Per l’Europa è un momento storico. Lo scorso 26 novembre il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ed il Premier italiano Mario Draghi hanno infatti siglato a Roma il Trattato del Quirinale, un’intesa in 12 articoli per un’Europa sovrana e unita. L'Italia salda un'alleanza politica senza precedenti con un Paese amico, la Francia, con cui ci sono interessi sempre più forti e comuni: due grandi Paesi, due grandi economie decidono di governare e gestire nel dialogo e nella continuità le loro relazioni bilaterali e la loro azione in Europa e nel mondo. Il Trattato del Quirinale nasce da un'idea di Macron del 2017: da Sottosegretario di Stato italiano alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega agli affari europei diedi il mio contributo all’avvio dei dialoghi per la stesura del trattato lavorando con Nathalie Loiseau, Ministro degli affari esteri francese. Ne iniziammo a discutere e a lavorarci, ma poi fu tutto congelato con il primo Governo Conte; si è ricominciato a parlarne con il Conte bis, è indubbio però che l'impulso decisivo sia stato dato dal premier Draghi: tra lui e Macron c'è una forte intesa e hanno anche personalmente voluto le ultime aggiunte al Trattato.

La cooperazione tra i nostri due Paesi renderà sicuramente l'Europa più forte. Sono convinto che la costruzione europea a 27 debba poggiare su di una base geopolitica ed industriale solida, su quello che ho definito un treppiede Roma, Parigi, Berlino. Questo non significa affatto creare cerchi o nuove divisioni tra Paesi: significa al contrario favorire un gruppo dinamico di Stati e popoli che spinge in modo deciso e inclusivo per raggiungere veramente tutti gli obiettivi comuni decisi a 27. Spero che Macron e Draghi possano dare una forte spinta all'autonomia strategica europea, industriale e della difesa, in settori per noi chiave come la ricerca scientifica e la commercializzazione dello spazio, possano avviare la riforma dell'Eurozona e più in generale sfruttare al massimo le proposte di riforma dell'UE che verranno dalla Conferenza sul Futuro dell'Europa in corso.

L'Italia, sia ben chiaro, non ha nulla da temere da una relazione speciale con la Francia. La bilancia commerciale è in attivo per noi italiani; in altre parole vendiamo ai francesi più di quanto compriamo da loro, le nostre aziende creano migliaia di posti di lavoro in Francia, l’aeroporto di Nizza è gestito da italiani. Non vedo il rischio, paventato da alcuni, di colonizzazione francese: Philippe Donnet, francese, guida un gruppo internazionale come Generali ben radicato in Italia; Luca De Meo, italianissimo, è CEO di Renault. Il Trattato del Quirinale consentirà piuttosto di appianare eventuali divergenze a monte, con un meccanismo di concertazione e dialogo regolare, al fine di scongiurare malintesi e tensioni a valle: meglio discutere vivamente nella fase iniziale anziché recriminare pubblicamente dopo.

Del resto gli interessi di Italia e Francia non sono mai stati così convergenti. Dalle priorità europee alla transizione ambientale, dalla riforma del Patto di Stabilità alla rivoluzione digitale, italiani e francesi hanno compreso che è meglio cooperare a monte dei processi anziché' accusarsi reciprocamente a valle. Pensate ad esempio alla Libia dove Roma e Parigi, agendo in un'ottica competitiva l'una contro l'altra, hanno preparato l'arrivo di russi e turchi: paradossale. La cooperazione tra Italia e Francia va strutturata e formalizzata, non può dipendere unicamente dalle personalità presenti di volta in volta all'Eliseo e a Palazzo Chigi: il Trattato del Quirinale garantisce continuità e solidità nelle nostre reciproche relazioni. Dicevo Europa basata sul treppiede Roma, Parigi e Berlino. Molto promettente per le sorti dell’Europa unita è quanto sta avvenendo in Germania con l’insediamento del nuovo Governo guidato dal Cancelliere socialdemocratico Scholz. Nel suo programma si legge: “Un’Unione Europea più forte democraticamente, più capace di agire e strategicamente sovrana è la base per la nostra pace, prosperità e libertà.

È in questo quadro che noi affrontiamo le grandi sfide del nostro tempo. Supportiamo le modifiche necessarie ai Trattati. Useremo la Conferenza sul Futuro dell’Europa per le riforme. La Conferenza dovrebbe portare ad una Convenzione costituente e all’ulteriore sviluppo di uno Stato federale europeo, che sia decentrato e organizzato in accordo ai principi di sussidiarietà e proporzionalità e basato sulla Carta dei Diritti Fondamentali.” E ancora: “Vogliamo rafforzare il Parlamento Europeo, ad esempio per quanto riguarda il diritto di iniziativa, preferibilmente nei trattati, altrimenti a livello interistituzionale. Sosteniamo una legge elettorale europea unica con liste parzialmente transnazionali. Useremo ed estenderemo il voto a maggioranza qualificata nel Consiglio.”

Per chi come me è da sempre federalista europeo leggere nel programma di Scholz parole come riforma dei Trattati, convenzione costituente, Stato federale europeo fa davvero ben sperare. Oltre all’attuazione dei primi provvedimenti voluti dalla coalizione semaforo di liberali, verdi e socialdemocratici in Germania, nei prossimi mesi fondamentale sarà per i destini della nostra Europa l’agenda politica portata avanti dalla Presidenza francese del Consiglio dell’UE nel semestre che decorre dal 1° gennaio 2022.

La presidenza francese dell'Unione Europea mira a "muoversi verso un'Europa potente nel mondo, un'Europa pienamente sovrana, libera nelle proprie scelte e capace di dominare il proprio destino", per usare le parole di Macron. Intende difendere il nostro welfare state europeo, concependo un modello di produzione ma anche di solidarietà; vuole conciliare le ambizioni climatiche e lo sviluppo economico introducendo la nuova tassa sul carbonio alle frontiere dell'UE. Annunciati da Macron i piani per trasformare l'Europa in una potenza digitale: attualmente sono in corso a livello UE due pacchetti legislativi, il Digital Services Act e il Digital Market Act, che saranno priorità massime della presidenza francese.

Sul dibattito sullo stato di diritto che ha diviso l'Europa occidentale e orientale, Macron ha avvertito che queste sono questioni esistenziali che non possono essere negoziate. Si parla inoltre di introdurre un servizio civico europeo di sei mesi per tutti i giovani sotto i 25 anni. Insomma, l’avvento del semestre di Presidenza francese e l’insediamento del nuovo esecutivo tedesco sono elementi che uniti alla firma del Trattato del Quirinale ben rappresentano l’unicità del momento storico che stiamo attraversando, caratterizzato da straordinarie opportunità di progresso per l’Europa unita. Italia, Francia e Germania sapranno mi auguro guidare questa rinnovata spinta all’integrazione nel solco del processo federalista europeo: Draghi, Macron e Scholz si dimostrino leader all’altezza del grande compito cui sono chiamati.

  

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