perché la Commissione possa intervenire con misure di sostegno a Stati, imprese e famiglie, consentire l’allentamento delle regole sugli aiuti di Stato e sospendere il patto di stabilità. Per gli Stati, molti dei quali presentavano, già prima dell’esplosione della pandemia, livelli di debito pubblico su PIL preoccupanti, il sostegno della BCE consente di contrarre ulteriore debito a tassi sostenibili. Lo stesso Consiglio europeo può dilungarsi in negoziazioni e rinvii solo perché la BCE ha comprato tempo. 

Giova ripercorrere i principali passi compiuti dalla BCE, per mettere a fuoco come la storia degli ultimi due mesi sia stata segnata primariamente dall’intervento della BCE, che ha delineato uno scenario alternativo rispetto a quello visto con la crisi del 2008-2012.

 9 marzo 2020 – dopo due settimane dal primo ricovero in Italia del “paziente 0”, il governo italiano dispone il lockdown dell’intero paese. Seguirà la Spagna il 17 marzo e poi gli altri paesi europei. 

11 marzo 2020 – l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara il Covid19 pandemia globale.

 12 marzo 2020 – la BCE adotta un insieme articolato di misure di politica monetaria che comprendono: (i) iniezione di liquidità nel sistema finanziario tramite operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (ORLT) aggiuntive, a condizioni molto favorevoli, per dare alle banche una maggiore liquidità da investire nell’economia reale; (ii) allentamento delle regole sul capitale delle banche europee, con l’obiettivo di consentire alle banche una maggiore e più capillare erogazione di credito; questa misura può essere attuata oggi senza particolari rischi per la tenuta patrimoniale delle banche, grazie alla politica realizzata negli anni passati, sotto la vigilanza della BCE, diretta ad alleggerire i bilanci delle banche dai “Non Performing Loans” per evitare che il mancato pagamento da parte dei soggetti finanziati potesse risolversi nel default della banca stessa. Il buffer di capitale “libero” accumulato è quindi oggi utilizzato per coprire l’emergenza; (iii) dotazione aggiuntiva di 120 miliardi per gli acquisti dei titoli di debito pubblico sino alla fine del 2020 (oltre ai 240 già previsti per il Quantitative Easing); questa misura consentirà ai paesi come l’Italia, con alto debito pubblico, di emettere nuovo debito a tassi che il mercato, in assenza dell’intervento della BCE, non concederebbe. 

19 marzo 2020 – avvio del nuovo programma denominato Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP), che prevede acquisti aggiuntivi di titoli pubblici e privati per complessivi 750 miliardi fino a quando sarà ritenuta conclusa la “fase critica” del Covid, ma comunque non prima della fine 2020. Nell’ambito di questo programma, è stata prevista una forte flessibilità rispetto alla regola che vuole quote di acquisto di tioli pubblici proporzionali alle partecipazioni delle banche centrali al capitale della BCE. Nel programma vengono inclusi anche i titoli di Stato emessi dalla Grecia, nel quadro di un allentamento dei requisiti di “solidità” dei tioli acquistati. Quanto a noi, il PPEP ha consentito alle BCE di acquistare solo nel mese di marzo 12 miliardi di titoli italiani (a fronte dei 2 miliardi di titoli tedeschi acquistati), che cresceranno a 220 miliardi di titoli italiani entro fine anno. 

20 marzo 2020 – la Commissione Europea sospende il patto di stabilità: gli Stati potranno temporaneamente fare nuovo debito senza limitazioni per fronteggiare la pandemia e la conseguente crisi economica. È molto significativo che questa decisione sia stata assunta il giorno dopo l’annuncio del PEPP, senza il quale la sospensione del patto di stabilità avrebbe immediatamente mandato in fibrillazione i paesi più indebitati, specialmente per le prospettive di recessione che da sole faranno peggiorare significativamente il rapporto debito/PIL (secondo le previsioni del governo, l’Italia supererà il 150% entrando in uno scenario che senza l’intervento della BCE sarebbe di default). 

7 aprile 2020 – la BCE adotta ulteriori misure per evitare la stretta creditizia, consentendo alle banche di erogare credito con minori garanzie, specialmente per facilitare il finanziamento delle PMI. 

8 aprile 2020 – il Governo italiano vara il Decreto Liquidità, prevedendo un forte impulso alle banche per l’erogazione di credito alle piccole e medie imprese, tramite la concessione di una garanzia pubblica da parte di SACE S.p.A. fino a 200 miliardi. È evidente che questa straordinaria misura statale è resa possibile dalle decisioni della BCE (12 marzo e 7 aprile) di (i) iniettare liquidità nel sistema finanziario, creando la provvista per nuovi finanziamenti (ii) allentare le regole sul capitale delle banche, consentendo in concreto l’erogazione di credito e (iii) impegnarsi all’acquisto di debito pubblico praticamente senza limiti, permettendo così allo Stato italiano di fare affidamento su risorse aggiuntive da finanziare a debito in futuro. 

23 aprile 2020 – la BCE interviene con anticipo sul possibile declassamento degli asset finanziari (primi tra tutti i titolo di debito pubblico) a causa delle previsioni di recessione economica causata dalla pandemia. Questo consente alla BCE di acquistare titoli secondo il classamento che esisteva al 7 aprile 2020, sostanzialmente “neutralizzando” l’effetto delle decisioni delle agenzie di rating rispetto ai paesi dell’Euro. La misura è efficace fino al settembre 2021 e resta aperta la possibilità di misure ulteriori per mitigare l’impatto dei declassamenti. Per una curiosa coincidenza temporale, il calendario di Standard&Poors prevede per il 24 aprile l’aggiornamento del rating dell’Italia e della Grecia. 

È stato sufficiente riepilogare in queste poche righe le principali misure adottate dalla BCE in un mese e mezzo, per comprendere come il quadro che ne deriva è sostanzialmente diverso da quello in cui si sono mossi gli Stati nel decennio passato, quando le necessarie politiche di riduzione del debito e la stretta creditizia data dalla situazione finanziaria, spesso compromessa, delle banche hanno favorito il realizzarsi di dinamiche pro-cicliche. Nel nuovo scenario, la BCE ha invece agito d’anticipo per evitare il rischio di dinamiche pro-cicliche, stendendo una rete di protezione per gli Stati (il PEPP), e ha altresì gettato le basi per la realizzazione delle politiche anti-cicliche che Stati e Unione hanno messo e potranno mettere in campo per affrontare l’emergenza (iniettando una montagna di denaro nel sistema e favorendo la sua erogazione tramite il sistema bancario). 

Il problema ora è comprendere come potranno essere finanziati i nuovi strumenti comuni per far fronte alla crisi sanitaria ed economica: SURE, Recovery Fund, MES e finanziamenti agevolati BEI. Un capitolo in cui i poteri della BCE non possono soccorrere, e che punta direttamente al nodo della fiscalità europea. Nel frattempo, l’Europa è in grado di fronteggiare la pandemia perché c’è un banchiere centrale a Francoforte, che con la sua azione silenziosa garantisce la tenuta dell’Euro e – indirettamente – dei bilanci nazionali. Altro che “fare da soli”.

 

  

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