Per descrivere a parole il valore di David Sassoli servirebbe l’abilità di un grande scrittore. Il vuoto che lascia all’interno di ognuno di noi è incommensurato, ma la grandezza di quanto da lui compiuto in vita, come professionista dell’informazione, prima, e poi come rappresentante dei cittadini e uomo delle istituzioni, come Presidente del Parlamento Europeo, colmerà perennemente quel senso di vuoto, nella nostra memoria e sui libri di storia. Le testimonianze di affetto, le espressioni di amore a cui abbiamo assistito in occasione dei suoi funerali, le parole scritte sui giornali, sui siti, nei messaggi di posta elettronica, sui social network, da parte di tutti, danno la misura della profondità del suo animo, della sua umanità.
David Sassoli sarà ricordato per essere stato un grande Presidente del Parlamento Europeo, il cui mandato ha coinciso con il periodo più difficile per la storia d’Europa dal dopoguerra. Lo scoppio della pandemia da Covid19 avrebbe potuto produrre un impatto devastante, totale, sulla capacità della nostra istituzione di portare avanti il proprio lavoro, politico e legislativo. Per quanto possa sembrare banale, far funzionare un Parlamento composto da rappresentanti provenienti da ogni angolo d’Europa, in tempo di pandemia, di lockdowns, di restrizioni ai viaggi, sarebbe potuta diventare un’operazione impossibile.
Eppure l’urgenza dettata dalla gravità della situazione socio-sanitaria ha reso tale operazione necessaria, ed è grazie alla ferma volontà del Presidente Sassoli che il Parlamento Europeo è rimasto aperto, una delle prime esperienze di democrazia in smart working nel mondo, con votazioni organizzate in via eccezionale da remoto, negoziati interistituzionali, riunioni e dibattiti in videoconferenza, che hanno permesso all’Unione Europea di andare avanti, all’Europa di reagire al virus.
Grazie alla sua determinazione, il Parlamento Europeo è riuscito, per citare alcuni degli esempi più importanti, a chiudere il suo Quadro Finanziario Pluriennale; a permettere lo sblocco di risorse preziose tramite i fondi europei per tamponare la crisi sanitaria sui territori, o per sostenere le finanze pubbliche a difesa dei sistemi di cassa integrazione, penso allo strumento REACT-EU o a SURE; ha potuto portare a una rapida adozione di Next Generation EU e in particolare del dispositivo per la ripresa e resilienza (RRF), che oggi serve come base per il rilancio dell’economia europea e per la transizione verde e digitale. Sono convinto che senza la figura di Sassoli il primo vero piano di solidarietà e di comune ripartenza che mai si era realizzato in Europa in questi termini sino ad oggi non sarebbe nato nelle forme che conosciamo.
In questo clima di urgenza ed emergenza, c’era il forte rischio che l’agenda di riforma istituzionale dell’Europa venisse accantonata, erroneamente. David ha invece compreso che sarebbe stato impossibile fare i passi avanti necessari per uscire dalla crisi senza portare avanti il ragionamento sull’architettura istituzionale e sulla governance europea. La sua insistenza in seno al Consiglio Europeo, dove il Presidente del PE invitato all’inizio dei summit, e durante i negoziati per raggiungere un accordo ambizioso sul tema delle risorse proprie fu fondamentale nei mesi più caldi del dibattito a Bruxelles, a cavallo tra il 2020 e il 2021. Allo stesso tempo, fu proprio David Sassoli a spingere affinché la Conferenza sul Futuro dell’Europa potesse finalmente iniziare e potesse dotarsi di una struttura all’altezza di produrre risultati concreti, anche sul fronte di una possibile riforma dei Trattati.
Il suo discorso in occasione della Cerimonia per la firma della Dichiarazione Congiunta della COFoE è esemplare in questo senso: in un discorso europeista, federalista, in quell’occasione David ricordò la necessità per l’Europa di affrontare le questioni globali e adattarsi a un mondo che cambia, rafforzando la sua democrazia, gettando le basi per un nuovo contratto sociale tra europei, trasformando la sempre maggiore consapevolezza del nostro destino comune verso un’agenda di riforma legislativa ma anche costituzionale, tramite la revisione dei Trattati. David fino all’ultimo ha voluto ricordare che questo grande processo di confronto tra i cittadini e le istituzioni dovrà dare risposte vere ad un’esigenza che è emersa, un’esigenza di cambiamento e integrazione, soprattutto nell’ottica di risposta alla crisi che abbiamo vissuto.
