La parabola di Liz Truss, passata in meno di due mesi dalla nomina a primo ministro alle dimissioni, è l’ultimo esempio della crisi politica in cui il partito conservatore britannico, e di conseguenza il governo, sono precipitati da quel fatidico 23 giugno 2016, quando il referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea sancì il divorzio tra le due sponde della Manica. La storia del tracollo del suo governo, il quarto in sei anni ed il primo dopo l’uscita effettiva del Regno Unito dall’Unione europea dimostra come la retorica della ‘Brexit come opportunità di crescita al di fuori delle costrizioni di Bruxelles’ fosse un miraggio fasullo fin dall’inizio, e ci mette in guardia sui pericoli della retorica anti-europeista.

Liz Truss: la Brexit come nuovo inizio

Se Boris Johnson era stato il pirotecnico premier dei negoziati sulla Brexit, la Truss segnava il nuovo inizio del Regno Unito. La nuova premier era una ‘remainer’ convertitasi alla Brexit dopo il referendum, convinta che l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea rappresentasse una grande opportunità di sviluppo per il Paese; il suo governo, il primo effettivamente nato dopo l’uscita definitiva del Regno Unito dalla UE, rappresentava l’ala più liberista del partito e sosteneva la Brexit più dura e radicale[1]. La Truss dichiarò nel suo primo discorso il 6 settembre che il suo governo avrebbe ‘colto tutte le opportunità che la Brexit ci offre’ e che avrebbe ricostruito l’economia britannica, con una riforma fiscale ed una serie di investimenti che avrebbero trasformato il Paese. Purtroppo, l’inizio del suo governo fu funestato da un evento inaspettato: la morte di Elisabetta II, appena due giorni dopo la nomina della Truss. Un cattivo presagio?
 

La ricetta economica di Liz Truss

Al momento della nomina della Truss, l’economia del Regno Unito non era in buona salute. Il PIL britannico con la pandemia si era contratto più di tutti gli altri Paesi del G7; a metà del 2022 era ancora dello 0,2% più basso rispetto ai livelli del 2019, mentre l’Eurozona aveva raggiunto un livello dell’1,8% più alto rispetto al 2019. Anche le previsioni per il 2023 indicano una crescita più bassa rispetto all’Eurozona[2]. Il grande sviluppo che sarebbe seguito alla Brexit, preconizzato da Johnson durante i negoziati del 2020, non si è materializzato: gli scambi commerciali con la UE sono diminuiti, senza essere compensati dai maggiori scambi con il resto del mondo[3].

Di fronte ad uno scenario economico così fragile, la Truss ed il Cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng annunciano il 23 settembre 2022 una serie di riforme che dovrebbe trasformare il Regno Unito ma invece porterà ad una tempesta valutaria ed economica tra le più violente degli ultimi anni. La manovra era basata su questi punti:

  • Cancellazione dell’aliquota fiscale del 45% per i redditi sopra le 150mila sterline;
  • Taglio dell’aliquota per i redditi più bassi (fino alle 20mila sterline) dal 20% al 19%;
  • Cancellazione del tetto ai bonus dei banchieri (finora al 200% del salario);
  • Cancellazione dell’innalzamento dell’aliquota fiscale per le imprese dal 19 al 25%;
  • Nessuna tassazione sugli extra profitti delle società energetiche;
  • Riduzione della tassa sui dividendi;
  • Tetto al caro bollette, congelate per due anni;
  • Massiccio piano di investimenti infrastrutturali, senza una indicazione chiara delle coperture di spesa.

Questo programma audace e poco ortodosso indicava un enorme taglio delle tasse ed un aumento della spesa in un momento di decisa stagnazione economica e di alta inflazione; il taglio delle tasse sarebbe costato da solo circa 45 miliardi di sterline all’anno alle casse del Tesoro[4]. La ‘Trussonomics’ si basava sull’idea che tasse più basse avrebbero generato una crescita tale da pagare il debito emesso per finanziare le spese ed i tagli alle imposte; d’altronde, chi poteva ormai dettare condizioni al Regno Unito, libero finalmente dai lacci di Bruxelles?
 

Not so fast

Ma la libertà ha un costo. Mentre i banchieri della City festeggiavano la cancellazione del bonus cap, la sterlina precipitava al valore più basso degli ultimi 37 anni; i titoli obbligazionari crollavano, trascinando i titoli di Stato britannici ed i fondi pensione. La situazione è tale che il 28 settembre[5] la Bank of England deve intervenire per calmare i mercati. Il Cancelliere deve clamorosamente fare marcia indietro; il 3 ottobre annuncia che il taglio dell’aliquota più alta verrà abbandonato.

