Il 2020 sarà ricordato come l'anno della pandemia globale del coronavirus, che ha fermato l'intero pianeta, mentre il 2019 come l'anno delle grandi manifestazioni per il clima, con 7 milioni di giovani scesi in piazza in tutto il pianeta al grido 'salviamo la terra', mentre le foreste stanno bruciando e i ghiacciai stanno scomparendo a ritmi impressionanti. Senza dimenticare le milioni di persone che migrano nel mondo a causa di guerre, fame e cambiamenti climatici, e la disuguaglianza globale che vede l’1% più ricco del pianeta che deteneva a metà 2019 più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone (secondo i dati Oxfam).
La pandemia è un fenomeno globale che ha sta avendo come effetto la riduzione della democrazia. I governi, a cominciare da quelli autoritari, stanno usando il Covid-19 come una scusa per restringere la libertà, attaccare le minoranze e silenziare le fonti di notizie indipendenti come ci ha ricordato Freedom House nel suo rapporto annuale(1) sulla democrazia globale.
Il rapporto ha trovato che 91 paesi hanno imposto controlli sui nuovi media a causa della pandemia e almeno 72 hanno ristretto la libertà di pensiero o le critiche al governo. La pandemia ha accelerato un declino drammatico nella libertà globale di internet. Per il decimo anno consecutivo, gli utenti hanno sperimentato un deterioramento complessivo nei loro diritti e il fenomeno ha contribuito a una crisi più ampia della democrazia a livello mondiale.
Tre i trend che hanno mostrato questa tendenza. In primo luogo, i leader politici hanno utilizzato la pandemia come pretesto per limitare l'accesso alle informazioni. Le autorità spesso hanno bloccato siti di notizie indipendenti e arrestato individui con false accuse di diffusione di notizie false. E’ successo in Venezuela, Bangladesh, Cina, Egitto, Bielorussia per citare i casi più conosciuti. In molti luoghi, sono stati i funzionari statali e i loro zelanti sostenitori a diffondere effettivamente informazioni false e fuorvianti con l'obiettivo di soffocare contenuti veritieri, distrarre il pubblico da risposte politiche inefficaci e creare capri espiatori in alcune comunità etniche e religiose. Alcuni stati disattivano la connettività per i gruppi emarginati, estendendo e approfondendo le disuguaglianze digitali esistenti. In breve, i governi di tutto il mondo non hanno rispettato l'obbligo di promuovere una sfera pubblica online affidabile.
In secondo luogo, le autorità hanno usato il Covid-19 per giustificare l’ampliamento dei poteri di sorveglianza e il dispiegamento di nuove tecnologie che una volta erano considerate troppo invadenti. La crisi della sanità pubblica ha creato un'apertura alla digitalizzazione, la raccolta e l'analisi dei dati più intimi delle persone senza adeguate protezioni contro gli abusi. I governi e le entità private stanno aumentando l’utilizzo dell'intelligenza artificiale (AI), della sorveglianza biometrica e dei big data per prendere decisioni che influenzano i diritti economici, sociali e politici degli individui. Fondamentalmente, i processi coinvolti sono spesso mancanti di trasparenza e di controllo indipendente. Queste pratiche aumentano la prospettiva di un futuro distopico in cui aziende private, agenzie di sicurezza e criminali informatici godono di un facile accesso non solo alle informazioni sensibili sui luoghi che visitiamo e agli articoli che acquistiamo e leggiamo, ma anche alle nostre storie mediche, ai modelli facciali e vocali, e anche i nostri codici genetici.
La terza tendenza è stata una corsa a tutto campo verso la "sovranità digitale", con ogni governo che impone le proprie normative Internet in un modo che limita il flusso di informazioni attraverso i confini nazionali. C’è in atto un tentativo di nazionalizzazione dell’Internet.
