L’unità europea è nata per garantire agli Europei ciò che il nazionalismo aveva loro tolto: la pace e lo sviluppo.

A partire dagli anni ’50, con il progressivo affermarsi di istituzioni comuni, gli Europei hanno visto migliorare le proprie condizioni di vita, economiche e sociali. L’Europa è oggi tra le aree economicamente più forti del mondo ed è all’avanguardia sui temi dei diritti civili e sociali e nella lotta al cambiamento climatico. 

Di fronte alle sfide indotte dalla globalizzazione, tutto ciò non basta più, perché l’Europa deve porsi oggi il problema della sua posizione nel Mondo, per contribuire alla pace e al suo sviluppo sostenibile. Per questo ha bisogno di una reale unità politica, senza la quale anche il grande patrimonio finora acquisito può essere a rischio. Ce lo ricordano i movimenti neo-nazionalisti, populisti e antieuropei, che coltivano l’illusione che sia possibile difendersi dal Mondo barricandosi entro le mura dello Stato-nazione, la cui crisi storica è invece irreversibile. Non si può fermare la storia. Bisogna invece governare, con la democrazia europea, i processi che vanno al di là della nazione. 

Occorre dunque andare avanti nel processo di unificazione, con l’affermazione di una “sovranità europea” nei campi in cui oggi è necessario svilupparla: l’economia, la politica estera e la sicurezza.

Ecco dieci buone ragioni per chiedere, in queste aree, un’Unione federale tra i Paesi UE disponibili, a partire da quelli che condividono già la moneta unica.
 

1. La Federazione garantisce PACE E SICUREZZA, meglio dei singoli Stati

L’Unione Europea ha garantito 70 anni di pace a quei popoli europei che hanno condiviso istituzioni comuni. L’idea della guerra è sparita dalla mente dei giovani europei. Ma le sue minacce sono alle nostre porte e il terrorismo la ripropone anche all’interno dell’Europa. La pace e la sicurezza sono diritti e beni sociali. Condividere gli obiettivi e ripartirne l’organizzazione e i costi su scala europea è più intelligente.

Occorre procedere verso una difesa militare comune, un’intelligence e una procura europea, superando il diritto di veto degli Stati, per poter decide a maggioranza. L’avvio di una cooperazione strutturata e permanente sulla difesa è un primo passo in questa direzione.
 

 2. La Federazione dà all’Europa una VOCE NEL MONDO

Le grandi potenze parlano di pace, ma si dimostrano incapaci di risolvere i conflitti regionali e di gestirne le conseguenze. L’Unione Europea ha maturato una mentalità e un’organizzazione orientata alla pace, che può essere impiegata nelle crisi internazionali, mitigando così anche le ricadute sull’Europa stessa. Vogliamo evitare di trovarci nella condizione di vasi di coccio fra potenze mondiali che dettano legge in un mondo globalizzato.

L’Europa rappresenta oggi il principale partner commerciale di 80 Paesi ed esporta beni e servizi per circa un terzo dell’export globale.

Per avere più voce in capitolo ci manca la massa critica di una vera unione politica. Per questo ci vuole una politica estera comune, superando il potere di veto degli Stati e poter decidere a maggioranza.
 

 3. La Federazione garantisce uno SVILUPPO SOSTENIBILE

L’Unione Europea ha reso possibile, nel corso di decenni, una crescita economica senza precedenti, ha creato una società aperta e libera, facilitando lo sviluppo dei diritti individuali e collettivi.  La crisi economico-finanziaria dell’ultimo decennio ha mostrato i limiti delle politiche economiche nazionali, inadeguate a gestire la globalizzazione dei mercati. Ci vogliono ingenti investimenti per gestire il passaggio alla nuova società basata sulla conoscenza, quale motore dello sviluppo, per contrastare il cambiamento climatico e salvaguardare il nostro territorio.

Per questo occorre un bilancio, nell’ambito dell’Eurozona, dotato di risorse proprie, gestito da un Ministro europeo delle Finanze, sotto il controllo del Parlamento Europeo.
 

 4. La Federazione garantisce una FINANZA SOSTENIBILE

Le finanze di uno Stato devono essere sostenibili nel tempo. Non è corretto accumulare debito pubblico all’infinito. Primo, perché non trovi più creditori nel mondo, se non a costi maggiori. Secondo, per non trasmetterne i costi alle generazioni future, impoverendole. La crisi finanziaria del 2008, con una moneta comune ma senza un governo comune, ha trovato l’Europa impreparata a gestire la crisi dei debiti degli Stati, ciascuno dei quali ha cercato di difendere i propri interessi, anziché quello generale.

