Con questo numero si conclude il mio compito di direttore de “L’Unità Europea”. Due le ragioni di questa scelta. La prima è stata l’opportunità di un riequilibrio delle responsabilità centrali attribuite alle sezioni regionali del MFE dopo il congresso di Vicenza, che ha visto la rinuncia di Giorgio Anselmi alla Presidenza del MFE e l’attribuzione all’Emilia-Romagna di una vicepresidenza e di una vice-segreteria, oltre all’opportunità di un’integrazione della direzione del giornale nel gruppo comunicazione. La seconda ragione è personale: dall’estate 2020 la mia vista è iniziata a peggiorare tanto da rendere faticoso leggere e scrivere e lavorare a lungo sullo schermo del computer. Sono stato recentemente sottoposto ad un primo intervento oculistico, ma i risultati sembrano limitati. Quindi conviene limitare gli sforzi al video ed evitare le conseguenze sulla produttività che ostacolano la tempestività di uscita bimestrale. Federico Brunelli è stato designato dal Comitato Federale a succedermi. A lui e alla nuova redazione va il mio augurio di buon lavoro. A quella uscente e al grafico Bruno Marchese il ringraziamento per la preziosa collaborazione fornitemi.
Obiettivi perseguiti:
Nel fissare gli obiettivi del nostro giornale ho tenuto conto delle mie esperienze come direttore del Centro inter-bibliotecario dell'Università di Bologna e come coordinatore del progetto europeo CASA sui periodici e gli articoli a cui partecipava anche l'agenzia ISSN dell’UNESCO, nonché quanto mi ebbe a sottolineare Umberto Eco, quando l’Alma Mater acquisì la Biblioteca Universitaria di Bologna, e dovemmo decidere come conservare e rendere consultabile le collezioni di periodici dal seicento ad oggi. Eco sottolineò il rischio di perdere la documentazione storica di quanto prodotto in presenza del solo supporto digitale a causa degli oneri continui che comporta in particolare la rapida sostituzione degli standard di registrazione. Inoltre, la ricerca dei titoli e dei contenuti è si facilitata dai cataloghi, repertori e archivi di testi on line, ma solo se si conoscono già i termini di ricerca inseriti. Allo stesso tempo, si perdono quei documenti solo occasionalmente notati sfogliando materiali cartacei, come accade nelle sale riviste delle biblioteche. Anche per la storia del MFE, è importante avere archivi nella doppia versione, online e cartacea, a disposizione degli studiosi.
Pertanto, ho associato a quella cartacea una visione online integrata e registrata presso l’ISSN. La versione cartacea è stata conservata come disegnata da Giorgio Anselmi, e tecnicamente ben curata da Bruno Marchese che già ne metteva in rete delle copie. I bibliotecari di CASA, considerata la testata a stampa del MFE, l’avevano già registrata nell’ISSN .
La versione online ha un proprio ISSN a cui fa riferimento quello della versione cartacea per cui la visibilità e la ricerca della rivista è integrata anche a livello mondiale. L’edizione online attende alcune scelte editoriali affidate alla nuova redazione. Le scelte contenutistiche e di diffusione sono interdipendenti tra le due edizioni. Ne parlerò con il nuovo direttore.
Un nuovo impegno nell’ufficio del dibattito
Il Comitato federale mi ha chiamato ad integrare l’Ufficio del dibattito coordinato da Raimondo Cagiano de Azevedo. Collaborando alla sua opera ascolterò le esigenze di analisi e discussione di aspetti che toccano la vita dell’UE e l’evoluzione del federalismo europeo e mondiale. In particolare le esigenze che gli iscritti segnaleranno.
Il mio patrimonio culturale e politico più rilevante è quello acquisito da Altiero Spinelli quando a Bologna negli anni ’60 insegnava alla Johns Hopkins e partecipava alla fondazione dell’Associazione il Mulino, titolare della Rivista e della Casa editrice omonime. Sin da matricola (guardate la foto qui pubblicata del mio tesserino universitario) andavo a prenderlo all’uscita delle lezioni e seguivo le sue conversazioni peripatetiche sotto i portici raggiungendo la redazione della rivista, o la sede del MFE o semplicemente la stazione. Era il periodo in cui Spinelli chiudeva i primi periodi della sua azione politica: quelli di Ventotene, della CED e del Congresso del Popolo Europeo per decidere che il futuro dell’unificazione continentale sarebbe passato dalle Comunità europee ratificate nei trattati di Roma e nel loro sviluppo istituzionale (vi fu lui stesso coinvolto come Commissario e parlamentare europeo). Questo richiedeva una modifica delle maggioranze di governo in Italia e una politica estera italiana europeista ed atlantica. Il Mulino era un gruppo autorevole dove discutere ed operare per l’evoluzione della politica italiana e ricercare alleati intellettuali su queste tematiche. Erano anche gli anni della decolonizzazione. Per questo Spinelli partecipò alla fondazione dell'Istituto Affari Internazionali, dove mi chiese di collaborare stabilmente, ma il mio direttore universitario non lo concesse. Nel 1968 partecipò anche alla fondazione del Club di Roma. Si rendeva conto delle esigenze ambientali che imponevano una politica industriale ad hoc ed una soluzione integrata per l’energia che i Trattati europei non consentivano di affrontare in modo adeguato. Era alla vigilia della sua designazione a Commissario all’industria, ma i limitati poteri della Commissione non consentivano di correggere i Trattati istitutivi. Sono problematiche che, nonostante i passi compiuti, restano attuali anche oggi dopo una quarantina di anni e pertanto vanno affrontati dai federalisti e dalle altre forze politiche e sociali con nuovi passi evolutivi, in primis nell'ambito della Conferenza sul futuro dell'Europa. Per questo penso di poter contribuire ai lavori dell'Ufficio del Dibattito. Mi impegnerò a farlo.