Queste pagine rappresentano un omaggio a Mario Albertini a venticinque anni dalla sua scomparsa.
Albertini è stato scienziato della politica e teorico del federalismo; ma è stato anche il politico che ha raccolto l’eredità di Altiero Spinelli e che ha trasformato il Movimento Federalista Europeo in un’organizzazione di militanti capace di rimanere sul campo per oltre settantacinque anni e di giocare un piccolo ma fondamentale ruolo nel processo europeo; ed è stato, al tempo stesso, il maestro di più generazioni che si sono impegnate nel corso dei decenni nella battaglia per la Federazione europea.
Dopo venticinque anni, il suo pensiero, che ha anticipato moltissime delle tendenze oggi in atto, continua a fornirci categorie e strumenti di analisi indispensabili per comprendere la realtà che attraversiamo e per ragionare sull’azione politica necessaria per intervenire su di essa; a maggior ragione oggi, che viviamo un’epoca di grandi cambiamenti e di grande incertezza. Le opere di Mario Albertini, la sua eredità intellettuale e morale, continuano ad essere un faro prezioso, un patrimonio che è indispensabile cercare di mantenere vivo.
Per questa occasione, la redazione de L’Unità Europea vi ripropone due raccolte di scritti, ciascuno con il proprio link per poter accedere al documento online: (i) la “Collana "Opere di Mario Albertini” (editore il Mulino) e (ii) il numero del Federalista 2017/3 dedicato interamente a Mario Albertini, con gli Interventi del Convegno “Il Federalismo europeo e la politica nel XXI secolo: l’attualità del pensiero di Mario Albertini”.
Collana "Opere di Mario Albertini”
La raccolta di opere di “Mario Albertini” è stata curata da Nicoletta Mosconi e pubblicata dalla Casa editrice Il Mulino. Si ringraziano il Centro Studi sul federalismo di Moncalieri e la Fondazione europea Luciano Bolis, che ne detengono i diritti, per aver generosamente autorizzato la pubblicazione on-line di tutti i volumi sul sito della Fondazione Mario e Valeria Albertini.
I. 1946-1955
Gli scritti raccolti nel primo volume, relativi agli anni 1946-1955, danno conto del percorso culturale e politico di Albertini fino alla scelta europea. Dopo aver preso parte alla Resistenza, alla fine della guerra si accostò al pensiero liberale, ma si rese ben presto conto che la rinascita della democrazia in Italia poteva avvenire solo nel quadro dell'unità dell'Europa e attraverso il superamento dell'ottica nazionale. L'incontro con Altiero Spinelli, nel 1953, segnò l'inizio della sua militanza attiva nel Movimento Federalista Europeo, che si avviava a condurre la battaglia per la Ced.
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II. 1956-1957
Il secondo volume, che raccoglie gli scritti degli anni 1956-1957, riguarda un periodo particolarmente intenso dell'impegno politico di Albertini. La nuova fase apertasi dopo la caduta della Ced richiedeva una profonda trasformazione del Movimento Federalista Europeo. Si trattava di creare una organizzazione di militanti autonomi, in grado di contrapporsi alla politica dei governi. Albertini si occupò del reclutamento e della formazione dei quadri federalisti, approfondendo temi e problemi che evidenziavano i limiti dello Stato nazionale. Proseguiva intanto il suo impegno sul fronte del dibattito politico e dell'interpretazione storico-sociale dei problemi degli Stati europei attraverso recensioni, articoli e saggi in vari giornali e riviste.
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III. 1958-1961
Gli scritti raccolti nel terzo volume, relativi agli anni 1958-1961, riguardano il consolidarsi della svolta strategica del Movimento Federalista Europeo dopo la caduta della Ced, attraverso la mobilitazione popolare con lo strumento del Congresso del popolo europeo. Per forzare i governi a rinunciare alla sovranità era necessario proseguire nella formazione di un gruppo di militanti agguerrito e preparato culturalmente. A questo fine, in quegli anni Albertini elaborò alcuni dei suoi scritti più innovativi sulla politica, sul Risorgimento, sulla nascita degli Stati Uniti d'America e sullo Stato nazionale.
