Il rapporto della commissione parlamentare d’inchiesta dell’Assemblée nationale riaccende i riflettori sulla relazione “privilegiata” tra il partito di estrema destra di Marine Le Pen e la Russia di Putin.

Frutto di mesi di lavoro e di una cinquantina di audizioni, il rapporto pubblicato l’8 giugno scorso, e presentato dalla relatrice di Renaissance Constance Le Grip, mette in luce le ingerenze straniere subìte dalle istituzioni francesi attraverso varie tattiche quali "attacchi informatici", "manipolazione delle informazioni", "attacchi al patrimonio scientifico" e "reclutamento di ex funzionari". Com’è ormai risaputo, tali strategie hanno l'obiettivo di interferire nel buon funzionamento delle istituzioni democratiche europee e destabilizzarle, costituendo una grave minaccia per il nostro continente.

Se la Russia è considerata “la minaccia principale per le democrazie occidentali”, il rapporto punta il dito anche contro la "russificazione" della Cina, che sempre più ricorre a tali “manovre aggressive e malevole". Altri paesi, tra cui il Marocco e il Qatar, sono chiamati in causa per via delle pressioni esercitate sui deputati europei e i tentativi di corruzione, come nel caso recente del Qatargate.

Un capitolo a parte è dedicato al “caso particolare del Rassemblement National”, il partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen, considerato come un "canale privilegiato" per veicolare le posizioni politiche del Cremlino a livello francese ed europeo. L’avvicinamento ideologico e strategico tra il Rassemblement National (RN) e il Cremlino appare strettamente legato alla dipendenza economica del partito francese dai finanziamenti russi, e dagli interessi politici di Marine Le Pen, desiderosa di affermarsi come personalità di statura internazionale.

Quale contropartita per Mosca? Sostegno pubblico, netto e sistematico, della linea politica di Vladimir Putin da parte della due volte candidata alle presidenziali francesi, Marine Le Pen, e del secondo partito francese al Parlamento europeo.

La Commissione d’inchiesta si è soffermata sui prestiti russi contratti dall'ex Front National, oggi RN, o dalla sua candidata. In particolare, viene esaminato il prestito di 9,4 milioni di euro contratto nel 2014 con la First Czech Russian Bank (FCRB), allora controllata da un oligarca russo, e poi acquistata dalla società russa Aviazapchast dopo il fallimento della banca nel 2016. L’azienda, ha concesso di riprogrammare il rimborso fino al 2028. Un "vantaggio certo e sostanziale", secondo una nota della Commissione francese dei conti di campagna e dei finanziamenti politici (Commission nationale des comptes de campagne et des financements politiques - CNCCFP), che costituisce un trattamento preferenziale da parte dei nuovi creditori russi, soprattutto perché il mutuatario non ha fornito alcuna garanzia.

Interrogato dalla commissione d’inchiesta, l'ex eurodeputato di RN Jean-Luc Schaffhauser, l'intermediario dell'accordo di prestito, ha fra le altre cose dichiarato che il finanziamento concesso a RN faceva parte di una ricerca di "alleati" in Occidente da parte del Cremlino, che ha quindi appoggiato l'operazione.

Nel rapporto, vengono messe in luce le modalità con cui il partito di Le Pen ha sempre espresso pubblicamente sostegno a Mosca, dai viaggi frequenti in Russia da parte di esponenti di spicco di RN, alle prese di posizione ufficiali del partito, e alle scelte di voto  al Parlamento europeo, sistematicamente in linea con gli interessi del regime russo. Corredato da una tabella che illustra i voti espressi dai deputati RN al Parlamento europeo, il rapporto rivela che da marzo 2019 a febbraio 2022 i membri del partito non hanno votato un solo testo critico nei confronti della Russia.

Quello tra l’estrema destra francese e il regime russo è un legame di lunga data. Già Jean-Marie Le Pen, fondatore del Front National, aveva creato il "canale russo" in nome della sua lotta per un'"Europa dei patrioti" che non doveva allinearsi agli Stati Uniti o alla NATO, ma costruire una partnership duratura con la Russia fondata su interessi comuni e convergenza geopolitica.