Solo con la Federazione e un suo bilancio autonomo, soggetto al controllo democratico del Parlamento Europeo, ci può essere una vera solidarietà tra gli Stati, perché è poter disporre di una “cassa comune” che consente di deliberare gli investimenti necessari a superare una situazione difficile. Uno stato fortemente indebitato come l’Italia potrebbe ridurre più agevolmente il proprio debito, se buone riforme interne (indispensabili) fossero accompagnate da un grande piano europeo di investimenti.
 

 5. L’EURO è un successo

La moneta unica, che oggi circola in 19 dei 27 Stati membri dell’UE, è la seconda valuta internazionale dopo il dollaro americano ed è la seconda più importante valuta di riserva mondiale. Per chi gira l’Europa (e non solo) il varo della moneta unica è stato una facilitazione incredibile. L’Euro ha eliminato le svalutazioni competitive tra le monete nazionali, che alteravano il valore delle merci, dando stabilità ai prezzi. Ha indotto le imprese a competere sul valore del prodotto, piuttosto che sul prezzo. È ciò che ha consentito all’export italiano di competere nel mondo, malgrado la crisi.

Perciò la moneta unica non può più essere messa in discussione.
 

 6. Le REGOLE FISCALI devono essere armonizzate

Alcuni Stati traggono eccessivo vantaggio da facilitazioni fiscali a danno di altri Stati, in contrasto con lo spirito dell’Unione. Una politica fiscale comune a livello europeo è in grado di porvi rimedio, sulla base del principio che è opportuno tassare le società là dove si produce il valore. Inoltre occorre assegnare all’Eurozona una capacità fiscale per mettere in moto una politica di investimenti europei nei settori strategici.

Un’imposta europea sulle società del digitale (webtax) e la carbon tax potrebbero costituire le prime risorse per un bilancio dell’Eurozona.
 

 7. Le PERSONE devono contare più dei capitali

I capitali messi a disposizione dalla finanza internazionale sono utili strumenti per finanziare lo sviluppo, non nemici da combattere. Ma occorre sviluppare la democrazia europea per impedirne una gestione che non rispetti le istanze sociali. Un governo democratico europeo favorirebbe l’attuazione di criteri che inducono l’economia di mercato a tener conto dei valori di uguaglianza e giustizia sociale. In questo senso la Commissione Europea ha promosso il “pilastro sociale”, che prevede diritti, quali pari opportunità di accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro sostenibili, protezione e inclusione sociale.

Una legislazione europea per armonizzare i diritti del lavoro e della previdenza è necessaria. Il pilastro europeo dei diritti sociali proclamato al vertice di Göteborg del 17 Novembre è un primo passo in questa direzione.
 

 8. Possiamo rendere ancora più ospitale la casa dei GIOVANI della generazione Erasmus

L’Europa è già la loro casa. Impariamo a seguire la loro strada, facilitiamo la libera circolazione e l’accoglienza reciproca. Allarghiamo a tutti i giovani europei lo spirito di convivenza e interscambio culturale che è alla base di Erasmus.

Chiediamo di creare un “servizio sociale europeo” per offrire ai giovani un’esperienza di studio/lavoro per un anno in un paese europeo diverso.
 

9. L’IMMIGRAZIONE è una risorsa che va gestita a livello europeo, nella legalità

Le correnti migratorie sono il risultato della diversa distribuzione delle risorse nel mondo, oltre che del disordine politico in Africa e in Medio-Oriente. L’Unione Europea deve avere una propria politica, con risorse economiche e strumenti operativi diretti per attuarla. Ci vuole un piano europeo per l’Africa, per stabilizzare politicamente l’area e mettere in moto una politica di sviluppo. È necessaria una chiara politica europea sia sui canali d’ingresso (legali), sia sull’integrazione degli immigrati, sotto l’aspetto sociale e del lavoro.

La politica d’immigrazione deve essere affidata alla Commissione Europea, sotto il controllo del Parlamento europeo.
 

10. L’Europa è la famiglia dove si valorizzano le DIFFERENZE LOCALI

L’Unione Europea accantona ed eroga fondi regionali, con un meccanismo di solidarietà economica e di rispetto delle differenze locali e culturali. Restano tuttavia presenti molte “questioni meridionali” e “pulsioni autonomiste” che gli stati nazionali non riescono a gestire senza mettere a rischio la propria coesione interna.

Solo una Federazione Europea può dare alle istanze locali sia legittimazione politica sia competenze e risorse proprie secondo il modello federale di ripartizione dei poteri.
 

 

  

L'Unità Europea

Giornale del

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