Nel fracasso diplomatico seguito agli annunci di Stati Uniti, Regno Unito e Australia, che hanno reso la Francia furiosa, c’è un grande assente: i paesi dell’Unione europea, il cui silenzio solleva pesanti interrogativi. Non un solo commento, non una sola dichiarazione da parte dei 26 partner della Francia. Solo un’allusione del capo della diplomazia europea Josep Borrell, che ha dichiarato di “comprendere la delusione francese”. Poca cosa, insomma.
Certo, al centro di tutto c’è un contratto per la vendita di armamenti tra Francia e Australia, annullato e sostituito con un’offerta degli Stati Uniti. Se la vicenda finisse qui sarebbe difficile pretendere dal resto d’Europa la minima solidarietà, in particolare da parte della Germania, che aveva perso la gara d’appalto a beneficio della Francia.
Ma non è difficile comprendere che la posta in gioco è ben più alta, ed è politica. La questione riguarda il comportamento degli Stati Uniti con i loro alleati nella geopolitica dell’area indopacifica, diventata il teatro del conflitto con la Cina nella lotta tra le potenze del ventunesimo secolo. In quest’ottica il silenzio dell’Europa è meno comprensibile.
I paesi europei erano già stati sorpresi e messi davanti al fatto compiuto in Afghanistan il mese scorso. Ma allora perché mantengono il silenzio davanti a un nuovo episodio di mancanza di rispetto tra alleati, stavolta nei confronti di un paese dell’Unione?
Per l’ennesima volta torniamo alla difficoltà che incontrano gli europei quando si parla della garanzia di sicurezza offerta dagli Stati Uniti. L’Europa sa di essere debole, ma non vuole fare a meno della protezione di Washington. Gli europei sono in difficoltà anche davanti alla posizione della Francia, sospettata di voler indebolire la Nato (l’alleanza guidata dagli statunitensi) a vantaggio di un’ipotetica difesa europea in cui Parigi ricoprirebbe il ruolo principale.
In Europa nessuno vuole scegliere tra Stati Uniti e Francia. Dopo aver palesato la propria contrarietà, la Francia farebbe meglio a evitare il rischio di “perdere gli europei”, ritrovandosi isolata e perdente su tutti i fronti.
Siamo ben lontani dalla difesa europea voluta dalla Francia e da altri paesi, ma paradossalmente la situazione si sta muovendo. Per la prima volta è stato creato un fondo per la difesa all’interno del bilancio europeo, mentre le forze di dieci paesi dell’Unione sono presenti al fianco della Francia in Sahel, compresa l’Estonia che finora si era concentrata solo sul fronte orientale. Infine un vertice dei ventisette si terrà in primavera a Tolosa, sotto la presidenza francese, per adottare una “bussola strategica”, ovvero definire gli interessi e gli obiettivi comuni, condizione sine qua non di una difesa condivisa.
Ma ciò che ancora non è evidente è la volontà comune degli europei di esercitareL’alternativa è quella appena mostrata dal Regno Unito, che aveva scelto la Brexit per emanciparsi ma non ha fatto altro che tornare nel girone americano.
La vicenda dei sottomarini lascerà tracce durature nei rapporti tra gli alleati. La ferita francese è aperta, ma potrà anche aiutare l’Europa a prendere coscienza della brutalità del mondo reale in cui siamo entrati. Il silenzio degli europei, in ogni caso, non lascia ben sperare.