Far emergere cittadini consapevoli e responsabili nel mondo che li circonda non è cosa da poco in una realtà digitale dove essi sono ormai spesso subissati da innumerevoli dati e notizie che rendono difficile la corretta visione delle cose.
L’informazione e la formazione in un mondo in profondo e continuo mutamento acquistano particolare rilievo per quanto attiene la diffusione della conoscenza del processo di integrazione europea che, nonostante i tentativi degli organi dell’Unione europea, è decisamente carente tra la popolazione e tra i giovani.
Con le profonde trasformazioni sociali introdotte dal mondo globalizzato, il carattere solo nazionale dell’educazione è diventato anacronistico, un ostacolo da superare sulla strada della formazione di un nuovo tipo di cittadino. Anche se da tempo la Commissione europea ha indicato nella formazione del cittadino europeo l’obiettivo principale da perseguire da parte delle scuole dell’Unione europea, esso nella pratica è ancora in contraddizione con i sistemi educativi sviluppatisi per anni nella prospettiva di formare dei buoni tedeschi, dei buoni francesi e dei buoni italiani, ma non può evidentemente ridursi alla sostituzione dell’educazione di tipo nazionale con un’educazione nazionalistica europea.
L’accresciuta eterogeneità della società, sempre più multirazziale, multireligiosa, multilingue, la mobilità economica, mettono ogni sistema scolastico nazionale di fronte ad una scelta: o chiudersi a difesa di anacronistiche tradizioni nazionali e/o locali, oppure accettare la sfida di una educazione di carattere cosmopolitico, necessaria per vivere in condizioni di pace. Fondamentale per noi europei è conoscere l’Unione europea.
Da qui il grande ruolo delle associazioni federaliste, in primis per specifica funzione l’AEDE (Associazione Europea degli Insegnanti) fondata a Parigi nel 1956, e del MFE fondato da Altiero Spinelli a Milano nel 1943, che negli anni si sono impegnate anche per abbattere il muro della disinformazione europea.
L’AEDE, che si propone di raggruppare tutti i docenti desiderosi di contribuire alla realizzazione di una unione politica dell’Europa a carattere federale, ha come scopo di approfondire nel mondo dell’educazione la conoscenza di tutti i meccanismi della costruzione europea, nel settore politico, economico, sociale e culturale per favorire comportamenti europei comuni. Collabora, tra l’altro, con i vari servizi della Commissione europea, del Parlamento europeo, con i ministeri dell’istruzione e della cultura dei vari Paesi. Ha redatto la carta europea dell’insegnamento.
L’insegnante ha ancora un ruolo fondamentale nell’aiutare i giovani a capire la realtà, seppure abbia ormai molta concorrenza proveniente da Internet, dai social, ecc., che diffondono informazioni vere e false, ma che sempre più spesso sono fabbriche di fake news, e soprattutto nel formare una coscienza europea.
L’AEDE ha svolto e svolge attualmente un ruolo primario in questo ambito, sotto la guida di Silvano Marseglia, presidente nazionale ed europeo, e attraverso le sezioni territoriali collabora attivamente con il MFE.
Trovare uno spazio alle tematiche europee nell’attività scolastica non è facile per vari motivi: la pressione dei programmi, la mentalità nazionale di alunni e insegnanti, lo scarso peso che l’informazione dà al processo di integrazione europea.
Per fortuna si trovano ancora comunque docenti sensibili e disponibili.
Già da qualche anno è possibile sfruttare le obbligatorie ore di lezioni di educazione civica, allargandole all’ottica europea.
Richiamo qui un esempio fra i tanti che le sezioni federaliste e i gruppi dell’AEDE svolgono: la mia pluridecennale attività di educazione alla cittadinanza europea nelle scuole superiori che è stata una delle attività più gratificanti e utili nella mia lunga esperienza di insegnante e di militante del MFE e dell’AEDE.
