Ormai il termine fake news è diventato onnipresente non solo nel linguaggio del mondo virtuale, ma anche in quello quotidiano. Nonostante il suo utilizzo sia incrementato negli ultimi anni, è erroneo pensare che rappresenti un fenomeno recente. Nel corso della storia dell'umanità e dell'informazione le notizie false sono sempre esistite e gli esempi certo non mancano, spesso con conseguenze nefaste. Come non ricordare Colin Powell, Segretario di Stato del Presidente G. W. Bush, portare una fiala di antrace al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, come prova dell'esistenza delle armi chimiche irachene, armi di cui, a distanza di 15 anni, ancora oggi non c'è traccia. Altre famigerate fake news furono quelle che portarono i nazisti a controllare la Germania, fino ad arrivare al casus belli per l'invasione della Polonia (l'attacco alla torre radio tedesca di Gliwice, operato in realtà da SS in incognito).
Oggi, il mondo occidentale, si trova in stallo davanti all'enorme mole di notizie false che circolano, soprattutto, su internet e nel mondo dei Social Network. Le recenti preoccupazioni dei governi di tutto il mondo dopo il caso Cambridge Analytica, ha finalmente consapevolizzato a proposito del rischio che corrono le nostre democrazie che, a differenza di quanto si sia potuto pensare negli ultimi settant'anni, non hanno ancora sviluppato tutti gli anticorpi necessari per proteggersi. Le democrazie si reggono, necessariamente, sulla libertà di stampa e di pensiero, ma quando le informazioni vengono volutamente alterate allo scopo di influenzare il pensiero e il voto di milioni di cittadini, come possono i Governi reagire, senza tuttavia far venire meno uno dei pilastri fondamentali dei nostri Stati democratici?
Questa è la domanda principale a cui cerca di rispondere il piano anti fake news che la Commissione europea approvato lo scorso 25 Aprile. Il punto principale del piano consiste nell'impossibilità per i governi di rimuovere notizie contenenti fake, proprio per evitare rischi in merito alla creazione di liste nere o censure di stato. Saranno invece le diverse piattaforme virtuali ad avere l'obbligo di intervenire, attraverso onerosi investimenti, sui propri algoritmi, al fine di evitare la proliferazione di notizie false o video promotori di atti d'odio e di violenza. Tale obbligo, s’inserirà in un piano più ampio che prevede maggior trasparenza da parte delle aziende digitali (ma non solo) in merito all'uso dei dati personali degli utenti, con l'obbligo di enunciare se tali dati verranno usati anche con finalità politiche, e in quali campagne in corso. Il messaggio che la Commissione vuole mandare è chiaro: non saranno più tollerati casi come quello alla ribalta delle cronache nelle ultime settimane, riguardante il passaggio di dati tra Facebook e Cambridge Analytica, pena pesanti sanzioni sul fatturato dei colossi di Internet (tale provvedimento rientrerà in un piano diverso, la cui approvazione è prevista per il 25 Maggio).
Un altro grosso ostacolo è emerso in questi anni nei tentativi di rallentare la diffusione di false notizie virali, ovvero la capacità da parte dei cittadini di riconoscere e saper distinguere tra informazione corretta e scorretta. Se è vero che aziende come Facebook, Twitter e Youtube devono dotarsi di tutte le precauzioni per tutelare gli utenti, è altrettanto vero che essi devono collaborare con le stesse, evitando di favorire la diffusione virale di falsità, laddove sfuggano al controllo dei diversi algoritmi. La stessa Commissione europea ha quindi deciso di affrontare questa difficoltà: nel Piano è infatti previsto l'obbligo, da parte delle scuole di tutti i paesi membri, di istituire dei corsi all'interno delle scuole per insegnare ai più giovani un uso responsabile di internet, attraverso la stimolazione di un atteggiamento critico verso quanto si legge, fornendo strumenti e capacità di rintracciare le fonti in modo da verificare l'attendibilità delle notizie. Verranno inoltre aiutate le ONG che già da diversi anni fanno un importante lavoro di “fact checking”, cioè la verifica di notizie quantomeno dubbie, e che hanno contribuito a smascherare diverse false notizie negli ultimi anni. Quanto previsto dalla Commissione europea è un primo passo per affrontare questa battaglia che rischia di diventare cruciale per la stabilità del continente europeo e per l'Unione, rischio che è stato sottolineato anche da Papa Francesco che ha esortato i fedeli ad un esame di coscienza per combattere le fake news, ribadendo l'importanza e il primato della verità sulle menzogne.
Perchè anche attraverso un'informazione diffusa, capillare e soprattutto corretta, si potrà discutere pacatamente e razionalmente sui problemi dell’unificazione europea. Discussione e razionalità rappresentano infatti il primo modo per contrastare il nazional-populismo che sta mettendo a rischio tutto il nostro continente.