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IV. 1962-1964
Il quarto volume comprende gli scritti relativi agli anni 1962-1964, anni di crisi e di serrato confronto per il MFE sovranazionale dopo il fallimento del Congresso del popolo europeo. Albertini riteneva che per i federalisti sarebbe iniziata una lunga marcia nel deserto e che il loro compito dovesse essere quello di favorire la nascita di un'opinione pubblica europea attraverso il Censimento volontario del popolo federale europeo. In questo clima nacque la corrente di Autonomia federalista. Proseguivano intanto le riflessioni di Albertini sulla natura del federalismo, a cui diede forma definitiva, e sul corso della storia, attraverso l'elaborazione di una teoria capace di conciliare libertà e necessità nell'agire umano.
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V. 1965-1970
Gli scritti relativi agli anni 1965-1970 testimoniano, da un lato, la fine della divisione all'interno del MFE sovranazionale e lo scioglimento della corrente di Autonomia federalista, e, dall'altro, una svolta strategica che ha orientato le scelte del MFE per molti anni, fino alla battaglia per la moneta europea: il "gradualismo costituzionale". Si trattava di perseguire obiettivi strategici graduali come espediente per spingere la classe politica su un "piano inclinato" dalle nazioni all'Europa. In questa prospettiva, a partire dal 1967, il MFE si concentrò sul problema dell'elezione diretta del Parlamento europeo. Per superare il veto di de Gaulle il MFE italiano iniziò la campagna per l'elezione unilaterale diretta dei delegati italiani al Parlamento europeo, presentando al Senato una legge di iniziativa popolare nel giugno 1969.
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VI. 1971-1975
Il quadro mondiale ed europeo negli anni 1971-1975 era un quadro di crisi. Alla crisi del sistema monetario internazionale e allo shock petrolifero facevano da contraltare, in Europa, l'inflazione e il fallimento del Piano Werner. Era dunque più che mai necessario, per i federalisti, intensificare la battaglia per l'elezione diretta del Parlamento di Strasburgo per aprire la strada a un governo europeo. Il Vertice di Parigi del dicembre 1974 decise di tenere l'elezione europea a partire dal 1978 e i federalisti impostarono subito una campagna perché fosse rispettata la scadenza. Dopo la riunificazione dei Movimenti federalisti, avvenuta nel 1973, nel successivo Congresso dell'UEF, nel 1975, Albertini fu eletto Presidente. Con una serie di scritti sul Parlamento europeo e sul problema monetario europeo, egli ha offerto gli strumenti di riflessione alla battaglia in corso, e con un'ampia introduzione a un testo antologico su Proudhon ha proseguito le sue riflessioni sul rapporto fra rivoluzione e storia.
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VII. 1976-1978
Fra il 1976 e il 1978 i federalisti si dedicarono alla preparazione dell'elezione europea decisa dal Vertice di Roma alla fine del 1975. Il loro compito era duplice: da una parte si trattava di vincere le ultime resistenze dei nemici dell'unità europea che scelsero come terreno di scontro la composizione del Parlamento europeo e la legge elettorale; dall'altra si doveva assicurare il successo dell'elezione con candidature di spicco, con una larga partecipazione popolare e, soprattutto, con programmi europei efficaci. Albertini individuò nella creazione della moneta europea lo strumento decisivo per superare le divergenze nelle politiche economiche degli Stati europei e combattere il ritorno del protezionismo. Elezione europea e moneta europea assorbirono in quegli anni tutte le energie dei federalisti. Tuttavia Albertini non mancò di spingere lo sguardo più lontano sviluppando in un breve ma densissimo saggio il tema dell'identità europea, una identità proiettata verso il futuro dell'umanità.
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VIII. 1979-1984
Con la prima edizione diretta del Parlamento europeo (giugno 1979) il processo di unificazione europea passò dal «gradualismo funzionale» al «gradualismo costituzionale». Di fronte alla crisi dell'equilibrio bipolare era necessario accelerare la costruzione dell'Europa dotandola di una moneta unica e di una prima forma di governo. La «Campagna per il governo europeo» promossa dai federalisti affiancò l'iniziativa di Altiero Spinelli, che diede vita, all'interno del Parlamento europeo, al «Club del Coccodrillo», al fine di predisporre un progetto di Trattato per l'Unione europea, approvato dal Parlamento di Strasburgo il 14 febbraio 1984. A partire dal Congresso di Bari del MFE (febbraio 1980), Albertini avviò una fase di riflessione sul federalismo e sul suo futuro, accentuando la prospettiva mondiale, sottolineando il ruolo di modello che avrebbe assunto un'Europa federale e offrendo al Movimento per la pace la risposta federalista al problema della guerra.