Anche in occasione del suo insediamento a Presidente del PE offrì una testimonianza inequivocabile della sua fede federalista, citando la necessità di recuperare lo spirito di Ventotene e lo slancio pioneristico dei Padri Fondatori. Vorrei citare un passaggio straordinario di quel suo intervento: “Non siamo un incidente della Storia, ma i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l’antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia. Se siamo europei è anche perché siamo innamorati dei nostri Paesi. Ma il nazionalismo che diventa ideologia e idolatria produce virus che stimolano istinti di superiorità e producono conflitti distruttivi”.
Ho avuto modo di apprezzare la sua figura umana quando da giovanissimo, nel 2014, arrivai al Parlamento Europeo, proprio David mi spiegò e insegnò moltissimo nel corso del primo e anche durante l’attuale secondo mandato: ho trovato in lui un maestro, una persona che si è resa disponibile al massimo a trasmettere la propria esperienza. Ricordo il suo appoggio totale e il suo incoraggiamento nel momento più delicato dei negoziati sul Fondo Sociale Europeo Plus, dove conducevo una battaglia per il Gruppo dei Socialisti e Democratici nel chiedere più risorse per l’occupazione giovanile, per la creazione della Garanzia per l’infanzia e, tema a lui davvero caro, per rafforzare il fondo per l’aiuto agli indigenti, il FEAD. In quel momento gli presentai l’ultima proposta compromesso messa sul tavolo dalla Presidenza tedesca di turno, e le mie perplessità. Mi incoraggiò a tener duro e a non farmi mettere all’angolo dalle richieste dei governi che avrebbero preferito far fallire l’accordo piuttosto che rivedere al rialzo le priorità del Parlamento. Fu un braccio di ferro duro, saltò l’accordo con i tedeschi, che fu invece raccolto dai portoghesi il mese successivo. Una battaglia vinta che oggi sento ancora più vicina al cuore, proprio grazie alla sua spinta. La sua decisione di aprire il Parlamento Europeo di notte alle persone senzatetto e alle donne vittime di violenza, durante la fase critica della pandemia da Covid19, fu dimostrazione concreta del suo impegno personale, ancor più che politico. David era tutto questo: caparbietà, umanità, solidarietà, a definire il suo continuo impegno per l’ascolto, il dialogo e il confronto, senza mai dimenticare i propri profondi valori.
Ci aspettano anni di grandi riforme, nel solco del ricordo e dell’azione di David, partendo dalle regole di bilancio, da una fiscalità vera, una politica estera comune e una politica migratoria solidale ed efficace. Le strade che sono state aperte dalla sua azione politica sono fondamentali e non devono essere richiuse. Oggi la mia speranza è che la nuova presidenza del Parlamento Europeo sappia proseguire un percorso nel solco dell’azione tracciata da Sassoli, raccogliendone l’eredità e onorando la sua memoria, con un’attenzione precisa ai più vulnerabili, ai più deboli, ai diritti umani e alla sostenibilità sociale della transizione digitale ed ecologica.
La prima seduta plenaria dell’anno 2022 è stata toccante, straziante, bellissima. Il saluto dell’Aula al suo Presidente sarà ricordato negli anni a venire come un momento altissimo, dolorosissimo, ma potente, di quanto l’azione di un uomo possa avvicinare le persone verso un’idea, un progetto. Quell’idea è, appunto, l’Europa. Vorrei concludere questo messaggio di ricordo usando le parole del Segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, che in quell’occasione ha ricordato David per il suo continuo impegno per rendere l’Unione Europa un posto più giusto e più vicino ai suoi cittadini e ai loro bisogni: “L’Europa sono innanzitutto le sue persone, le sue anime, i suoi cuori. Sì, abbracci, emozioni sorrisi e anche lacrime”.
David Sassoli, un grande Presidente, un grande Europeo. Un uomo.
Ciao David.