Quali istituzioni stanno mettendo le risorse destinate contro la crisi?
Contro la crisi economica provocata dalla misure messe in campo dal Governo per fronteggiare il COVID-19 è intervenuto lo stesso governo italiano varando misure (due decreti) che mobilitano circa 80 miliardi di euro: purtroppo la maggior parte di queste risorse dipende da circa 30 decreti attuativi, che portano l’erogazione di queste risorse con diverso ritardo.
L’Unione Europea sta mettendo in campo a favore dell’Italia almeno 250 miliardi di euro, sommando tutti gli strumenti messi in campo fino ad ora:
- attivazione del MES (prestiti a tassi bassi finalizzati alle spese sanitarie);
- nuove linee di credito della BEI (Banca Europea degli Investimenti);
- fondo europeo contro la disoccupazione SURE;
- piano Next Generation EU.
Quali innovazioni sono state introdotte dal piano Next Generation EU?
Ci sono tre innovazioni sostanziali nel piano Next Generation EU della Commissione europea:
- possibilità di emettere debito pubblico sul mercato (anche se solo per finalità emergenziali) per finanziare piani di crescita;
- creazione di nuove risorse proprie che alimentano il bilancio dell’UE;
- assegnazione delle risorse secondo il criterio del bisogno e non del giusto ritorno, e per una parte di essi senza alcun vincolo di restituzione (aiuti a fondo perduto).
La Commissione Europea nel suo studio preliminare alla base del piano, propone una ripartizione dei fondi destinando all’Italia ben il 20% dei fondi del cd. Recovery Fund quando il Paese rappresenta circa il 12% del PIL europeo, utilizzando il criterio del Paese “più bisognoso” (Fig. 1 e Fig. 2).
Figura 1 - Fonte Commissione Europea (https://bit.ly/3dvOeHC)
Figura 2 - Fonte Commissione Europea (https://bit.ly/3dvOeHC)
I fondi del piano Next Generation EU sono condizionati a finanziare progetti e riforme. In quali settori si dovrebbe investire?
Il piano Next Generation EU messo in campo dalla Commissione europea apre una possibilità fino a pochi mesi fa impensabile per l’Italia: ricevere i fondi necessari per avviare uno storico cantiere di riforme che consentirebbe di modernizzarsi e crescere in maniera sostenibile per il prossimo decennio.
Come dice il professor Mario Baldassare (tra i firmatari dell’appello UNA RIPARTENZA PER L’EUROPA), direttore del Centro Studi di Economia Reale, i settori sui quali si dovrebbe intervenire l’Italia grazie ai fondi europei del Recovery Fund:
- RIFORMA DELLA SANITÀ: nonostante abbia più o meno retto, la sanità assorbe enormi quantità di risorse non necessarie, non ha un presidio sufficiente sul territorio, blocco del turnover;
- RIFORMA DELLA GIUSTIZIA: oltre a fornire risorse per il buon funzionamento di Tribunali e la modernizzazione del settore, riformare il CSM e la separazione delle carriere;
- RIFORMA DELLA SCUOLA, DELL’UNIVERSITÀ e DELLA RICERCA SCIENTIFICA: investire solo in questo settore di almeno 10 miliardi all’anno per 3 anni che include la messa a norma di tutti gli edifici scolastici;
- RIFORME INFRASTRUTTURALI: rilancio di un piano infrastrutturale (porti, aeroporti, ferrovie) che unisca il Sud-Nord e Est-Ovest del Paese;
- RIFORMA ENERGETICA: destinare fondi alla riconversione energetica green, per ridurre la dipendenza dalle risorse petrolifere.
Accanto a queste cinque riforme settoriali, che consentirebbero di liberare risorse nazionali per ridurre gli effetti della crisi sui settori economici colpiti dalla crisi, la madre di tutte le riforme è la riforma del Bilancio pubblico: con ciò non si intende un mero abbassamento delle imposte ma individuare e reindirizzare quelle poste di bilancio destinate a spese correnti, assistenziali e improduttive del bilancio pubblico verso spese produttive (si stima che ci siano almeno 80-90 miliardi di spesa improduttiva da destinare a investimenti).