Il referendum consultivo sul mandato costituente al Parlamento Europeo (1), svoltosi in Italia in coincidenza con le elezioni europee del 18 giugno 1989 e che ha ottenuto l’88,03% dei favorevoli con una partecipazione elettorale dell’ 80,68%, è stato un evento di grandissima importanza politica. Da una parte, ha mantenuto viva la rivendicazione dell’unificazione federale europea attraverso il metodo costituente democratico ed è stata la più grande manifestazione di questa rivendicazione dopo quella grandiosa rappresentata dal progetto di costituzione europea approvato, su impulso determinante di Altiero Spinelli, dal PE il 14 febbraio 1984. Dall’altra parte, ha contribuito in modo rilevante al processo che ha portato al Trattato di Maastricht e, quindi, all’unificazione monetaria europea. In effetti ha dimostrato che in quel processo, oltre al ruolo determinante della Commissione europea presieduta da Delors e dei governi nazionali più europeisti, è stato presente anche il fattore rappresentato dalla mobilitazione dei cittadini non solo attraverso le raccolte di firme (in questo caso le firme da parte di oltre centomila persone della proposta di legge di iniziativa popolare relativa al referendum), ma anche attraverso il coinvolgimento dell’intero elettorato di un paese fondatore quale l’Italia - il cui governo è stato spinto anche dall’esito del referendum a svolgere un ruolo di punta nelle trattative che hanno portato al TDM.
Nonostante questa importanza la pubblicistica sull’unificazione europea, a parte quella rappresentata dai periodici federalisti, non ha dato alcun rilievo al referendum del 1989. Per questo deve essere accolto con molto favore il libro di Georg Kreis pubblicato nell’autunno del 2020. Kreis, professore emerito di storia presso l’Università di Basilea ed ex-direttore dell’Istituto di studi europei e globali, è uno dei più valenti storici svizzeri e ha dedicato le sue ricerche soprattutto alla storia della Svizzera e a quella dell’integrazione europea. Va segnalato a quest’ultimo riguardo il suo ottimo libro Gerechtigkeit fuer Europa. Eine Kritik der EU-Kritik, Basilea, Schwabe Verlag, 2017, che mette in luce i limiti e le contraddizioni della maggioranza delle critiche all’UE ed esprime un orientamento (coincidente in sostanza con quello del MFE) favorevole ad un salto qualitativo dell’integrazione europea in direzione di uno stato federale da realizzarsi con il metodo costituente democratico e con gli stati disponibili.
Georg Kreis ha dunque scritto la prima ricostruzione storica della vicenda del referendum del 1989. Si tratta di una ricostruzione sintetica (il libro è di circa 100 pagine), ma chiara e rigorosa, fondata sulla documentazione ufficiale del Parlamento italiano, sulle informazioni presenti nei periodici federalisti (in particolare “L’Unità Europea”) e sulle interviste di alcuni dirigenti del MFE e del CIME. La presentazione della vicenda del referendum mette in luce, oltre all’impegno del MFE, il forte orientamento europeistico della classe politica italiana (la legge costituzionale che ha disposto l’attuazione del referendum fu approvata all’unanimità dalle Camere) che a partire dagli anni Settanta fu condiviso anche dal partito comunista – e qui viene sottolineato l’importante ruolo di Spinelli che fu eletto parlamentare italiano ed europeo come indipendente nelle liste del PCI. L’illustrazione della vicenda del referendum è integrata da un riepilogo dell’azione del MFE, che a partire dal Manifesto di Ventotene si è con continuità e con coerenza impegnato a favore della federazione europea e del metodo costituente democratico da perseguire tramite la mobilitazione dell’opinione pubblica.
Nella parte conclusiva della sua trattazione l’autore si sofferma sul fatto che l’europeismo dei cittadini italiani (che ha raggiunto con il referendum del 1989 il tasso più alto in Europa) si è da allora indebolito progressivamente (anche nella classe politica in cui sono emerse forti tendenze nazional-populistiche) fino a diventare il più basso fra i paesi fondatori, anche se ultimamente si è manifestata una ripresa a partire dalle elezioni europee del 2019. Come possibile causa di questo declino vengono indicate sia la delusione suscitata dal mancato sviluppo in direzione del processo costituente democratico richiesto dal referendum, sia la percezione dell’incapacità dell’UE di perseguire efficacemente il superamento dei forti squilibri economico-sociali fra il nord e il sud dell’UE (che si sono accentuati dopo l’unione monetaria), e quindi della carenza di una sistematica solidarietà fra gli stati-membri forti e quelli deboli. Kreis sottolinea per altro le colpe legate all’inefficienza sistematica dell’Italia che non è capace di utilizzare pienamente e in modo valido i finanziamenti che le sono assegnati dai fondi strutturali europei.
In conclusione ritengo che il MFE debba essere molto grato al professor Kreis che, con questo libro, permette a coloro che sono interessati alle vicende dell’unificazione europea di conoscere un contributo di notevole importanza dato dal fronte federalista italiano alla lotta per la federazione europea.
(1) Il quesito referendario era: “Ritenete voi che si debba procedere alla trasformazione delle Comunità europee in una effettiva Unione, dotata di un Governo responsabile di fronte al Parlamento, affidando allo stesso Parlamento europeo il mandato di redigere un progetto di Costituzione europea da sottoporre direttamente alla ratifica degli organi competenti degli Stati membri della Comunità?”.
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