DeepSeek apre nuove opportunità che fino a poco fa sembravano impraticabili.

Il lancio di DeepSeek apre una nuova fase nello sviluppo di algoritmi di intelligenza artificiale. L’UE può approfittarne, a patto di realizzare i necessari investimenti e infrastrutture a livello europeo.

Il 2025 si preannuncia come un anno cruciale per il futuro dell'intelligenza artificiale (IA) ma anche per l’Unione europea, che si trova di fronte ad un vero e proprio meccanismo di “sliding doors”. Se non altro per il fatto che le scelte che Bruxelles si troverà a fare in materia nei prossimi mesi orienteranno sensibilmente lo sviluppo tecnologico futuro del Vecchio Continente.

Ma procediamo in ordine cronologico rispetto agli avvenimenti di queste ultime settimane.

Innanzitutto, è da sottolineare l’ascesa di DeepSeek, un modello di IA cinese efficiente e a basso costo che sembrerebbe in condizione di intaccare la percezione che abbiamo avuto sino ad ora rispetto all'ineluttabilità di un monopolio statunitense in ambito di IA. Si tratta di un fattore di novità che non può essere ignorato, se non altro perché ci prospetta la possibilità di nuove opportunità in un settore che sino a pochi giorni fa si presentava impraticabile.

In tal senso, le prime avvisaglie rispetto ad un vento nuovo si sono già avvertite in queste settimane in Germania e in Francia.

La Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera ha evidenziato come l'IA sia diventata centrale, sia come minaccia (uso improprio per frodi e disinformazione) sia come strumento necessario per la sicurezza.

L'AI Action Summit di Parigi ha invece certificato un cambio di rotta, con un focus maggiormente declinato sull'innovazione e sugli investimenti. A tal proposito, il Presidente francese Macron ha annunciato investimenti per 109 miliardi di euro nell'IA nei prossimi anni.

Da non sottovalutare è poi la dinamica transatlantica in un’ottica di azione-reazione. Sempre in quei giorni il neo-Vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance ha espresso forti critiche nei confronti delle regolamentazioni europee sulla tecnologia, considerate da alcuni come "onerose regole internazionali" che soffocano l'innovazione. Vance, in particolare, ha esortato i paesi europei ad abbracciare "la nuova frontiera dell'intelligenza artificiale con ottimismo e non con trepidazione".

Esortazioni a cui figure chiave dell'UE come Ursula von der Leyen e Henna Virkkunen hanno replicato promettendo di ridurre la burocrazia e semplificare le norme in materia di IA e tecnologia, rendendo il quadro normativo dell'UE più "favorevole all'innovazione". Virkkunen ha poi anche affermato che l'UE sta tagliando la regolamentazione tecnologica per stimolare gli investimenti in IA, e non a causa delle pressioni di Trump e Big Tech.

Da qui le sliding doors di cui parlavamo prima che si potrebbero riassumere nel dilemma: Regolamentare o Innovare? Un dilemma che potenzialmente potrebbe sfociare in un paradosso europeo: da un lato, l'UE è impegnata a regolamentare l'IA per proteggere i diritti fondamentali e la sicurezza dei cittadini; dall'altro, rischia di soffocare l'innovazione e di perdere terreno nella competizione globale. Riguardo al secondo aspetto, non sono pochi coloro che vedono il rischio nel fatto che la tendenza regolatoria dell'UE possa disincentivare i grandi player industriali (soprattutto americani) a investire in Europa e a portare le ultime frontiere innovative nell’Unione Europea.

Cosa fare allora per aprire la porta giusta? Sicuramente non restare passivi: l’ascesa di DeepSeek e la sfida posta dalla Cina e dagli Stati Uniti offrono all'UE l'occasione di ridefinire in una “Terza Via” la propria strategia per l'IA, puntando su un approccio che combini innovazione, sostenibilità, etica e sovranità digitale.

