Può essere interessante ritornare alla nozione di sovranità europea per vedere come Emmanuel Macron, il Presidente francese, tende a definirla nel suo discorso alla Sorbona nel settembre 2017, un discorso che mira alla rifondazione di un'Europa veramente unita.
Usando le risorse di un database (Factiva) notiamo che negli ultimi dieci anni (tra il 1998 e il 2018) il tema della "sovranità europea" non rappresenta un dato per il panorama politico e mediatico francese. È solo dal 2014 che questo tema appare in crescita nei giornali in Francia, ma solo in collegamento con le questioni economiche. Il discorso della Sorbona l’ha messo in notevole rilievo nei media cartacei nei mesi di settembre e ottobre 2017, anche se non è entrato ancora nel discorso corrente. Tanto più che i francesi sono (come, del resto, i popoli europei) scettici - secondo l’Eurobarometro 2017 - sulla capacità dell’UE di garantire la sicurezza: più ci si allontana dal luogo di residenza e meno questo sentimento di sicurezza è condiviso. Infatti, vi è una vera distinzione in Francia tra il mondo rurale e le piccole città da una parte e le grandi città dall’altra. E questo è un fattore della massima importanza dal momento che la Francia è un paese che conta ben 35.000 comuni (dei quali ben 30.000 circa hanno meno di 2.000 abitanti).
Il presidente Macron non è il primo a parlare di sovranità europea, anche se, vediamo che attraverso un social network come Twitter, è poco utilizzato come hashtag o come parola chiave per riportare le notizie. Il suo utilizzo è soprattutto da parte dei federalisti e dei sovranisti. Nel discorso alla Sorbona - che potrebbe essere definito un discorso sul “metodo europeo” in un mondo in piena trasformazione (cfr. nr. 5/2016 de L’Unità Europea) - Macron insiste sulle "sei chiavi" per definire un'Europa efficace e indica questi strumenti visti come indispensabili per rifondare una Unione Europea coesa. Per sperimentare questo metodo e verificarlo con l'efficacia delle sue proposte e l’importanza che riveste per la "nascita" della sovranità europea, ci soffermiamo sull’analisi della sicurezza.
In un modo che appare del tutto nuovo, Macron fa della sicurezza la base di ciò che chiama “sovranità europea” (non a caso è la prima delle sei chiavi della sovranità). Si spinge fino a indicare in che modo questa sicurezza possa essere garantita attraverso una politica di difesa comune, specificando innanzitutto che la sicurezza è direttamente correlata alla nozione di difesa, cioè difesa militare.
Anche se dalla fine del 2016 si sono avviate, su proposta della Commissione, le prime iniziative per la “cooperazione strutturata permanente sulla difesa europea” (che si sono poi concretizzate nel dicembre 2017) Macron presenta l’iniziativa di intervento europeo che permetterebbe di scambiare personale militare tra diversi Paesi dell’UE, con l'obiettivo di raggiungere una forza di intervento comune, un bilancio di difesa comune e una cultura operativa comune.
Occorre però osservare che, al di là di questa dichiarazione nell'anfiteatro della Sorbona, l'azione concreta del presidente francese procede finora rafforzando rapporti bilaterali con la Germania, e specialmente con la Gran Bretagna, anche se essa dovesse uscire dall'Unione Europea. Infatti, i temi di difesa vengono affrontati, solo nel contesto delle relazioni diplomatiche bilaterali, sia con Angela Merkel che con Theresa May nei loro incontri nel dicembre 2017, ribadendo il ruolo particolare di questi tre paesi per la difesa europea.
Questa posizione è stata successivamente confermata dal deputato francese Arnaud Danjean, nominato dal presidente Macron nel giugno 2017 per presiedere il Comitato di redazione del Riesame strategico della difesa e della sicurezza nazionale presentato l'11 ottobre 2017 al Presidente della Repubblica. Durante la sua audizione davanti alla Commissione per gli affari esteri, la difesa e le forze armate del Senato in Francia, il deputato ha affermato che "è dovere della Francia portare avanti questa ambizione europea, ma con lucidità e pragmatismo. Questo non accadrà a 27 paesi; i partenariati bilaterali hanno il loro posto, compreso quello con il Regno Unito."1 Inoltre, nell’incontro (gennaio 2018) del presidente Macron con i capi di governo dei paesi dell'Europa meridionale - in particolare con Paolo Gentiloni - non si parla di difesa comune, ma la sicurezza è evocata solo dal punto di vista del controllo dei flussi migratori. Sembra quindi che il quadro disegnato dal presidente francese per definire questa sovranità europea non coincida necessariamente con quello dell’Unione europea, ma segue considerazioni di natura più economiche ed operative.
L'altro aspetto della sicurezza che Macron evoca è lo sviluppo di una cultura strategica comune, proponendo – a tal fine - la creazione di un'accademia europea di intelligence volta a rafforzare gli scambi tra i servizi nazionali. Anche in questo caso, il Presidente della Repubblica propone di estendere al quadro europeo un'Accademia già esistente per i servizi francesi. Questa proposta non viene dal nulla. Infatti, alcuni deputati francesi (centristi) avevano già manifestato, nel 2015, in una relazione allegata alla legge della programmazione militare - attraverso un emendamento2 – questa volontà di spingere per la nascita di un'accademia europea dell'intelligence, utilizzando per il suo avvio l'esperienza francese preesistente dal 2010. Le autorità francesi sembrano quindi impegnarsi nello sviluppo dell'Unione europea a partire da strumenti e logiche istituzionali nazionali.
Arnaud Danjean, durante la sua audizione davanti al Senato francese, ricorda che la Brexit porta a fare della Francia "l'unica potenza europea che è membro dell'Unione Europea, membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, così come dispone dell’arma nucleare, con un esercito completo e attivo"3. Questa “potenza” ha certamente un impatto sulla posizione della Francia con i suoi partner europei.
In conclusione, è corretto, a nostro avviso, affermare che il concetto di sicurezza è certamente la prima ‘chiave’ della sovranità europea, nella prospettiva di une Europe qui protége. Ma risulta poi più difficile pensare che l’affermazione del suo contenuto (e soprattutto degli strumenti operativi) dovrebbe essere il risultato di quelli nazionali. La sovranità europea dovrebbe piuttosto consistere in un potere nuovo e diverso da quelli pre-esistenti.