Questa edizione della Bussola federalista è dedicata a un omonimo saggio di Francesco Rossolillo pubblicato su Il Federalista nel 1989 (disponibile gratuitamente su https://thefederalist.eu). Lo scritto delinea il rapporto dialettico tra le grandi ideologie - liberale, democratica e socialista - che hanno segnato gli ultimi secoli di storia europea, collocandole nella loro specifica fase storica e descrivendone l’affermazione in relazione allo sviluppo di nuove forze produttive, reso possibile dalla Rivoluzione industriale. Analizza inoltre la crescente tensione tra la dimensione dello Stato nazionale e il sistema produttivo contemporaneo, che aumenta l'interdipendenza tra Stati. Infine caratterizza il federalismo come ideologia, che fornisce una nuova chiave di interpretazione della storia e individua l’assetto istituzionale che permette l’avvento della pace e la realizzazione compiuta dei valori di emancipazione che sono l’eredità delle grandi ideologie tradizionali.
 

Il problema

Per comprendere la natura del federalismo come movimento politico è essenziale individuare la sua collocazione nel flusso tortuoso e contrastato della storia dei fatti e delle idee, e quindi esaminare il rapporto in cui esso si pone rispetto alle grandi ideologie politiche che lo hanno preceduto, a partire dalla Rivoluzione francese.
 

La Rivoluzione industriale e l’aumento dell’interdipendenza dei rapporti umani

[...] La società europea pre-industriale era sostanzialmente priva di mobilità verticale e fortemente frammentata. [...] Era questa la società che aveva generato e perpetuato un’organizzazione del potere politico di tipo feudale.

[Nel processo storico avviato dalla Rivoluzione industriale] si possono utilmente distinguere, a scopi analitici, due direzioni di marcia, ad ognuna delle quali ha corrisposto il progressivo abbattimento dei due diversi tipi di barriere — quelle sociali e quelle spaziali — che segregavano e rendevano quasi immobile la vita della maggior parte degli uomini nella fase pre-industriale. In questa prospettiva possiamo quindi parlare di aumento dell’interdipendenza in profondità e in estensione.

[...] È così che ha preso forma lo Stato moderno, come risposta alla necessità di regolare il processo produttivo e il funzionamento del mercato su vasti spazi attraverso una legislazione uniforme ed una amministrazione razionale.
 

La lotta di classe e le ideologie

Questo processo [la lotta di classe] si è attuato attraverso l’emancipazione successiva di distinte classi sociali: prima la grande borghesia manifatturiera, agraria e finanziaria, poi la piccola borghesia artigiana e infine il proletariato. Ognuna di queste classi, nella fase della sua ascesa, ponendo il problema di una trasformazione dell’assetto istituzionale che lo rendesse adeguato al grado di evoluzione raggiunto dal modo di produrre (di volta in volta l’abbattimento dell’assolutismo e la creazione della monarchia costituzionale; l’introduzione del suffragio universale; la costruzione dello Stato sociale), è stata la guida del processo di emancipazione umana.

[...] Il grado di consapevolezza di ciascuna delle classi che furono le protagoniste delle diverse fasi del processo si espresse nelle ideologie liberale, democratica e socialista. Ciascuna di esse conteneva l’identificazione del valore che costituiva la motivazione essenziale della spinta rivoluzionaria della classe di volta in volta emergente; l’indicazione della specifica strozzatura istituzionale che impediva in ciascuna delle fasi successive del processo il libero sviluppo delle forze produttive e quella della struttura alternativa da realizzare; e un’analisi della situazione storico-sociale che giustificava e condizionava le opzioni di valore, le scelte degli obiettivi e la definizione delle strategie.

[...] Le grandi rivoluzioni che hanno accompagnato la prima fase del processo di industrializzazione in Europa devono essere interpretate, in una linea di continuità, se pure dialettica, come tentativi, a loro volta incompleti, di completare il disegno della fase precedente.
 