Per affrontare le sfide e cogliere le opportunità dell'era dell'IA, l'Europa potrebbe adottare ad esempio una strategia a due punte: costruire un'infrastruttura tecnologica sovrana e promuovere un ecosistema digitale collaborativo e mission-oriented.
 

1. Costruzione di un'Infrastruttura Tecnologica Sovrana con EuroStack

Stuzzica non poco la recente proposta di alcuni accademici, tra cui Francesca Bria, Paul Timmers e Andrea Renda, di mobilitare un Fondo Tecnologico Sovrano Europeo di € 300 miliardi nell’arco dei prossimi dieci anni, per colmare i divari di investimento e catalizzare l'innovazione. Secondo gli autori della proposta, tale fondo potrebbe essere gestito con una governance agile e orientata alla missione, capace di esplorare percorsi alternativi per garantire il successo tecnologico.

Sempre secondo i tre accademici, al centro di tale strategia dovrebbe esserci un EuroStack, ovvero lo sviluppo di uno stack tecnologico europeo sovrano e indipendente. Tale stack dovrebbe basarsi su software open source, architetture federate e soluzioni di IA affidabili e incentrate sull'uomo.

Sempre secondo Bria & co, gli investimenti correlati dovrebbero prioritizzare le capacità di calcolo pubbliche ad alta efficienza energetica, i data center e i chip di nuova generazione per sostenere lo sviluppo e l'adozione dell'IA.
 

2 . Promozione di un Ecosistema Digitale Collaborativo e Mission-Oriented

Di primaria importanza è poi il contesto all’interno del quale l’UE sceglierebbe di evolvere.

A riguardo, come suggerito dal sottoscritto e da Massimilano Gambardella in un recente paper d’indirizzo rispetto all’agenda digitale della nuova Commissione von der Leyen pubblicato dal CEPS di Bruxelles, l'Europa dovrebbe investire in infrastrutture digitali di interesse pubblico (DPI) e promuovere un ecosistema basato sulla collaborazione e la condivisione delle conoscenze. Una tale impostazione implicherebbe la creazione di modelli di IA accessibili a tutti, garantendo maggiore trasparenza e controllo democratico.

Oggi un’Europa competitiva presuppone la promozione d’investimenti in cloud IA sovrani, piattaforme ed ecosistemi di dati interoperabili per guidare l'innovazione in tutti i settori industriali; il che include, altresì, la standardizzazione degli scambi di dati e la facilitazione dell'accesso a dati affidabili per ricercatori e innovatori. Ovviamente un tale approccio dovrebbe essere mission-oriented, concentrandosi su sfide specifiche come la sanità, la produzione e altri settori chiave.

Il tutto permetterebbe di catalizzare l'innovazione e di creare soluzioni concrete per i cittadini e le imprese europee.

Implementando questi due punti, l'Europa potrebbe non solo competere a livello globale ma anche definire un nuovo modello di sviluppo tecnologico che valorizzi la sovranità digitale, l'innovazione collaborativa e i valori etici.

In conclusione, l’Europa ha tutto: idee, risorse, ma soprattutto finestra di opportunità (insperata fino a poche settimane fa) per costruire una Terza Via antropocentrica, sostenibile ma al tempo stesso competitiva in grado di posizionare effettivamente il Vecchio Continente nella corsa tecnologica globale. Alea iacta est.

 

  

L'Unità Europea

Giornale del

MovimentoFederalista Europeo

Edizione a stampa
Codice internazionale: ISSN 1825-5299
Catalogazione e disponibilità: Catalogo ACNP

 

Edizione online
Codice internazionale: ISSN 2723-9322
Sito Internet: www.unitaeuropea.it

L'Unità Europea su Facebook

Iscriviti alla alla newsletter

 

Sito internet: www.mfe.it

Pagina Facebook del MFE L'MFE su Twitter L'MFE su YouTube

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). E' possibile scegliere se consentire o meno i cookie. In caso di rifiuto, alcune funzionalità potrebbero non essere utilizzabili. Maggiori informazioni