Questa Rubrica segnala brevemente quei fatti di rilievo che nascono dall’azione delle Istituzioni Europee e che producono risultati significativi per la vita dei cittadini europei e per la democrazia europea. Presentiamo notizie riguardanti questioni strategiche (spazio e difesa), ambientali e relative alla concorrenza e i diritti dei cittadini.


Il Parlamento approva il nuovo programma spaziale europeo 2021-2027

Nell'ultima seduta della legislatura, prima delle Elezioni Europee del 23-26 maggio scorso, è stato approvato a larga maggioranza dal Parlamento Europeo il rapporto sulla proposta di Regolamento  che istituisce il nuovo Programma Spaziale Europeo per il periodo 2021-2027. Il Parlamento ha proposto di aumentare la dotazione finanziaria del nuovo Programma dell'Unione Europea per lo Spazio fino a 16 mld di euro, con la previsione di mobilitare gli investimenti privati fino a quintuplicare il fondo iniziale. Quasi 10 mld andranno a finanziare i programmi Galileo ed EGNOS (i sistemi globali e regionali di navigazione satellitare), circa 6 saranno destinati al programma Copernicus dedicato all'osservazione della Terra e 0,5 mld di euro sarà investito nello sviluppo di componenti per la sicurezza e la sorveglianza dell'ambiente spaziale (SSA). Con questa decisione, il Parlamento ha voluto rafforzare e riaffermare il ruolo di leadership globale dell'UE nel settore spazio e industria spaziale. L'iniziativa europea, infatti, s’inserisce in un contesto e che vede USA e Cina già in prima fila in questa nuova frontiera della competizione politica globale. Dallo spazio dipendono nuove sfide che coinvolgono, inizialmente, il potenziamento delle reti infrastrutturali digitali e finiscono per aver un impatto decisivo sulla competizione economica e sulla sicurezza civile e militare dei Paesi, delle imprese e dei cittadini europei. L'iniziativa dell'Unione in questo campo rappresenta un valore aggiunto per gli Stati membri poiché oggi nessun Paese sarebbe in grado da solo di garantire la stessa intensità di investimenti e gli stessi livelli di competizione con i giganti globali. Nel campo della ricerca e dello sviluppo si vedranno i primi risultati concreti del nuovo Programma Spaziale Europeo. Saranno le PMI e le Start-Up europee, infatti, a svolgere un ruolo attivo nella realizzazione di progetti di ricerca e sviluppo in grado di combinare insieme la ricerca spaziale e l'innovazione tecnologica. Solamente in Italia si stima che il settore dell'aerospazio fattura 15 miliardi di euro all'anno. E' facile capire, quindi, come l'impatto di questi programmi, combinati anche ai nuovi programmi Horizon Europe dedicati alla Ricerca e all'Innovazione (che valgono circa 120 mld euro), potranno generare effetti positivi in termini di crescita economica e creare nuove e più potenti applicazioni per lo sviluppo della società europea. Le cifre approvate dal Parlamento dovranno essere confermate all'inizio della nuova legislatura prima di entrare effettivamente in vigore con l'avvio della nuova programmazione europea. Questa notizia ci indica che l'Unione sta muovendo passi decisi e importanti, non solo a livello economico, ma anche, e soprattutto, sul piano politico. La consapevolezza di un intervento europeo e, in particolare, il protagonismo del Parlamento in questa nuova area strategica di policy sono indicatori che segnalano un dinamismo crescente nella definizione di una dimensione politica europea sempre più forte.

Luca Bonofiglio

 

Stop alle plastiche monouso entro il 2021
È legge europea

Nel settembre 2015 i governi dei 193 Paesi membri dell’ONU hanno sottoscritto l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, un programma d’azione che ingloba 17 obiettivi comuni riguardanti importanti questioni per lo sviluppo: come sconfiggere fame e povertà, ridurre le diseguaglianze e lottare contro il cambiamento climatico. Ridurre i rifiuti marini corrisponde all’obiettivo 14 di sviluppo sostenibile: conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine.

Il 21 maggio l’Unione europea ha mosso un passo decisivo verso la drastica diminuzione della produzione, utilizzo e inquinamento determinato dai vari oggetti in plastica per cui non è previsto il riutilizzo né un riciclaggio efficiente: il Consiglio Ue ha infatti approvato formalmente la direttiva che vieta le plastiche monouso a partire dal 2021, concludendo così la fase della co-decisione legislativa.

La direttiva, che si inserisce nella “Strategia europea per la plastica nell’economia circolare” del gennaio 2018, mira in particolar modo alla salvaguardia degli ecosistemi marini, minacciati dalla crescente quantità di plastiche e microplastiche immesse nell’ambiente e, conseguentemente, della salute umana.