La contraddizione tra sovranità nazionale e dimensione del processo produttivo

La caratteristica essenziale del sistema europeo degli Stati era data, da un lato, dalla sua instabilità, dovuta alla presenza, su di un territorio relativamente ristretto, di più Stati sovrani, ognuno dei quali costituiva un pericolo obiettivo per i suoi vicini territoriali; e, dall’altro, dalla sua permanenza, dovuta alla strutturale incapacità di ogni singolo Stato — rafforzata dalla politica deliberata della potenza insulare inglese — di stabilire un’egemonia definitiva su tutti gli altri. [...] Questa situazione influenzò profondamente la struttura degli Stati del continente, determinandone l’accentramento politico, amministrativo e territoriale. E quando il processo di industrializzazione e di modernizzazione consentì al potere centrale di crearne i necessari strumenti — in particolare l’esercito a coscrizione obbligatoria e la scuola di Stato — lo Stato burocratico e accentrato generò anche la propria legittimazione ideologica modificando profondamente, attraverso l’idea di nazione, i rapporti tra cittadino e potere.

[...] Il processo di aumento dell’interdipendenza in estensione, dopo aver creato i mercati nazionali, continuava ad esercitare la sua azione, spinto dai continui progressi della tecnica e dell’organizzazione del lavoro, in direzione di una crescente interdipendenza tra le economie nazionali e della creazione di mercati di dimensioni continentali. Ma, mentre poteva produrre indisturbato i suoi effetti negli Stati Uniti, esso trovava in Europa l’ostacolo costituito dalla dimensione nazionale degli Stati. [...] Si apriva in questo modo una nuova era, nella quale il principale ostacolo all’espansione delle forze produttive, e quindi all’avanzata del processo di emancipazione umana non era più una struttura istituzionale (regime) che escludeva una parte della popolazione dall’esercizio del potere, ma era la dimensione stessa della comunità politica, cioè lo stadio nazionale dell’evoluzione dello Stato.

[...] La seconda guerra mondiale fu l’inevitabile conclusione della progressiva degenerazione dell’equilibrio europeo prodotta dal tentativo egemonico nazista e segnò la fine sia dell’uno che dell’altro. Dalle ceneri dell’equilibrio europeo nacque un nuovo equilibrio mondiale.
 

Verso l’unificazione del genere umano

La nostra epoca è quella dell’inizio della Rivoluzione scientifica e tecnologica, una fase nella quale la conoscenza in quanto tale è destinata a diventare il più importante tra i fattori della produzione.

[...] Perché la spinta convergente verso l’unificazione del genere umano e lo sviluppo della democrazia partecipativa possa veramente diventare il motore della prossima fase dello sviluppo storico è necessario che al mondo venga dato l’esempio del superamento della sovranità assoluta dello Stato e della creazione di un nuovo polo federale. [...] Ma perché ciò accada, è necessario che si diffonda e si affermi la consapevolezza della natura dell’alternativa alla quale siamo di fronte. Si deve imporre cioè una nuova ideologia, capace di identificare la contraddizione di fondo del nostro tempo e di indicarne la soluzione. Questa ideologia è il federalismo.

[...] Il federalismo si pone così come la coscienza della fase del processo di emancipazione umana il cui obiettivo è diventato quello della liberazione dell’uomo non più in quanto membro di una classe o di una nazione, ma nella sua identità complessa e globale di persona, definita appunto dalla dimensione cosmopolitica e da quella comunitaria.

[...] Il federalismo non si pone in contraddizione con liberalismo, democrazia e socialismo, ma fa propri i loro contenuti essenziali e i loro valori — libertà, uguaglianza e giustizia sociale — così come essi si sono storicamente affermati, anche se non compiutamente realizzati, in Europa negli ultimi due secoli. [...] Se è vero che l’affermazione storica del federalismo presuppone quella del liberalismo, della democrazia e del socialismo, è altrettanto vero che essa è a sua volta il presupposto della loro realizzazione compiuta.

[...] Il federalismo è un pensiero in divenire: esso è un compito assai più che un risultato. [...] Ma esso è comunque un’ideologia in quanto sforzo di acquisire una consapevolezza globale della vicenda storica che stiamo vivendo e della natura delle trasformazioni istituzionali dalla cui realizzazione dipende oggi il destino dell’umanità.

 

  

L'Unità Europea

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