Ciò che propongo è il varo di un bilancio dell'eurozona, tale da finanziare gli investimenti comuni, da aiutare le regioni maggiormente in difficoltà e dare una risposta alle diverse crisi. Per farlo, i mezzi non ci mancano, poiché, a livello di eurozona non siamo indebitati tutti allo stesso modo.
E per farlo occorre un responsabile: un ministro delle Finanze dell'eurozona.
Queste non sono le parole di un esponente del MFE, ma del Presidente della repubblica francese Emmanuel Macron, scritte nel suo libro Révolution.
L'irruzione di Macron sulla scena politica francese ed europea ha fatto scalpore. La sua presentazione ai parigini, dopo la sua elezione a Presidente francese, nella spianata del Louvre, accompagnata non dalla marsigliese, ma dall'inno europeo, ha suscitato emozione e speranze nel Vecchio Continente in chi crede nell'unità europea e vede in questi gesti e nelle sue parole un nuovo impegno europeo della Francia. Prese di posizione così nette a favore dell'unità europea da parte di un Capo di Stato francese non c'erano più state dai tempi di Mitterand.
La sua elezione era attesa e sperata in tanti paesi come una vittoria dell'Europa, che spazzava via gli spettri del ritorno a un passato di divisione e di chiusure.
Di lui si stanno scrivendo e si scriveranno fiumi di parole. E' riuscito a convincere l'opinione pubblica francese e non solo, invitando gli europei a scuotersi dall'avvilimento e dal ripiegamento in se stessi, assumendo un atteggiamento combattivo per superare la crisi degli ultimi dieci anni.
Dobbiamo recuperare il desiderio d'Europa. E' questo il progetto della pace, della riconciliazione, dello sviluppo...costruire un progetto politico autentico.
..l'Unione europea s'indebolisce da sé, accettando la propria dissoluzione per conformismo, in assenza di qualsiasi visione unitaria... io giudico il decennio appena trascorso, un decennio perduto... L'Unione europea si costruirà intorno al senso del futuro. Ossia attorno a un'ambizione comune di rilancio. Oggi l'Unione europea, specie l'eurozona, è in ginocchio per mancanza di ambizione. Perché siamo soffocati dai dubbi, conseguenze delle crisi passate. Mentre abbiamo bisogno di un'ambizione nuova, di una politica d’investimenti concepita a livello europeo.
Si è impegnato a combattere il conformismo in nome della libertaria tradizione francese e del riaffermarsi della cultura:
la cultura che ho ereditato...è quella delle grandi motivazioni appassionate: per la libertà, l'Europa, il sapere, l'universale … oggi essere progressista significa dire che il nostro rapporto con il mondo non consiste nell'isolamento.
La crisi economica e finanziaria ha fatto scoprire le magagne di un'Europa incompleta, gli Stati nazionali non sono stati più in grado di dare risposte soddisfacenti ai bisogni dei cittadini, è necessaria l'Europa politica .
I fondatori dell'Europa credevano che la politica avrebbe tenuto il passo dell'economia e che da un mercato unico e da una moneta unica sarebbe potuto nascere uno stato europeo. Dopo mezzo secolo, la realtà ha dissolto quell'illusione. L'Europa politica è mancata all'appello. Non solo. Per colpa di tutti noi è ancora più debole di prima.
Macron richiama, tra l'altro, l'esigenza del recupero della piena sovranità, completandola a livello europeo.:
L'Europa è l' opportunità che abbiamo per integrare la nostra piena sovranità.....Di fronte alle grandi sfide del momento, sarebbe solo un'illusione, e un errore, proporre di rifare tutto su scala nazionale. Di fronte all'afflusso dei migranti, di fronte alla minaccia terroristica internazionale, di fronte al cambiamento climatico e alla transizione digitale, di fronte alla potenza economica americana o cinese, L'Europa costituisce il piano d'azione più pertinente”
Al di là delle dichiarazioni di principio, sono chiare le prospettive d'azione e il quadro di riferimento all'interno dell'eurozona. Macron individua una serie di tappe concrete per ridare vigore a un'eurozona oggi in ginocchio per mancanza di ambizione, tra l'altro rafforzare l'euro con un bilancio per un piano di investimenti europeo... che dovrà finanziare gli investimenti indispensabili alla dotazione della fibra ottica, alle energie rinnovabili e alle interconnesioni tecniche di stoccaggio di energia. Si dovranno attuare misure anti dumping e una verifica degli investimenti esteri nei settori strategici per tutelare un'industria essenziale alla nostra sovranità o garantire il controllo europeo delle tecnologie chiave.
