Testo della relazione tenuta dal Presidente del MFE al Consiglio nazionale dell'AICCRE (Bologna, 19 dicembre 2019)


L'idea di una Conferenza sul futuro dell'Europa è stata avanzata per la prima volta dal Presidente francese Emmanuel Macron nella sua “Lettera ai cittadini europei” del 4 marzo 2019, in vista delle elezioni europee dello scorso maggio. La proposta è stata poi recepita dalla nuova Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, su sollecitazione soprattutto del  gruppo dei liberali e del gruppo dei socialisti e democratici del Parlamento europeo, ed è entrata così nell'agenda ufficiale dell'Unione.

Nel nostro Paese l'interesse per questa iniziativa è stato finora scarso, ma a livello europeo sono già comparsi dei documenti intesi a delineare il percorso, le modalità, gli obiettivi della Conferenza. Anche per questo i federalisti, in questo caso con gli italiani in prima fila, hanno ritenuto di prendere prontamente posizione per influenzare fin dall'inizio il processo. Già durante l'estate il Movimento Federalista Europeo ha elaborato un documento di riflessione per mettere in chiaro le proprie aspettative e per individuare i nodi strategici della Conferenza. Il 10 settembre è stata diffusa una prima presa di posizione, a firma congiunta Movimento Europeo – Italia, Movimento Federalista Europeo e Gioventù Federalista Europea, in cui si fissavano le questioni essenziali che la Conferenza dovrà affrontare e si indicavano anche le procedure per giungere alla redazione di un nuovo trattato “globale e coerente, nuovo ed indipendente, destinato a creare una nuova entità.” Infine il Comitato federale dell'UEF, riunitosi a Roma il 23 e 24 novembre, ha approvato all'unanimità una mozione rivolta “anzitutto al Parlamento europeo, in quanto principale istituzione che, essendo composta da rappresentanti eletti direttamente dai cittadini, ha la legittimità e la responsabilità di promuovere una riforma politica e istituzionale, anche di natura costituzionale, dell'Unione europea.” Seguono una serie di dettagliate proposte “sul metodo e sul programma dei lavori della Conferenza”, che fanno della mozione il primo documento approvato su questo tema da una organizzazione federalista a livello europeo.

Naturalmente, come dicevamo, anche le istituzioni europee ed alcuni governi nazionali non hanno mancato di esprimere le loro posizioni. Dopo le indicazioni contenute nei discorsi della Presidente e nelle linee guida della nuova Commissione, sono stati i governi francese e tedesco a proporre un documento non ufficiale (non paper) in cinque punti sulla guida della Conferenza, sugli argomenti da trattare, sulla struttura e sulle fasi dei lavori, sul coinvolgimento dei cittadini e sui risultati attesi. I due governi hanno proposto anche un calendario dei lavori, con la previsione che la Conferenza termini nella prima metà del 2022, durante la presidenza francese.

E' stato però sicuramente il Parlamento europeo, com'era e com'è del resto negli auspici dei federalisti, ad offrire la riflessione più approfondita e ad avanzare le proposte più significative sulla Conferenza. Il 10 dicembre la Commissione Affari Costituzionali, anche a seguito di alcune audizioni compiute nelle settimane precedenti, ha espresso una sua articolata “Opinione” in vista di una presa di posizione da parte del Parlamento. Pochi giorni dopo, esattamente il 17 dicembre, il Gruppo di lavoro del Parlamento produceva una Bozza (Draft), che ha costituito la base per il documento più completo e più dettagliato che sia stato proposto fino ad ora sul nostro tema: Main outcome of the Working Group. Il testo è stato diffuso proprio oggi e possiamo quindi esaminarne i principali contenuti.

Fin dalle prime battute si precisa che la Conferenza deve essere un processo con una forte caratterizzazione dal basso. Per questo si prevedono, oltre alle sessioni plenarie, una Citizens' Agora ed una Youth Agora nonché il coinvolgimento delle università, dei centri di ricerca, dei think tanks. Per raggiungere il maggior numero di cittadini si ipotizza che le sessioni della Citizens' Agora e della Youth Agora si tengano in diversi Stati dell'Unione, badando che la rappresentanza sia la più ampia possibile. Si dà ormai per scontato, e non poteva essere diversamente, che la Conferenza venga convocata sulla base di un mandato interistituzionale tra Parlamento, Consiglio e Commissione. Nel testo si propone poi che la seduta inaugurale si tenga in una data fortemente simbolica, il 9 maggio 2020, 70° anniversario della Dichiarazione Schuman, e che la conferenza concluda i suoi lavori entro l'estate 2022.

Le plenarie della Conferenza dovrebbero essere costituite da membri del Parlamento europeo, del Consiglio e quindi dei 27 Stati, dei parlamenti nazionali, del Comitato economico e sociale, del Comitato delle regioni, delle rappresentanze a livello europeo delle parti sociali nonché dai tre Commissari incaricati di seguire i lavori della Conferenza. Per quanto riguarda il capitolo fondamentale degli scopi della Conferenza, si propone un mandato aperto, “without limiting the scope to pre-defined policy fields or methods of integration.” Non fissare dei rigidi paletti ai temi che potranno essere trattati è forse la scelta più sensata. Dopo che la Commissione Affari Costituzionali aveva sostenuto che l'eventuale revisione dei trattati dovesse seguire la procedura dell'art. 48 del Trattato di Lisbona,  il testo del Gruppo di lavoro si limita a dire che le tre istituzioni dovranno dare un vero seguito alla Conferenza “without delay, with legislative proposals, initiating treaty change or otherwise.” Siamo ben lontani dal coraggio che il Parlamento ha saputo mostrare al tempo del Trattato Spinelli.

Sul tema spinoso delle votazioni, per le Agorà si propone di procedere attraverso il consenso, termine pudico con cui a livello europeo si indica l'unanimità, ma si ammette che si potranno formare maggioranze e minoranze e che il parere di queste ultime dovrà essere riportato. Naturalmente l'argomento diventa ben più rilevante per le plenarie della Conferenza. Dopo aver affermato che le tre istituzioni “parteciperanno in qualità di partner paritari e sarà garantita una parità rigorosa tra il Parlamento europeo, da un lato, ed il Consiglio ed i parlamenti nazionali dall'altro”, si usa una formula  che fa pensare, in mancanza di unanimità, a diverse maggioranze per i rappresentanti delle tre istituzioni:  “Le raccomandazioni della Conferenza mirano a trovare un consenso o almeno a rappresentare le opinioni della maggioranza dei rappresentanti di ciascuna delle tre istituzioni dell'UE e dei parlamenti nazionali.” Ricordiamo infine che nel testo si definiscono anche la composizione ed i compiti dello Steering Committee, dell'Executive Coordination Board e del Segretariato, rivendicando in ogni caso un opportuno ruolo di leadership per il Parlamento europeo.

Ho descritto per così dire lo stato dell'arte in questo momento. E' del tutto evidente che si tratta di un processo in corso e con esiti tutt'altro che prevedibili o scontati. Credo che i poteri regionali e locali che l'AICCRE ed il CCRE rappresentano potranno avere un grande ruolo nella campagna che le forze europeiste e federaliste intendono condurre perché la Conferenza si trasformi in un'occasione di rifondazione dell'Unione su basi federali, le uniche in grado di assicurare la forza e l'efficacia delle sue istituzioni.

 

  

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