Lo scorso 6 giugno si sono svolte le elezioni nello stato orientale tedesco Sassonia Anhalt. Queste elezioni assumono una rilevanza particolare, in quanto si tratta delle ultime a livello regionale prima della chiamata nazionale alle urne del prossimo 26 settembre. Nell’anno della Conferenza sul futuro dell’Europa, cominciata lo scorso 9 Maggio e che si chiuderà la prossima Primavera, è di fondamentale importanza capire quali sono i partiti che influenzeranno la politica della Germania dopo il ritiro preannunciato di Angela Merkel, in carica dal 2005. Lo stato tedesco rappresenta infatti un vero traino economico e politico nell’Unione dei ventisette, essendone il più popoloso e prospero. Il prossimo governo che si insedierà a Berlino giocherà dunque un ruolo vitale nel processo di ulteriore integrazione europea al quale si sta lavorando durante la Conferenza. Vediamo dunque quali partiti escono vittoriosi e quali invece sconfitti dalle elezioni in Sassonia Anhalt, stato che con la sua popolazione di 2,2 milioni di abitanti fornisce un campione piccolo ma comunque significativo.

L’Unione cristiano-democratica stravince con un 37,1%, che le permetterà di guidare le trattative per la formazione del prossimo governo regionale. Si tratta di un risultato in controtendenza: l’Unione, dopo l’assegnazione della segretaria ad Armin Laschet, era scesa addirittura al 24% a livello nazionale. Questo successo contribuisce così a rinvigorire l’Unione, che si attesta momentaneamente al 28,4%, saldamente al primo posto tra i partiti. Laschet può così respirare ossigeno prima del periodo intenso che procederà la campagna politica finale di agosto e settembre, anche se questo voto potrebbe essere interpretato come successo personale dell’attuale presidente democristiano del Land Reiner Haseloff, e non del segretario della CDU. In ogni caso, questa vittoria candida Laschet come lo Spitzenkandidat con le maggiori probabilità di diventare Cancelliere. A livello europeo egli rappresenterebbe un capo di governo in continuità con il forte europeismo di Frau Merkel: a questo proposito, il segretario della CDU ha recentemente rilasciato un’intervista al Financial Times, dove dichiara “la necessità di un’Unione più stretta…di una politica economica comune…e di una Costituzione europea. Allo stesso tempo, egli sostiene che “sotto le regole del Trattato di Maastricht, ogni paese è responsabile del suo debito. L’idea alla base è di evitare una situazione dove un paese è responsabile del debito di un altro… e questo principio vale tutt’ora”. Si tratta di una dichiarazione europeista ma conservativa, che rivela il limite nelle intenzioni dei democristiani in uno dei punti chiave dello sviluppo federale dell’Unione, ovvero il passaggio da un’unione monetaria ad un’unione fiscale.

Le elezioni in Sassonia Anhalt sono state invece una delusione per il partito Bündnis 90/die Grünen, dato che ottengono un misero 5,9%. Le ragioni di questa sconfitta possono essere spiegate soprattutto dall’alto tasso di disoccupazione di questo Land, del 7% circa, ma anche dalla sua solida tradizione industriale, specialmente nel campo chimico. Questa percentuale è l’emblema di un sentimento che sta attraversando anche la nazione nel suo intero: un governo dei verdi rischia di danneggiare la florida economia tedesca? Il voto in Sassonia Anhalt è la conferma che l’entusiasmo verso i verdi, accesosi in seguito all’assegnazione della segreteria del partito alla giovane Annalena Baerbock, si sta affievolendo. In Primavera, il partito aveva addirittura superato nei sondaggi i democristiani, raggiungendo un elevato 26%, ma attualmente si attestano su un più magro 20,3%, che sarebbe comunque un risultato molto positivo per un partito che solo 4 anni si fermò all’8,9%. Il loro apporto potrà essere fondamentale per la causa europea, visto le loro idee di forte vicinanza al federalismo europeo, confermate dalla sottoscrizione all’appello dell’UEF e del Gruppo Spinelli per un’Europa sovrana e democratica da parte di importanti esponenti del partito.

Una coalizione nero-verde sembra in questo momento la più quotata a reggere il prossimo governo, anche se ci sono dei punti di frizione. Sempre al Financial Times, Laschet si dichiara timoroso verso l’obiettivo di carbon neutrality che l’Europa e la Germania si sono poste di raggiungere entro i prossimi decenni: “il venti per cento dei posti di lavoro sono nell’industria, nell’acciaio, nella chimica, nell’automobilistica. Sono settori chiave della nostra economia e li vogliamo lì anche tra vent’anni”. Nonostante i punti di scontro, le possibilità di una coalizione delle due attuali forze politiche di maggioranza sono concrete: nel Baden-Wuerttemberg è stato registrato lo scorso marzo il netto successo dei verdi, che ha portato alla formazione di una coalizione verde-nera; in Hessen governa invece una coalizione nero-verde. Una loro coalizione a livello nazionale significherebbe per l’Europa poter contare su un governo tedesco a trazione europea nei prossimi anni, nonostante le dichiarazioni di Laschet potrebbero rivelarsi un freno al federalismo fiscale.

