Una volta letta l’Enciclica Fratelli tutti ho capito che mi trovavo di fronte ad un manifesto per invitare tutta l’umanità ad affrontare con fraternità e amicizia la valorizzazione di tutte le culture l’integrazione sino alla federazione mondiale. La considero un manifesto perché invita tutti a discutere, capire e ad agire coralmente, dando credito a tutti i costruttori di pace dell’umanità, come fece già Spinelli a Ventotene per gli Europei ancora in guerra. Dato che l’autore dell’Enciclica è il Pontefice ho chiesto ad un suo autorevole collaboratore, il Cardinale Matteo Zuppi, già intervenuto alla tavola rotonda che ha aperto lo scorso Congresso MFE di Bologna di incontrarlo.
Entrando nel suo studio mi ha detto che per l’Italia e l’Europa è soddisfatto della nomina di Draghi a Presidente del Consiglio. Condivisa la soddisfazione, l’auspicio è che questa nomina gli consenta di favorire in Italia in Europa e nel quadro internazionale al fine di promuovere la “migliore politica” multilivello.
L’enciclica Fratelli tutti, sulla fraternità e l’amicizia sociale, è un’enciclica sociale universale non solo istituzionalmente rivolta all’intera Cattolicità, bensì a tutti gli uomini di buona volontà, quindi all’intera umanità, per segnalare problemi e necessità universali già sentiti da San Francesco, e divenuti ormai pressanti per le persone, le comunità e i responsabili politici odierni. Nell’introduzione il messaggio francescano viene citato sotto il titolo Senza frontiere. Segue il capitolo Le ombre di un mondo chiuso dove il Papa afferma: “Senza la pretesa di compiere un’analisi esaustiva né di prendere in considerazione tutti gli aspetti della realtà che viviamo, propongo soltanto di porre attenzione ad alcune tendenze del mondo attuale che ostacolano lo sviluppo della fraternità universale”. Tendenze, tra cui populismi, nazionalismi ed integralismi che rischiano di mandare in frantumi i sogni di un progetto comune per l’Umanità.
Il primo sogno da salvare è quello dell’Europa, scrive il papa: “Per decenni è sembrato che il mondo avesse imparato da tante guerre e fallimenti e si dirigesse lentamente verso varie forme di integrazione. Per esempio, si è sviluppato il sogno di un’Europa unita, capace di riconoscere radici comuni e di gioire per la diversità che la abita. Ricordiamo «la ferma convinzione dei Padri fondatori dell’Unione europea, i quali desideravano un futuro basato sulla capacità di lavorare insieme per superare le divisioni e per favorire la pace e la comunione fra tutti i popoli del continente». Ugualmente ha preso forza l’aspirazione ad un’integrazione latinoamericana e si è incominciato a fare alcuni passi. In altri Paesi e regioni vi sono stati tentativi di pacificazione e avvicinamenti che hanno portato frutti e altri che apparivano promettenti. Ma la storia sta dando segni di un ritorno all’indietro. Si accendono conflitti anacronistici che si ritenevano superati, risorgono nazionalismi chiusi, esasperati, risentiti e aggressivi”.
Dopo 80 anni dal manifesto di Ventotene e 70 dalla nascita della CECA, l’invito a rafforzare il progetto di un’integrazione universale può utilmente fondere l’impegno per il progresso dell’Unione Europea verso l’unione politica grazie alle risposte alla crisi pandemica quali NGEU, le politiche concordate di difesa della salute e gli sviluppi all’esame della convocata Conferenza sul futuro dell’Europa, sino ad una unione federale basata sullo sviluppo di diritti; modello per le unioni continentali quali quelle dell’America Latina e dell’Africa. Le unioni continentali sono un passo decisivo nel progetto della Fratelli tutti. Il Cardinale, uomo d’azione e animato dell’ottimismo della volontà, si dichiara cordialmente disponibile alle iniziative opportune per valorizzare queste prospettive in particolare in Africa e in America Latina. Per l’America Latina si è impegnato a mettere in contatto chi tra i federalisti segue progetti d’integrazione del sub continente con un diplomatico vaticano che segue i progetti d’integrazione.
Lo sforzo richiesto da papa Francesco per integrare culture, valori e persino religioni nel nome di una comune natura umana e uguali diritti ha radici profonde nella storia del pensiero e anche nel federalismo. Ad un convegno del MFE, Altiero Spinelli laico e non battezzato, che durante la prigionia si era studiato le scritture ed in particolare le lettere paoline disse, negli anni ’60, per auspicare linguaggi politici facilmente traducibili “Come ha detto un rivoluzionario più grande ed antico di Lenin parlare greco coi greci e giudeo coi giudei.” Il confronto culturale è essenziale per la pace.
Abbiamo dovuto constatare che la COMECE (la Commissione episcopale dell’Unione Europea), tra le numerose iniziative che assume non segue con attenzione necessaria l’evoluzione istituzionale dell’Unione ed in particolare non ha citato la Fratelli tutti nelle sue iniziative. Questo dimostra che in alcune Conferenze episcopali nazionali vi sono delle resistenze ad accettare pienamente le parole del Pontefici. Certamente il capitolo su Le religioni al servizio della fraternità nel mondo, che pone su un piano di parità tutte le confessioni e riconosce il ruolo della ragione umana, ha creato non poche resistenze per le Chiese nazionali più tradizionaliste. Eppure si tratta di una riaffermazione dell’unicità e universalità di Dio e della ricchezza e bellezza delle diversità culturali. È un bene dunque che il Papa persegua i suoi incontri e e iniziative i con esponenti di altre religioni. Le iniziative della società civile con associazioni, comunità, movimenti, singoli religiosi e studiosi sono un’altra via che può stimolare ed integrare iniziative di dialogo.
Infine dobbiamo ricordare che al centro dell’ Enciclica c’è l’obiettivo della migliore politica, che viene descritta affrontando con originalità diversi questioni ben note alla scienza politologica tra cui la carità sociale, la politica del benessere e la tutela dei diritti sociali.
Il Cardinale Zuppi si è occupato anche di democrazia ed in particolare della necessità di collegare, anche sul piano elettorale le posizioni delle élite e quelle delle periferie. Le posizioni delle élite devono essere posizioni razionali che rispondono insieme a criteri di libertà per tutti, uguaglianza delle opportunità e dei redditi, grazie anche alla formazione e alla fratellanza o solidarietà con amicizia e rispetto. È necessaria una saggia mediazione politica che ripartisca i costi della crisi e trovi soluzioni di uscita con la ricerca di un bene comune. A nessuno deve essere tolta la speranza del futuro e la dignità del lavoro. L’etica condivisa è una necessità che richiede un confronto tra valori laici e religiosi anche con un dialogo tra filosofia, teologia e scienza.