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IX. 1985-1995
Dalla metà degli anni '80 il quadro dei rapporti internazionali si avviò verso rapidi mutamenti. Il piano per il disarmo mondiale proposto da Gorbaciov mise in gioco l'assetto bipolare tradizionale, ma non prefigurò ancora il suo superamento, possibile, per i federalisti, solo attraverso la creazione della Federazione europea e il rafforzamento delle altre grandi unità regionali. Di fronte ai grandi rivolgimenti nell'Est europeo e al crollo del Muro di Berlino, i federalisti sottolinearono la necessità di una accelerazione nella costruzione del potere politico europeo, non previsto dall’Atto Unico, mentre i governi, con il Trattato di Maastricht, fissarono tappe precise per la creazione della moneta europea. Per i federalisti si trattava di sfruttare questo successo strategico per conseguire l'obiettivo politico, lo Stato europeo, anche prevedendo un nucleo federale, al fine di superare le resistenze dei paesi contrari o non ancora pronti alla cessione della sovranità. Albertini morì senza aver visto la realizzazione della moneta europea ma la battaglia a cui ha dedicato la sua vita continua, così come i suoi scritti continuano ad alimentare il dibattito sugli aspetti teorici e strategici del federalismo come strumento per superare la divisione del genere umano.
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Interventi del convegno “Il Federalismo europeo e la politica nel XXI secolo: l’attualità del pensiero di Mario Albertini”
A vent’anni dalla sua scomparsa, la figura di Albertini è stata ricordata nel convegno dal titolo “Il federalismo europeo e la politica nel XXI secolo: l’attualità del pensiero di Mario Albertini” che è stata tenuta il 16 novembre 2017 presso l'aula Foscolo dell'Università di Pavia.
Vi riproponiamo qui gli interventi di quel convegno raccolti dalla rivista politica fondata proprio da Mario Albertini, il Federalista nel numero 3/2017, anno LIX.
Albertini e la fondazione teorica del federalismo, di Sergio Pistone
Il contributo fondamentale di Albertini all’idea federalista è la definizione rigorosa di questa idea, che equivale alla fondazione teorica del federalismo. Questo lavoro è stato svolto essenzialmente negli anni 1962-1963 (anche se poi ci sono stati degli approfondimenti) proprio nel periodo in cui Albertini ha sostituito Spinelli alla guida del MFE. Prima di queste riflessioni di Albertini c’erano fondamentalmente due concezioni del federalismo. La prima è il federalismo inteso come teoria dello Stato federale, cioè come una dottrina giuridica che scarta come ideologica (nel senso di non rigorosa) ogni altra considerazione — e va detto che questa era la concezione propria di Spinelli (anche se Spinelli, con le sue considerazioni sulla crisi dello Stato nazionale, ha posto le premesse per giungere alla definizione propria di Albertini del federalismo). La seconda è la concezione del federalismo integrale o globale (da Proudhon a Denis de Rougemont e ad Alexandre Marc, uno dei fondatori dell’UEF) che considera il federalismo come criterio di interpretazione degli aspetti fondamentali della vita sociale, economica, morale, filosofica e anche religiosa (in sostanza, secondo questa concezione, in tutti i settori dell’attività umana, si troverebbero aspetti federalisti, dati che si spiegano con il federalismo). Secondo Albertini queste due concezioni sono entrambe manchevoli.
Albertini e la demistificazione dello Stato nazionale e dell’idea di nazione, di Francesco Battegazzorre
Il tema che mi è stato affidato riguarda invece la riflessione che Albertini conduce sullo Stato nazionale cioè sulla forma di organizzazione politica la quale, segmentando l’umanità in comunità separate e reciprocamente ostili, costituisce l’ostacolo che si frappone al conseguimento dei fini che egli aveva riconosciuto come validi nel pensiero, e fatto propri nell’azione: il fine prossimo dell’unione federale dell’Europa, e il fine remoto dell’unificazione del genere umano sotto l’ombrello di una federazione democratica mondiale.
