Alcune osservazioni sul patto di difesa comune proposto da Macron a Belgio, Danimarca, Estonia, Germania, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna e Regno Unito.
La linea della massima inclusività, sostenuta dalla Germania, per l’avvio della Pesco e quella opposta, più selettiva, sostenuta dalla Francia, ha indotto Macron, con il discorso tenuto alla Sorbona, il 26 settembre dello scorso anno, a proporre quella che ha chiamato «une initiative européenne d’intervention» aperta ad un numero ristretto di paesi.
L’iniziativa è stata discussa, all’inizio dell’anno, con la Gran Bretagna e poi proposta a nove paesi europei: Belgio, Danimarca, Estonia, Germania, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna e Regno Unito, i quali, il 25 giugno scorso – con la sola esclusione dell’Italia, che non ha ancora confermato la sua adesione – hanno firmato una lettera d’intenti che sarà seguita dalla firma di un memorandum of understanding entro la fine dell’anno in corso. La Commissione europea ha tenuto a sottolineare che l’iniziativa è compatibile con la Pesco. Tuttavia, alcuni esperti, come il gen. Camporini, hanno già messo in evidenza che gli aspetti operativi e istituzionali dell’«iniziativa europea di intervento» non sono ancora del tutto chiari. Malgrado queste iniziali perplessità, si possono fare due osservazioni.
Macron, alla Sorbona, ha parlato di «un’Europa sovrana, unita, democratica» e ha individuato nella politica di difesa uno dei settori in cui questo obbiettivo può essere attuato. Se le parole hanno un senso, non è però chiaro come, nelle intenzioni di Macron, sia possibile perseguire l’obiettivo di un’Europa «sovrana» nel settore della difesa europea con il Regno Unito, il paese che più di altri si è sempre opposto a qualunque passo decisivo in questa direzione, per non parlare della Danimarca che ha l’opting out proprio sulla politica europea di difesa.
In secondo luogo, il fatto che l’iniziativa riguardi un numero ristretto di paesi – spesso considerata da molti come la condizione indispensabile per progetti più avanzati e processi decisionali più rapidi – non sembra abbia le caratteristiche di qualcosa di più ambizioso della stessa Pesco, del Fondo europeo per la difesa e dell’istituzione della capacità militare di pianificazione e condotta. Il processo decisionale, inoltre, è tutt’altro che chiaro, anche se, in base al contenuto della lettera d’intenti, sembrerebbe un’iniziativa a guida francese, un esito difficilmente accettabile da parte degli altri partecipanti.