In particolare il “Progetto di educazione alla cittadinanza europea, alla mondialità e alla pace”, rivolto alle ultime due classi di tutti gli istituti superiori di Pavia da più di vent’anni è il frutto di una collaborazione tra AEDE, MFE, GFE, e centri studi sul federalismo europeo.
Il lavoro preparatorio sia in termini contenutistici, che organizzativi è piuttosto pesante perché ogni anno si deve riformulare il calendario degli impegni nelle varie scuole, perché si entra in classe due volte all’anno in orario scolastico. Diverse anche le criticità per i numerosi contatti preparatori con gli insegnanti, il rispetto del calendario, le diverse tipologie di orari scolastici, la disponibilità dei consigli di classe.
Per fortuna nel tempo si è creata e rinnovata una rete di insegnanti nei vari istituti, che approvano e appoggiano il progetto.
La prima fase è la conferenza dibattito in classe: una di carattere economico-sociale, l’altra di carattere storico istituzionale europeo, da svolgersi una nel primo e una nel secondo quadrimestre. Si coinvolgono circa 1500 studenti e una quarantina di insegnanti.
E’ molto importante la collaborazione con ogni insegnante, con cui si condivide il taglio da dare all’incontro, e che viene fornito di materiale informativo. Il contenuto della nostra lezione è utilizzato ai fini didattici e valutativi. L’intervento in classe è vivacizzato dall’uso della lavagna interattiva multimediale per presentare foto, brevissimi filmati, schemi, tabelle.
Non è facile interessare i giovani all’Europa, che credono sia un fatto compiuto, ma spesso marginale rispetto ai loro interessi. Si deve catturare la loro attenzione con un approccio talvolta legato a continui richiami all’attualità, anche se si parla anche del passato. Non ci si deve limitare a informare, ma coinvolgere attraverso continue sollecitazioni l’uditorio su ciò che sa o che non sa, oppure talvolta su ciò che interessa di più. L’approccio dipende dall’oratore e anche dal fatto di essere accompagnati da studenti universitari della Gioventù Federalista Europea (GFE), che aiutano a creare una sintonia con gli allievi. La reazione degli studenti non è ovviamente uniforme, nella maggioranza dei casi all’inizio spesso di attesa, in pochi casi di rifiuto, poi di curiosità e, infine, di “non avevo capito che l’Europa fosse così importante…” e di ringraziamento. I nostri studenti in generale sanno poco di storia del Novecento e ancor meno della storia del processo di unificazione europea, del funzionamento dell’Unione, del suo posizionamento nel contesto mondiale, della sua incidenza nei confronti della vita di tutti. L’educazione del cittadino europeo non si ferma però solo a scuola ma può/deve continuare anche con l’educazione permanente nell’ambito dell’Università della Terza Età, come per esempio avviene a Pavia. Un’esperienza diversa, più gratificante perché a contatto con persone motivate che hanno fatto una scelta: quella di voler essere cittadini europei consapevoli.
Spesso si trascura il fatto che l’educazione degli individui è un processo difficile. Come ha messo in evidenza Kant, «l’uomo può diventare uomo solo con l’educazione. Egli è ciò che l’educazione fa di lui. Bisogna però considerare che l’uomo è educato da altri uomini e da uomini che a loro volta sono stati educati. Solo se un essere di natura superiore si facesse carico della nostra educazione, si potrebbe vedere che cosa si potrebbe fare di un uomo. Ma poiché l’educazione si limita o a insegnare agli uomini alcune nozioni o a sviluppare in loro certe qualità, è impossibile sapere fino a che punto possono arrivare le doti naturali dell’uomo. Se almeno con l’aiuto dei grandi di questo mondo e riunendo le forze di molti uomini si tentasse questa impresa, ciò ci darebbe dei lumi su fin dove l’uomo potrebbe arrivare. Ma la maggior parte dei grandi non pensa che a sé e non partecipa mai all’importante esperienza dell’educazione».