Occorre una politica di sicurezza, una tutela delle frontiere europee e rafforzare l'azione di contrasto al terrorismo con un'autentica forza comune - guardacoste, polizie di frontiera- e un autentico sistema di carte di identità comuni.
Non solo Macron, ma la stampa di tutta Europa e anche in Italia, ha ormai sdoganato il concetto di federazione europea dell'eurozona da molti anni oggetto del dibattito federalista. In Francia il dibattito è particolarmente vivo in questo momento, non solo per l'evidente importanza delle prese di posizione del nuovo presidente francese, ma anche per l'uscita recente del libro di Piketty “ Democratizzare l'Europa”
Entrambi svolgono una puntuale analisi sui limiti dell'attuale UE e sul bisogno di legittimarla agli occhi dei cittadini a partire dall'eurozona. Sembra essere diversa però la ricerca di soluzioni: Piketty fa riferimento a un Trattato di democratizzazione che prefigura una complicata architettura istituzionale per l'eurozona con un'Assemblea composta in gran parte da parlamentari nazionali e da un numero minore di parlamentari europei.
Per Macron la legittimazione deve avvenire dopo una serie di dibattiti in tutta l'Unione attraverso le convenzioni democratiche, da indire dalla fine del 2017 ...Il dibattito democratico sarà rilanciato. I popoli non si sentiranno più emarginati. Decidendo però a priori, e fin dall'inizio - se si vuole riuscire - la revisione delle procedure. …Quando uno stato membro voterà contro un nuovo progetto, non potrà più bloccare l'azione degli altri appellandosi al diritto di veto. Semplicemente, per quanto lo riguarda, non vi aderirà. Avremo sicuramente un'Europa differenziata, a più velocità. Ma, in fondo, non lo è già? Se non altro lo sarà con “la marcia in avanti” e non con continue marce indietro.
Il richiamo di Piketty alla necessità di superare le diseguaglianze è fortemente presente anche in Macron
... Attualmente, il nostro capitalismo mondiale produce più disuguaglianze di quante ne abbia mai prodotto nei paesi sviluppati...nel corso degli ultimi venticinque anni, l'1% dei più ricchi ha continuato ad accumulare ricchezze a scapito di tutti gli altri. In definitiva, ciò che stiamo per vivere è in tutto e per tutto un cambiamento dell'ordine del mondo. Alcuni richiamano la nozione di tramonto dell'occidente, augurandosi un nuovo rapporto di forze. Per parte nostra, la risposta è di opposto tenore: umanizzare con ogni mezzo la globalizzazione e ancorare la nostra azione all'Europa divenuta ancora più indispensabile.
Propone, tra l'altro una lotta a livello mondiale ed europeo contro l'evasione fiscale e “in primo luogo associare tutti i paesi dell'eurozona a una dinamica di convergenza fiscale per quanto riguarda l'imposta sulle società.
Certo finora si tratta di una lucida visione su ciò che c'è da fare per rimettere in moto il processo d'integrazione dell'eurozona e sicuramente una volontà di agire in tal senso. Ma è chiaro che uno dei problemi che la Francia - e alcuni altri Stati europei- devono affrontare è quello di come rendere compatibili queste scelte europee con il processo di risanamento economico e sociale nazionale, sapendo che soprattutto in campi strategici le competenze sovrane, ora nazionali, dovranno essere cedute al livello europeo, con una evidente difficoltà nel momento del passaggio. Sarà necessaria una federalizzazione in campo economico e della sicurezza.
Macron sembra per ora essersi posto nell'ottica di una vera etica della responsabilità, in senso weberiano. Speriamo che le difficoltà che sicuramente si troverà ad affrontare, a partire dalle riforme francesi, non ne blocchino il cammino.
...per me contano l'azione e la realizzazione. Senza le quali la vita politica non è degna del nome che porta.