La tecnologia digitale ha rivoluzionato il mondo. Gli effetti della sua applicazione sono estesi ad ogni ambito: real time communication, ossia, per comunicare con un amico d'oltremare non è necessario scrivere una lettera e adeguarsi alle tempistiche delle poste ma è sufficiente digitare un messaggio che istantaneamente giunge al mittente; e-commerce, ovvero, è possibile vendere e acquistare prodotti e servizi online, spesso senza fare riferimento a punti vendita o intermediari; big data analytics, vale a dire, i dati digitali sono un bene di alto valore da raccogliere e gestire al fine di fornire, ad esempio, un'interpretazione degli stessi per elaborare analisi di mercato più o meno accurate. Queste sono solo alcune delle grandi innovazioni legate alla rivoluzione digitale e a internet; è evidente come esse producano effetti immediati non solo sui nostri stili di vita e sulle nostre scelte ma, per dirla in termini marxiani, sugli stessi sistemi di produzione, mutandone gli assetti e formando nuovi equilibri sociali.
Come suggerisce la lezione marxiana, bisogna ricordare che nuovi assetti produttivi eliminano gli squilibri delle vecchie forme sociali, ma ne propongono di nuovi; in riferimento al cambiamento in atto, è utile parlare di “digital divide”, ovvero di divario digitale.
Bisogna intendere il divario digitale in almeno due sensi: 1) come scarto cognitivo tra chi possiede la conoscenza necessaria per utilizzare le suddette tecnologie e chi no; 2) come scarto infrastrutturale tra chi è dotato degli strumenti necessari per utilizzare tali tecnologie e chi no.
A fine Maggio, il Parlamento europeo, il Consiglio dell'UE e la Commissione europea hanno raggiunto un accordo riguardante un'iniziativa già pensata nel 2016, WiFi4EU, che, stando a quanto afferma un recente comunicato-stampa della Commissione, consiste nel “supportare l'installazione di punti Wi-Fi pubblici e liberi in comunità locali per tutta l'Unione europea”.
L'iniziativa s’inserisce nel più ampio progetto del Mercato Unico Digitale, con lo scopo particolare di migliorare la connettività laddove essa è assente o scarsa, colmando deficit digitali di carattere infrastrutturale.
La strategia è quella giusta; l'UE dovrà dotarsi di strumenti all'avanguardia se non vorrà essere travolta da un mondo che, repentinamente, cambia.