Una volta alla testa del Front National (2011), Marine Le Pen raccoglie l'eredità familiare e si spinge al di là dei rapporti amicali tessuti dal padre con l’estrema destra russa, sostenendo apertamente la politica estera del presidente Dmitri Medvedev prima, e poi di Vladimir Putin, rieletto presidente della Federazione Russa nel marzo 2012. Tra gli esempi citati nel rapporto, vengono riportati alcuni interventi in cui Marine Le Pen esprime ammirazione nei confronti del regime di Putin, come ad esempio : “la Russia viene presentata in termini demonizzati, [...] come una sorta di dittatura, un Paese totalmente chiuso: questa non è oggettivamente la realtà. Mi sento più in sintonia con questo modello di patriottismo economico che con un modello di Unione europea” (2013).

L’intenzione di Marine Le Pen di essere riconosciuta come figura di statura internazionale si è concretizzata proprio attraverso i ripetuti contatti con figure di spicco nei circoli del potere russo, dal Presidente della Duma, al Presidente della Commissione Affari Esteri della Duma, al Vice Primo Ministro, per finire con un incontro ufficiale con Vladimir Putin.

Nel marzo 2014, al momento dell’annessione illegale della Crimea da parte di Putin, Le Pen appoggia ufficialmente la linea russa, riprendendone parola per parola il linguaggio: “la Crimea è sempre stata russa” – “non c’è stata nessuna invasione” – “attraverso il referendum i suoi abitanti hanno scelto di ricongiungersi alla Russia”.

Allo stesso modo, Marine Le Pen ha pubblicamente appoggiato la linea del Cremlino al momento dell'intervento armato dell'esercito russo in Siria.

Ancora nel 2022, nel programma presidenziale di Marine Le Pen, si afferma che, "senza temere le sanzioni americane, si cercherà un'alleanza con la Russia su alcune questioni fondamentali", in particolare la "sicurezza europea" che "non può esistere senza la Russia".

E’ invece, con l’arrivo dei carri armati russi sul suolo ucraino il 24 febbraio 2022, che ogni riferimento alla Russia scompare dal programma. Tuttavia, dieci giorni prima del secondo turno delle elezioni, la candidata ha dichiarato che, non appena fosse stato raggiunto un accordo di pace tra Ucraina e Russia, la Francia avrebbe dovuto lavorare per un riavvicinamento strategico tra la NATO e la Russia.

Quanto ai deputati europei, dopo l’invasione russa dell'Ucraina, i membri di RN hanno iniziato timidamente a prendere le distanze da Mosca, sostenendo appena quattro risoluzioni sfavorevoli alla Russia, e continuando pero’ ad astenersi o a votare contro molte altre, tra cui quelle volte a fornire sostegno finanziario all'Ucraina o a condannare l'escalation bellica della Russia. Nel condannare l’invio di armi all’Ucraina, nella sua “lettera ai francesi”, pubblicata in occasione del primo anniversario della guerra, Le Pen indossa addirittura le vesti di una vera e propria pacifista antimilitarista!

Chiamata a rispondere in Parlamento, Marine Le Pen ha negato tutto, a cominciare dalle interferenze del Cremlino nella concessione del prestito della FCRB a RN, definendo la commissione d’inchiesta un "processo politico" il cui risultato è un rapporto "totalmente politicizzato". Ironia della sorte: l’istituzione della commissione d’inchiesta è stata voluta proprio dal suo partito, per esaminare i legami tra Renaissance (il partito di Emmanuel Macron) e il Qatar, la Cina e le aziende private americane come McKinsey. E’ infatti, il deputato di RN Jean-Philippe Tanguy a presiedere la commissione.

I lavori del Parlamento francese non fanno che sommarsi alle innumerevoli prove a conferma del fatto che soggetti statali e non statali stranieri, sempre più spesso ricorrono a varie tecniche di ingerenza per interferire nei processi democratici dell'UE.

Come sottolineato dal Parlamento europeo, in particolare dalla commissione speciale ING2, questi attacchi, costituiscono una violazione del diritto internazionale, ingannano i cittadini e incidono sul loro comportamento di voto, amplificano i dibattiti controversi, polarizzano, promuovono l'incitamento all'odio, aggravano le condizioni di gruppi vulnerabili che hanno maggiori probabilità di diventare vittime della disinformazione, alterano l'integrità delle elezioni democratiche e dei referendum, seminano sfiducia nei confronti dei governi nazionali, delle autorità pubbliche e dell'ordine democratico liberale.

La necessità per l’UE di darsi dei mezzi all’altezza di affrontare queste minacce concrete e crescenti, diventa ancora più urgente con l’avvicinarsi delle prossime elezioni europee.

 

  

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