Secondo il WWF, ogni minuto 15 tonnellate di plastica sono rilasciate negli oceani: per la maggior parte si tratta di prodotti in plastica monouso. La restrizione all’immissione sul mercato prevista dalla direttiva riguarderà pertanto proprio questa classe di oggetti (ad esempio, cotton-fioc, posate, piatti, cannucce, asticelle per palloncini), per i quali sono già disponibili soluzioni sostenibili. Per i prodotti per cui un’alternativa adeguata non è al momento disponibile, la direttiva invita gli Stati a mettere in campo tutti gli sforzi possibili atti a limitarne il consumo e a ricercare sostituti più ecocompatibili. Inoltre, le bottiglie di plastica dovranno avere un contenuto di riciclato pari ad almeno il 25% entro il 2025 e almeno il 30% entro il 2030.

Per quanto riguarda le microplastiche, ovvero i frammenti derivati dal deterioramento di porzioni di plastica di dimensioni maggiori o contenuti all’interno di cosmetici e prodotti per l’igiene, che non rientrano direttamente nell’ambito di applicazione della direttiva, potrebbero esserci ulteriori evoluzioni in futuro: questi minuscoli pezzi di plastica sono infatti un pericolo per la fauna marina, in quanto possono essere scambiati per fonti di cibo.

Nel recepimento della direttiva, è previsto che gli Stati membri legiferino anche sulle sanzioni da applicare in caso di violazione delle disposizioni nazionali, che provvedano affinché i produttori coprano i costi dello smaltimento di specifiche categorie di rifiuti e avviino campagne di sensibilizzazione dei consumatori.

L’Unione europea attraverso queste iniziative legislative intende promuovere lo sviluppo di un’economia circolare e la transizione verso modelli imprenditoriali sostenibili, affinché il prodotto di plastica sia progettato e confezionato in maniera tale da garantirne il riutilizzo, la riparazione e il corretto riciclaggio.

Anita Giabardo

 

Fondo Europeo della Difesa e Frontex

Due importanti notizie riguardanti la sicurezza e la difesa sono giunte in questi ultimi mesi dalle istituzioni europee: l’adozione di investimenti nell’ambito del Fondo Europeo della Difesa e il sì del Consiglio dell’Unione Europea a un rafforzamento dell’Agenzia Europea di Guardia di Frontiera e Costiera (Frontex).

Il 19 marzo la Commissione Europea ha adottato programmi di lavoro per co-finanziare progetti industriali di difesa congiunta nel biennio 2019-2020 per un valore fino a €500 milioni, con ulteriori €25 milioni già stanziati per progetti di ricerca nell’ambito della difesa congiunta per il solo 2019. In questo modo la Commissione Junker sta mettendo in atto una politica senza precedenti per quanto riguarda la protezione e la difesa. Dal 2021, poi, un vero e proprio Fondo Europeo della Difesa sosterrà progetti di difesa congiunta, allo scopo di contribuire all’autonomia strategica dell’UE. L’attenzione dei programmi adottati sarà posta su aree che includono la ricerca nell’ambito dei droni, delle comunicazioni satellitari, dei sistemi di allarme preventivo, dell’intelligenza artificiale, della sicurezza informatica o della sorveglianza marittima.

Il primo aprile 2019 il Consiglio (dei Ministri UE) ha approvato un rafforzamento dell’Agenzia Europea di Guardia di Frontiera e Costiera (Frontex). Tale accordo, raggiunto nel tempo record di 6 mesi (nel c.d. trilogo tra Commissione, Parlamento e Consiglio), rappresenta un importantissimo passo in avanti nell’ambito dell’effettiva capacità dell’UE di difendere collettivamente i confini esterni d’Europa. Frontex non andrà a sostituire ancora le forze degli Stati membri, responsabili dei propri confini, ma a fornire maggior supporto rispetto al passato non solo a questi ultimi, ma anche a quelli esterni all’Unione. Con maggiori risorse garantite e ulteriori capacità operative, quali in particolare un organico effettivo di 10.000 uomini (la cui piena capacità operativa viene indicata nel 2027), Frontex  potrà effettuare controlli e respingimenti autonomamente, nel quadro di accordi con i singoli Stati membri. Inoltre, potrà cooperare più da vicino con Stati extra-UE e stabilire, negli Stati membri e non, uffici distaccati per meglio dirigere le operazioni affidate all’Agenzia.

