Nell'Europa di oggi né governi nazionali né istituzioni dell'UE riescono a decidere, Heine presenta la sua visione di un governo europeo federale.
In un momento storico nel quale è essenziale porsi con urgenza il problema di costruire una sovranità europea, “Souveraineté européenne” di Sophie Heine (Éditions L'Harmattan, 2021), ci ricorda le ragioni per le quali una sovranità europea è necessaria, i rischi che corrono le istituzioni democratiche e i cittadini se rimangono nell’illusione che la sovranità degli Stati membri abbia ancora un senso e il forte legame tra sovranità e capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini.
Il dato di partenza dal quale parte l’analisi è il fallimento dell’idea che la costruzione europea potesse naturalmente evolvere verso una forma federale, senza porsi invece il problema della creazione di una sovranità sovranazionale. Il progressivo trasferimento di competenze a livello europeo e la riduzione del margine di azione degli Stati dovuta a un’europeizzazione di molti settori hanno infatti progressivamente svuotato la sovranità nazionale del suo contenuto, rendendo gli Stati membri incapaci di rispondere ai bisogni dei loro cittadini, senza che si affrontasse il problema di una reale sovranità dell’Unione, e cioè della capacità di questa di autodeterminarsi, di avere le risorse per decidere che tipo di comunità politica essa vuole divenire e di agire in modo efficace in tale senso.
Come nota l’autrice, le manifestazioni del progressivo svuotamento della sovranità degli Stati membri sono molteplici. Così, gli Stati membri dell’Eurozona non possono più far uso di strumenti nazionali di politica monetaria, e dunque ad esempio non solo non sono più in grado di variare i tassi per stimolare le importazioni, ma incontrano dei forti limiti anche alla loro politica economica a causa dei vincoli imposti dai trattati. O ancora, per quanto riguarda immigrazione e gestione delle frontiere comuni, da un lato gli Stati membri non riescono a gestire da soli il problema migratorio ed esistono regole europee comuni relative ai richiedenti asilo, ai rifugiati e ai migranti e un’Agenzia per il controllo delle frontiere marittime (Frontex), dall’altro si tratta solo di norme e di procedure minimali, che spesso non sono rispettate dagli Stati membri e, quanto a Frontex, è uno strumento che si fonda su risorse, personale e collaborazione degli Stati membri. Un governo europeo sarebbe invece in grado di imporre regole in questo settore e potrebbe gestire direttamente le frontiere del territorio sul quale eserciterebbe la propria sovranità.
L’idea dell’autrice è dunque che si debba superare l’idea, fatta propria da molti, che la sovranità debba essere suddivisa tra Stati membri e Unione e che si debba creare un governo federale europeo, condizione essenziale perché l’Unione acquisti una capacità di agire politicamente.
Il governo federale europeo dovrebbe avere una forte legittimazione democratica, perché sarebbe in grado di avere un forte impatto sulla vita dei cittadini, e in particolare, secondo l’autrice, dovrebbe rispondere ai criteri della democrazia rappresentativa. Dunque un’assemblea eletta direttamente dai cittadini dovrebbe essere la fonte principale del potere legislativo e controllare l’esecutivo; quest’ultimo, a sua volta, dovrebbe essere l’espressione della maggioranza parlamentare. In quest’ottica, gli organi intergovernativi, e in particolare il Consiglio europeo e il Consiglio, dovrebbero essere aboliti. Potrebbe poi essere utile la presenza di meccanismi ispirati alla democrazia partecipativa e diretta, come il referendum su temi essenziali. Infine, i principi fondamentali dello stato di diritto quali la separazione dei poteri, l’indipendenza del potere giudiziario, l’uguaglianza di fronte alla legge dovrebbero essere applicati.
“L’eliminazione di un organo rappresentativo degli Stati non corrisponde al modello federale.”
Tra gli elementi necessari alla creazione di un governo europeo e di una sovranità l’autrice non menziona un elemento, che però appare fondamentale nella struttura istituzionale di uno Stato federale: una camera alta rappresentativa degli interessi degli Stati membri. L’eliminazione di ogni organo rappresentativo degli interessi statali, tuttavia, non solo non corrisponde alla ratio del modello federale, ma sarebbe ancor più difficilmente immaginabile e non auspicabile in un contesto, quale quello europeo, fondato su Stati nazionali consolidati.
Viene contestata invece la necessità che vi sia una qualche forma di patriottismo o di legame con un’identità perché si possa costruire una sovranità europea, elemento che secondo l’autrice potrebbe nuocere ai diritti e libertà individuali. Il fondamento di un governo europeo dovrebbe piuttosto risiedere nel fatto che esso ha lo scopo principale di servire gli interessi degli individui che compongono la sua popolazione. Il presupposto dal quale parte infatti l’autrice è che idee come quella della creazione di una sovranità europea siano in grado di portare a reali cambiamenti solo se profondamente connesse agli interessi della maggioranza della popolazione. Se questi interessi non sono messi in rilievo, infatti, una mobilitazione fondata unicamente sull’idea astratta di un’Europa sovrana non è sufficiente.
È sulla base di questo presupposto che secondo l’autrice non solo le istituzioni europee, i partiti politici, i think-tank, i sindacati europei, ma anche i movimenti di cittadini devono attivarsi per la creazione di un’Europa sovrana. Il ruolo dei federalisti è dunque essenziale.