Riflessione sulla situazione politica in Francia.

9 giugno 2024, ore 22.10. Primo schiaffo: Rassemblement national (RN) e Reconquête, i due partiti nazionalisti e di estrema destra, conquistano 9 milioni di voti, pari al 36% dei voti espressi; secondo schiaffo: il Presidente della Repubblica dichiara lo scioglimento dell’Assemblée nationale e la convocazione di elezioni anticipate.

Nella sede della Rappresentanza del Parlamento europeo in Francia in quel momento, con le altre organizzazioni presenti abbiamo avuto due reazioni: “È pazzo! Vuole mandare l’estrema destra al potere!” e “Ci stanno derubando i risultati delle elezioni europee”. Al termine di una campagna elettorale che ha parlato poco dell’Europa e del suo futuro, che ha fatto ben poco per aprire prospettive restando su un approccio francocentrico, il confronto è ancora una volta polarizzato. In effetti, elettori ed elettrici durante la serata non hanno assistito alla presentazione dei nuovi europarlamentari. Costoro rimarranno sconosciuti, ai giornalisti e al pubblico.

Ne è seguita una campagna folle: l’alleanza di Eric Ciotti, Presidente dei Repubblicani, con il Rassemblement national; il tentativo di alleanza fra Reconquête e RN; l’alleanza dei partiti di sinistra, dal Nuovo Partito Anticapitalista al Partito Socialista; divisioni nella maggioranza presidenziale. Ciò che è palese è che la Francia non ha coltivato né la memoria né la cultura antifascista. Molte voci hanno messo sullo stesso piano l’estrema destra e La France Insoumise (o perfino l’intera alleanza di sinistra, Nuovo Fronte Popolare). Fino al primo turno, la maggioranza presidenziale si era posizionata molto più contro la sinistra che contro l’estrema destra, facendo temere una possibile vittoria dell’estrema destra e il suo arrivo al governo.

Al termine del primo turno, caratterizzato da un gran numero di triangolari (i candidati possono restare al secondo turno se hanno raccolto più del 12,5% dei potenziali votanti in un seggio), c’è stata la desistenza di numerosi candidati per fermare l’estrema destra. L'atteggiamento dei partiti del Nuovo Fronte Popolare e di Ensemble - la coalizione della maggioranza presidenziale – va accolto con favore: un riflesso repubblicano si è in fondo manifestato.

Domenica 7 luglio, ore 19.30: iniziano a circolare gli exit poll. Un sollievo, che viene confermato nel corso della serata: in testa c'è il Nuovo Fronte Popolare (182 deputati), seguito da Ensemble (168). Il Rassemblement National (143) è solo terzo. La formazione di un governo si preannuncia ora molto complicata, con una maggioranza forse impossibile da trovare.

Un’Europa federale può far fronte alla crescita del nazional-populismo

In un’Europa intergovernativa, l’avvento al potere di un governo di estrema destra sarebbe stato drammatico non solo per la Francia, ma anche per l’integrazione europea nel suo complesso. Mentre è sul tavolo una seria proposta di riforma dei trattati e il Presidente Macron è stato e rimane il Presidente più pro-europeo che la Francia abbia mai avuto nella Quinta Repubblica, l’Unione europea non poteva permettersi di perdere uno Stato membro - rischiando di creare una minoranza di blocco - per migliorarne il funzionamento, tanto più in vista dell’allargamento. Anche in Francia il tema della guerra in Ucraina è stato completamente evitato, in un’opinione pubblica che percepisce poco la dimensione cruciale di questa guerra per sé e per l’Europa. Per non parlare della questione delle nomine ai vertici, che Meloni e Orban volevano rinviare in attesa del risultato delle legislative francesi.

In un’Europa federale, l’impatto dell’avvento al potere di un governo di estrema destra - in Francia, Italia, Ungheria, Svezia o altrove - non avrebbe tanto peso nel mantenimento del funzionamento istituzionale dell’intero edificio. Di fronte all’ascesa del nazional-populismo in Europa, organizzato e coordinato, abbiamo bisogno di una federazione europea per consolidare il progetto di pace che abbiamo costruito, e dobbiamo farlo prima che l’internazionale dei nazionalisti lo distrugga.

La necessaria riforma istituzionale francese

Ciò che questa avventura politica mostra è anche l’indebolimento delle istituzioni della Quinta Repubblica. Com'è possibile che una persona prenda una decisione di tale portata - nazionale, europea - da sola? In quale altra democrazia matura ciò è possibile? L’UEF France desidera lavorare con gli altri soggetti interessati del Paese per un rinnovamento delle istituzioni, andando verso una maggiore autonomia degli enti locali, il riconoscimento del ruolo dei corpi intermedi e un rafforzamento della democrazia e della partecipazione dei cittadini. Abbiamo gli esempi della Spagna, del Regno Unito e dell’Italia, abbiamo l’esempio del federalismo tedesco o austriaco.

In una situazione in cui la Francia rischia di essere ingovernabile, il Presidente della Repubblica ha tre anni di tempo prima delle prossime elezioni presidenziali per organizzare un lavoro costituzionale, che coinvolga tutta la società civile e i cittadini, portando a un’assemblea costituente per costruire finalmente una democrazia contemporanea. Questa nuova costituzione deve essere consapevole del coinvolgimento dello Stato in una rete di decisioni locali, europee, globali, politiche, economiche, ecologiche e allontanarsi da questa logica monarchica in cui il Presidente sarebbe come un piccolo padre del popolo.

Infine, la diffusione dell’estrema destra e la normalizzazione del linguaggio razzista ci obbligano a considerare la militanza in modo diverso, sicuramente al di fuori e in aggiunta all’UEF, per creare nuove forme di incontro con questi cittadini. Affinché in Francia, ma anche nel resto d’Europa, si ricostruisca i legami sociali e civili. Non spazzeremo via l’estrema destra e le sue idee senza proporre alternative politiche che tengano conto degli oltre dieci milioni di cittadini francesi che votano per l’estrema destra.

 

  

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