Il progetto europeo sta vivendo una delle sue crisi più gravi ed oggi a molti appare difficile sperare in un'improvvisa risoluzione positiva. Ma, come è scritto nel Manifesto di Ventotene, la strada posta dinnanzi a noi, sebbene lunga e tortuosa, deve essere percorsa. Ora più che mai è necessario coniugare il pensiero politico federalista con gli strumenti che la realtà mette a disposizione.
In questo senso, è con piacere che riportiamo e discutiamo alcuni recenti progressi che, pur nella loro modestia, sembrano rispondere alla necessità di riformare la vita pubblica partecipativa e rinnovare il sistema democratico in direzione di un'evoluzione europea in senso federale.
Il 25 maggio 2016 è stato approvato dalla Camera dei deputati il disegno di legge delega di riforma del terzo settore, le cui dimensioni - che comprendono enti non profit, in generale fornitori di servizi di assistenza - sono sorprendenti. In base al 9° Censimento Istat su industria e servizi, istituzioni e non profit, “al 31 dicembre 2011 le istituzioni non profit attive in Italia sono 301.191, con una crescita pari al 28% rispetto al 2001. Esse rappresentano il 6,4% delle unità giuridico-economiche attive in Italia” e contano 4,8 milioni di volontari, 681 mila dipendenti, 271 mila lavoratori esterni, 6000 lavoratori temporanei.
Il principale obiettivo di questa legge e dei decreti attuativi che seguiranno sarà quello di ridefinire e valorizzare questo mondo di libero servizio.
All'interno del disegno, particolare importanza assume il nuovo Servizio Civile Universale (così definito perché viene allargato) che intende coprire l'altissima richiesta di volontariato negli ultimi anni da parte di giovani tra i 18 ed i 28 anni, prevedendo la possibilità per enti pubblici, territoriali e del terzo settore, di avviare progetti da inserire in questa ampia iniziativa.
Di questa importante innovazione possono usufruire gli stranieri residenti da almeno 5 anni in Italia, facilitando così una maggiore integrazione e valorizzando il multiculturalismo. Inoltre è pure prevista la possibilità per tutti i giovani di trascorrere alcuni mesi del proprio periodo di volontariato in altri stati europei. Come ha sottolineato la deputata PD Francesca Bonomo, sostenitrice attiva del progetto, questa riforma pone le basi per lo sviluppo di un vero Servizio Civile Europeo; e tutti noi sappiamo quanto la sua effettiva costituzione possa giocare un ruolo fondamentale per ricostituire una vita civica partecipativa in declino, come pure per rinsaldare i legami politici, oggi troppo deboli, tra Europa e cittadino.
Posto che il servizio civile è un'importante declinazione della vita democratica partecipativa, la domanda che dobbiamo porci è come sia possibile rinvigorire un dibattito politico attualmente piatto e una vita pubblica degradata seguendo le sole regole del gioco politico presente, accettando cioè gli schemi che l’attuale assetto di potere nazionale impone? La risposta è semplice: non è possibile.
Non è possibile infatti rivitalizzare la democrazia, se ci ostiniamo ad associare questo modello con quella ormai arcaica forma di organizzazione politico-sociale chiamata nazione: questo paradigma non riesce più da tempo a fornire risposte adeguate ai grandi interrogativi dell'uomo cosmopolita, anzi genera contraddizioni dolorose. Ad esempio, perché mai, in un mondo di forti stimoli interculturali ed economicamente interconnesso, il nostro vissuto sociale deve essere lacerato dalle maglie strette della nazione? Il contrasto ontologico tra cittadino cosmopolita e stato-nazione genera una contraddizione a livello della posizione politica dell'essere umano, nella misura in cui essa copre il solo ambito nazionale. Il diritto di libera partecipazione non è infatti sufficiente a garantire l'effettiva partecipazione: bisogna fornire anche visioni, obiettivi comuni, valori nuovi e istituzioni politiche adeguate. Occorre dunque pensare ad un rinascimento della partecipazione democratica solo nell'ottica del superamento dell'attuale sistema politico nazionale.
In questo senso, al già positivo e concreto risultato di un Servizio Civile Universale, si aggiunge un progetto embrionale ma ambizioso, che vuole affiancarsi ad Erasmus come alternativa esperienziale. Si tratta di Odysseus,
“una proposta di servizio civile europeo per reinventare l'Europa”, un'idea italiana che intende offrire “a tutti i giovani europei, non solo agli studenti e a chi è già attivo nel mondo del volontariato, la possibilità di un impegno diretto, per un periodo di tempo limitato in campo ambientale, sociale o culturale, per migliorare il mondo in cui vivono e, nel contempo, affermare la propria presenza nella società” (dal documento di presentazione).
Dunque, una reale proposta di servizio civile sovranazionale, che bene può rispondere alla necessità di alimentare la vita partecipativa europea, se inserita nel più ampio progetto di evoluzione istituzionale in senso federale dell’Europa.
Italiani, francesi, tedeschi, spagnoli e tanti altri popoli europei hanno il bisogno ed il diritto di essere accompagnati verso una comprensione più chiara del loro ruolo storico e politico; il servizio civile può essere un valido strumento per risvegliare coscienze, menti, spiriti e per rinvigorire un concetto paurosamente sbiadito: quello di cittadinanza europea.