Vediamo ora come sono andati i partiti momentaneamente meno quotati ad entrare nel prossimo governo. L’FDP riesce questa volta a superare la soglia di sbarramento del 5% e ad entrare nel parlamento regionale. Un piccolo successo che conferma un loro avanzamento anche a livello nazionale, dove si attestano al quarto posto con il 12,4%. Lo storico partito socialdemocratico SPD, al contrario, sprofonda sempre di più nel baratro, ricevendo un misero 8,4%, mentre nei polls nazionali si aggira su un 16,1%, percentuale relativamente bassa per gli storici rivali dell’Union. L’SPD sembra essere percepito come lontano dalle idee di protezione sociale nel libero mercato che lo hanno sempre caratterizzato, specialmente dopo otto anni di governo con i democristiani. Sia i liberali che i socialdemocratici hanno idee fortemente europeiste e sono possibili candidati alla formazione del nuovo governo. L’FDP avrebbe più possibilità se l’Unione CDU-CSU si rivelasse molto forte a settembre, viste le idee liberaliste in comune; l’SPD, vista la sua crisi, probabilmente resterà fuori dal governo in caso di vittoria democristiana, per poter ricostituire la solida base elettorale delusa dai troppi governi di coalizione con i conservatori.

In chiusura troviamo i partiti che al momento costituiscono la quinta e sesta forza politica a livello nazionale: l’Alternative Für Deutschland e Die Linke. In Sachsen Anhalt, ma anche in tutti gli altri stati federati un tempo facenti parte della Repubblica Democratica Tedesca, queste due forze politiche vivono ed hanno vissuto storie differenti rispetto agli stati dell’ovest. Die Linke è infatti lontano parente del SED, il partito socialista che governava proprio la DDR (RDT in italiano). Conseguentemente, questo partito ha sempre ottenuto buone percentuali in questo stato, in quanto molte persone conservavano, e alcune conservano tutt’ora un legame con la politica e l’ideologia della Germania dell’Est. Die Linke è infatti l’unico partito nel Bundestag apertamente contrario al sistema capitalistico, oltre ad auspicare un’uscita dalla NATO per poter costituire un sistema difensivo europeo sotto l’ombrello della Russia. Alle elezioni del 6 giugno, però, il partito dei socialisti si è fermato all’11%, in calo di ben 7 punti percentuali rispetto al 2016, confermando un trend in discesa a livello nazionale, dove si aggirano intorno ad un 7%, percentuale inferiore rispetto al 9,2% del 2017. Anche il partito nazionalista dell’AFD ha fin dalla sua nascita ottenuto risultati ottimi nell’Est, dove è riuscito a volgere sé elettori frustrati da una situazione socioeconomica non ottimale nelle nuove regioni riunificate. I nazionalisti vedono invece ridursi la loro percentuale in Sassonia Anhalt quest’anno, passando quindi dal 24% del 2016 ad un 20,8%, anche se è doveroso segnalare che tra gli elettori sotto i 30 anni l’Afd è stato il partito più in voga. Una loro caduta sul campo di casa costituisce il simbolo di un processo in corso a livello europeo: sembra infatti che i partiti populisti abbiano perso terreno dopo la crisi pandemica e la conseguente istituzione del Next Generation EU, lo strumento per la ripresa dell’Europa dal valore complessivo di 750 miliardi. Molti cittadini sembrano aver ritrovato fiducia nel progetto europeo, mentre rivalutano in negativo le risposte populiste: lo testimonia in Sassonia Anhalt il netto successo di un partito concreto e di sistema come la CDU e la sconfitta invece di un partito populista e nazionalista come l’AFD, che nei sondaggi nazionali scende al 9,7%, rispetto al 12,5% del 2017.

Per concludere, la situazione politica in Germania sembra tendere ad un governo Union-Grünen, ma anche i liberali possono giocarsi le loro carte in caso di ampia vittoria democristiana. L’SPD potrebbe decidere di passare all’opposizione per poter raccogliere nuovamente consensi, mentre sembra iniziata la parabola discendente dei due partiti agli estremi, Die Linke a sinistra e AFD a destra. L’Europa sembra ampiamente al centro dei programmi dei maggiori partiti tedeschi, notizia che fa ben sperare per il futuro processo di integrazione al quale si sta lavorando nel corso della Conferenza sul futuro dell’Europa.

 

 

 

  

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