La sconfessione del punto fondamentale del budget segna la fine di Kwarteng, che viene licenziato dalla Truss il 13 ottobre, a 38 giorni dalla nomina[6]. Al suo posto viene eletto il 15 ottobre Jeremy Hunt, un tecnocrate conservatore, chiamato anche ‘Jeremy Draghi’[7] per la sua reputazione di competenza, ragionevolezza e ‘prevedibilità’, doti ricercate dopo gli spericolati esperimenti della Trussonomics[8]. Hunt cancella subito quasi tutte le misure annunciate da Kwarteng, con una manovra di tagli ai sussidi e innalzamento delle aliquote fiscali che vale oltre 32 miliardi di sterline, il più grande incremento fiscale dal 1993. La parabola della Truss si compie il 20 ottobre con le sue dimissioni; il suo governo è durato 45 giorni, il governo più corto della storia del Regno Unito, e fa precipitare il sistema politico britannico nel caos. Il partito conservatore è travolto nell’ennesimo psicodramma, che fa rimpiangere i governi balneari italiani; altro che ‘Britaly’ [9].
 

Il nuovo premier ed il futuro: where to now?

Il 24 ottobre Rishi Sunak, già Cancelliere nel governo Johnson, viene eletto come nuovo leader Tory. Sunak è un ‘Leaver’ della prima ora, da sempre sostenitore della Brexit[10] di cui ha sposato gli slogan ma viene visto come meno impulsivo e più prudente dai mercati che hanno decretato la fine della Truss. Sarà lui a portare finalmente a compimento le promesse di un Regno Unito ‘più libero, più giusto e più prospero’ fuori dalla UE, come recitavano i manifesti del 2016?

Sunak è il quinto premier da quando gli inglesi hanno scelto di votare la Brexit. La parabola della Truss ha dimostrato (se ce ne fosse ancora bisogno) che anche fuori dalla ‘camicia di forza’ delle regole del mercato comune europeo, il Regno Unito non è affatto libero di impostare la sua politica economica e di spesa senza tener conto dei mercati. Liz Truss è stata cacciata proprio dai mercati, perché ha venduto per ‘thatcheriana’ una manovra economica che poggiava sull’ideologia e la mera volontà di andare controcorrente. Il male britannico, al di là delle sue colorite e improbabili crisi, è in gran parte il divorzio dall’Unione europea, votato da mezzo paese sulla base di fantasie e diventato poi complicato e, ed è questo il punto fondamentale, costoso, avendo reso estremamente più difficile per le imprese del Regno Unito l’accesso a quello che era il loro più grande mercato. Questa crisi prolungata che ha travolto la classe dirigente del partito al governo è la conseguenza di un grande rischio, preso con il referendum, che poteva portare a enormi successi o a fallimenti clamorosi. L’attitudine alla scommessa è un tratto distintivo dell’animo britannico, ma ne valeva la pena?


[1] Già nel 2012 Liz Truss e Kwasi Kwarteng (che sarà poi il suo cancelliere) avevano contribuito a scrivere ‘Britain unchained’, un manifesto ultra-liberista che teorizzava la crescita economica attraverso una deregulation molto spinta.

[2] https://commonslibrary.parliament.uk/research-briefings/sn02784/#:~:text=In%20the%20Eurozone%2C%20GDP%20growth,UK%20GDP%20growth%20was%207.5%25.

[3] https://www.ft.com/content/021c629d-5853-4111-9600-ab5f0eb65a35 e https://obr.uk/box/the-latest-evidence-on-the-impact-of-brexit-on-uk-trade/ per alcuni dati aggiornati su import ed export UK-EU.

[4] https://ifs.org.uk/articles/mini-budget-response

[5] https://www.bankofengland.co.uk/news/2022/september/bank-of-england-announces-gilt-market-operation

[6] Kwasi Kwarteng diventa il cancelliere dello Scacchiere con il secondo mandato più corto della storia del Regno Unito, dopo Iain McLeod, che morì 30 giorni dopo la nomina.

[7] https://www.politico.eu/article/britain-mario-draghi-jeremy-hunt-chancellor-exchequer-liz-truss/

[8] https://www.economist.com/britain/2022/10/18/how-jeremy-hunt-became-the-most-powerful-person-in-britain

[9] Una copertina poco felice: https://www.ansa.it/english/news/general_news/2022/10/20/italian-ambassador-blasts-the-economists-britaly-cover_f437cb09-be97-4179-b5fb-faf013855e32.html

[10] https://www.rishisunak.com/news/why-i-will-vote-britain-leave-eu-0

 

 

  

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