L’accordo ora dovrà essere approvato dalla commissione sulle Libertà Civili, la Giustizia e gli Affari Interni (LIBE) del Parlamento Europeo e poi formalmente adottato sia dal Parlamento Europeo che dal Consiglio dell’Unione.

Joshua Giovanni Honeycutt

 

La concorrenza europea e il tech

Il 20 marzo 2019 segna l’ennesima multa che la Commissione UE, più precisamente la Commissaria responsabile per la Concorrenza Margrethe Vestager, applica  ai colossi americani del tech Google LLC e ad Alphabet Inc., società madre di Google: l’ammenda, pari a 1,49 miliardi di €, risulta conseguenza della violazione delle norme antitrust dell'UE per abuso della posizione dominante dell’azienda sul mercato dell'intermediazione pubblicitaria nei motori di ricerca, provocando in tal senso un danneggiamento della concorrenza e dei consumatori.

Tutto ciò è il risultato d’indagine della Commissione europea, che ha portato ad evidenziare come Google abbia impedito ai concorrenti di inserire annunci pubblicitari collegati ai motori di ricerca più significativi dal punto di vista commerciale e poi abbia posto in essere una strategia volta a riservare gli spazi migliori per i propri annunci collegati alla ricerca e a controllare le prestazioni degli annunci dei concorrenti, interessando in tal modo oltre la metà del mercato europeo in termini di fatturato.

Il rapporto di contenzioso tra UE e Google di certo non è nuovo: già il 14 luglio 2016 la Commissione UE ammonisce l’azienda per l’abuso della sua posizione dominante inerente agli stessi ambiti già trattati in precedenza; il giugno 2017 infligge un'ammenda di 2,42 miliardi di € per aver conferito un vantaggio illegale al proprio servizio di acquisti comparativi e nel luglio 2018 una multa di 4,34 miliardi di € per pratiche illegali riguardanti i dispositivi mobili Android volte a rafforzare la sua posizione dominante. Ma lo scontro con i colossi del web non finiscono qui: a Facebook, viene inflitta  un’ammenda di 110 milioni per aver fornito nozioni inesatte sull’acquisizione dell’applicazione di messaggistica Whatsapp; al colosso dei processori Qualcomm una multa di 997 milioni di euro per abuso di posizione dominante; nel 2016, Apple è stato condannata a pagare l’equivalente di 13 miliardi di euro di tasse arretrate al fisco irlandese (periodo tra il 2003 e 2014) e Amazon condannato al pagamento di 250 milioni di euro per un’intesa equivalente con il Lussemburgo.

Anche dall’esame di questi casi emerge un’opposta visione tra UE e USA nell’ambito dell’interpretazione del concetto di “abuso di posizione dominante”: la prima vede una lesione del principio di concorrenza, la seconda un incentivo all’economia di concorrenza. «Le ultime direttive europee sono interessanti perché segnano una discontinuità del diritto europeo rispetto al modello americano - spiega Alessandro Cogo, professore al dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino - L’Europa ha sempre avuto un approccio diverso sul tema della protezione dei dati, ma anche su altri ambiti si è creata una divaricazione: mentre il diritto statunitense è rimasto fermo agli anni ’2000, quello Ue si è mosso in avanti». Per il futuro immediato, aggiunge Cogo, la prima sfida sul tavolo sarà quella di disciplinare l’intelligenza artificiale e il suo impatto sulla società. Per fare un esempio concreto, a chi addossare la responsabilità di un self-driving cars che provoca danni a terzi? «C’è tutto il tema della responsabilità di prodotto, che avrebbe dovuto essere inclusa in una direttiva poi rimasta in sospeso - dice Cogo - Ora la palla passa alla prossima legislatura» (dall’articolo di Alberto Magnani, su Il Sole 24 Ore del 21 maggio 2019) 

In un quadro di questo tipo, già a partire dal 2015, la Commissione europea aveva annunciato il progetto di un mercato unico digitale o Digital single market, con tre obbiettivi ben precisi, vale a dire, l’ottimizzazione della disponibilità e fruizione di beni digitali, la creazione di un ambiente favorevole alla nascita di business online ed il potenziamento della crescita dell’economia digitale: l’obiettivo è quello di arrivare ad ottenere una previsione di ritorno da 415 miliardi euro l’anno.

La conclusione che possiamo trarne è che tra le principali eredità di quest’ultima legislatura europea (2014-2019) e della Commissaria alla concorrenza vi è senz’altro l’istituzione un quadro normativo audace per l’economia tech, soprattutto nel campo della regolamentazione dei colossi tecnologici, ribadendo il primato di concorrenza e privacy dei cittadini Ue nel caos dell’economia digitale.

Vittorio Quartetti

 

  

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