Albertini scienziato della politica: le lezioni sul materialismo storico, la filosofia della politica di Kant e la ragion di Stato, di Luisa Trumellini
Albertini ha rielaborato fino almeno alla fine degli anni Ottanta, con una riflessione sviluppata nell’arco di oltre 30 anni, sia la revisione critica del materialismo storico, sia l’indagine sul corso della storia e sulla specificità della politica. Le primissime esposizioni sul tema (generalmente conservate grazie alle registrazioni e alle conseguenti trascrizioni) risalgono all’inizio degli anni Sessanta — quando Albertini ha elaborato le basi del federalismo europeo come pensiero politico attivo, ossia come pensiero in grado di orientare l’azione sulla base di un’interpretazione del processo storico e di una proposta politico-istituzionale originali. Sono gli anni in cui Albertini ha individuato — con 30 anni di anticipo — la crisi delle ideologie tradizionali, proprio a partire dall’intuizione di Spinelli della nuova linea di divisione tra progresso e reazione individuata nel Manifesto.
Mario Albertini, una vita militante di Giovanni Vigo
Nel 1984 un gruppo di giovani federalisti decise di dar vita ad un organo di discussione che avrebbe dovuto ospitare interventi sulle grandi svolte della politica europea e mondiale, sulla strategia della lotta per l’Europa e, più in generale, sull’attualità del federalismo. Nelle intenzioni dei suoi promotori avrebbe dovuto costituire un luogo di dialogo permanente per i militanti giovani e meno giovani attivi in tutte le sezioni del MFE. Nacque così Il Dibattito federalista. Mario Albertini suggerì di scrivere sulla copertina una frase che ha rappresentato un costante punto di riferimento del suo impegno politico: “Il militante federalista è colui che fa della contraddizione tra i fatti e i valori una questione personale”.
Albertini: la strategia della lotta per l’Europa e il ruolo dell’organizzazione federalista, di Giulia Rossolillo
Il mio tentativo in questo breve intervento sarà quello di mettere in luce alcuni elementi del pensiero di Mario Albertini sulla strategia della lotta per l’Europa e sul ruolo dell’organizzazione federalista che sono tuttora di grande attualità e che mostrano quindi la capacità di analisi di Albertini e la lucidità nell’individuare i nodi — tuttora irrisolti — del processo di integrazione. Gli scritti ai quali ho fatto riferimento sono principalmente risalenti agli anni Sessanta e alla fine degli anni Ottanta - inizio degli anni Novanta, momento nel quale è stata presa la decisione di creare la moneta europea, e mostrano come fin da quell’epoca Albertini fosse stato in grado di tracciare la via da seguire per costruire la federazione europea.
Il federalismo tra visione e metodo di Sergio Fabbrini
La visione federale è stata sconfitta in Europa negli anni Cinquanta del secolo scorso. Lo sviluppo dell’Unione europea ha seguito una strada diversa rispetto a quella prevista dall’approccio federale. Tuttavia, le crisi del secondo decennio degli anni Duemila ripropongono con forza tale visione. Come spiegarci questo sviluppo? Qui procederò nel modo seguente. Primo, descriverò il processo di costruzione sovranazionale del mercato comune. Poi ricostruirò la svolta intergovernativa degli anni Novanta. Quindi, discuterò le conseguenze delle crisi multiple dell’ultimo decennio. Per concludere infine con alcune considerazioni sul ritorno del federalismo nel dibattito pubblico sollecitato da quelle crisi. Un federalismo che qui propongo come un metodo per risolvere i dilemmi aperti da quelle crisi.
La Fondazione Mario e Valeria Albertini è stata costituita nel 2002 in esecuzione delle ultime volontà della signora Valeria Scuri, vedova Albertini, in memoria del prof. Mario Albertini (1919-1997), già Presidente del Movimento Federalista Europeo e dell’Unione Europea dei Federalisti, nonché fondatore della rivista di politica Il Federalista.
La Fondazione non ha fini di lucro e sostiene, anche attraverso la collaborazione con gli altri enti, iniziative ed eventi atti a promuovere lo studio e la diffusione del pensiero federalista europeo, nei campi delle scienze sociali ed economiche, della storiografia e della filosofia politica, nonché dell’analisi della situazione internazionale e nazionale e della loro evoluzione, con particolare riferimento al processo di unificazione europea (Art. 3 dello Statuto).
Maggiori info sul sito: http://www.fondazionealbertini.org/