Come abbiamo visto le sfide - sanitaria e digitale – ci pongono di fronte al dilemma democratico. Francesca Bria, consulente UE sulle politiche per l’innovazione sociale digitale, in una recente intervista sottolinea che: «La Rete è uno straordinario mezzo di condivisione delle conoscenze, ma può generare nuovi monopoli di potere. Questa è la sfida: conciliare tecnologia e democrazia. Oggi abbiamo due modelli. Uno è quello della Cina, il Big State che controlla dall’alto la popolazione: può essere efficace in termini di sicurezza, ma limita la libertà. L’altro è quello della Silicon Valley, il Big Tech incarnato dai giganti come Facebook e Amazon che usano le informazioni personali a fini commerciali: ci semplificano la vita, ma invadono la privacy. Io propongo una terza via: la Big Democracy. Fatta di una partecipazione consapevole dei cittadini e di una tecnologia al servizio della società.» Sullo stesso tema la sociologa Shoshana Zuboff ci ricorda che dobbiamo decidere e, soprattutto, decidere chi decide. Per farlo dobbiamo prendere nelle nostre mani il nostro futuro digitale e riguadagnare la sovranità digitale a cominciare dall’UE insieme ai cittadini più indignati che possono controbilanciare un potere senza precedenti concentrato nelle mani di pochi soggetti globali.
L'attualità quotidiana con le sue crisi multidimensionali ci costringe a ripensare modelli di sviluppo non più sostenibili e a tentare soluzioni innovative per salvare il pianeta. Di fronte a noi abbiamo due strade: quella tracciata dall'internazionale sovranista che indica nel ritorno agli stati nazionali e nella chiusura identitaria la falsa soluzione a problemi che travalicano i confini. E quella più complessa di tentare di governare la globalizzazione invece di subirla. Una strada difficile perché implica dare voce e potere al popolo, estendendo la democrazia a tutti i livelli decisionali dalle assemblee del condominio fino ad arrivare alle assemblee delle Nazioni Unite.
In mezzo troviamo l'Unione Europea che è l'esempio più avanzato di democrazia sovranazionale. Ma è un progetto incompiuto. Lo stiamo verificando di fronte all'emergenza del Covid-19 dove la Bce, il Parlamento e la Commissione europea, che votano a maggioranza, hanno fornito risposte immediate mentre il Consiglio europeo, che vota all'unanimità, è soggetto a continui ricatti e ritardi decisionali da parte di ogni governo nazionale. Nel Consiglio europeo manca l’interesse generale del popolo europeo e risaltano, invece, gli interessi parziali dei singoli stati: paesi piccoli come l'Olanda o l’Austria possono impedire ogni avanzamento del progetto europeo. Questo è un problema che può essere superato solo eliminando l'anacronistico potere di veto.
Se l'UE non trova una soluzione, oggi, alla pandemia e, domani, ai cambiamenti climatici e alla sovranità digitale l'intero edificio europeo rischia di crollare. Una prospettiva cara ai sovranisti e alle potenze internazionali come USA, Russia e Cina che sperano di veder indebolita l'Europa secondo il classico principio del 'divide et impera'.
Proprio in questi giorni l’ONU ha compiuto 75 anni. Il 24 ottobre del 1945 entrò, infatti, in vigore la Carta delle Nazioni Unite, che sancì la nascita dell'organizzazione nata per difendere la pace nel mondo. L’ONU avrebbe bisogno di una revisione completa del suo modello istituzionale come sta chiedendo, tra gli altri, il Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani con l’ordine del giorno “Difendiamo i valori che ci sono più cari” nel quale viene richiesto di promuovere la convocazione di una “Convenzione Universale per il potenziamento e la democratizzazione dell’ONU” e l’istituzione dell’Assemblea Parlamentare delle Nazioni Unite.
In conclusione la forza federalista deve lavorare alla creazione di una rete internazionale per un'alternativa planetaria, che garantisca beni pubblici globali, basata su democrazia, diritti, solidarietà e giustizia sociale e ambientale. In questa direzione si muove la rete italiana del Dialogo globale per il cambiamento sistemico(2) con il suo manifesto per la società della cura (3).
Contemporaneamente occorre adottare soluzioni creative per riformare le istituzioni internazionali a cominciare dall’UE, con l’attivazione in tempi brevi della Conferenza per il futuro dell’Europa, e dall’ONU, che rappresentano la nostra speranza di uscita da una crisi complessa.
1) https://freedomhouse.org/report/freedom-net/2020/pandemics-digital-shadow