Buone notizie da Bruxelles: la Commissione europea, in accordo con il Consiglio e con il Parlamento, sta realizzando riforme agognate da tempo, seguendo i passi di sviluppo elaborati nel regolamento sul mercato unico delle telecomunicazioni.
Il 1° febbraio 2017 è stata sancita la fine delle tariffe di roaming al dettaglio, cioè dei “prezzi che gli operatori telefonici si addebitano l'un l'altro quando i rispettivi clienti utilizzano altre reti in roaming nell'UE”, come spiega un documento della Commissione europea. Nello specifico, sono stati concordati i seguenti prezzi all'ingrosso, che verranno adottati a partire dal 15 giugno 2017:
- chiamate vocali: 3,2 eurocent/minuto;
- messaggi: 1 eurocent/sms;
- traffico dati: riduzione graduale dei massimali su 5 anni, da 7,7 euro/GB fino a 2,5 euro/GB dal 1° gennaio 2022.
Concretamente, queste misure permetteranno ai cittadini dell'Unione di usufruire delle tariffe e degli abbonamenti nazionali quando si recano all'estero. Questi risultati sono il frutto del lavoro di 10 anni; dal 2007, le tariffe di roaming sono calate del 90%, e finalmente saranno abolite.
A quest'ultima riforma si affianca un tentativo importante; il 7 febbraio 2017 è stato conseguito un accordo tra i negoziatori del Parlamento europeo, gli stati membri e e la Commissione europea, che anticipa l'entrata in vigore di nuove norme per le quali “gli europei avranno presto la possibilità di utilizzare appieno i loro abbonamenti online a libri, film, eventi sportivi, videogiochi o servizi musicali quando viaggiano all'interno dell'UE.”, rispondendo all'ormai diffusa abitudine dei cittadini europei ad usufruire di contenuti culturali online.
Si tratta di un'importante passo verso il completamento del mercato unico digitale, progetto ambizioso portato avanti dalla Commissione di Juncker. L'intenzione è quella di liberare le potenzialità del commercio digitale all'interno dell'UE, sganciandolo dai vincoli nazionali e consentendo ai cittadini europei di effettuare acquisti e vendite online garantendo, ad esempio, servizi di consegna accessibili e norme di protezione e tutela dei consumatori più forti e vincolanti.
Il valore politico di questo tentativo è elevato: come spiega un comunicato stampa della Commissione del 6 maggio 2015, subentrerà “un unico mercato al posto dei 28 mercati nazionali ora esistenti. Un mercato unico digitale pienamente funzionante potrebbe apportare all’economia europea 415 miliardi di euro l’anno e creare centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro.”
Le possibilità garantite dall'accordo appena analizzato, inoltre, paiono ancora più interessanti alla luce delle nuove norme sul roaming. L'UE, in un periodo politicamente enigmatico e complicato come quello che sta vivendo, riflette con lungimiranza sulle nuove possibilità che la tecnologia digitale offre; la stessa lungimiranza sarà utile ai politici europei che lavorano per il futuro del continente. La convergenza dei paesi verso l'unione digitale deve essere un riflesso della convergenza politica dei paesi europei verso la progressiva federalizzazione dell'Europa. Se così non sarà, le riforme avranno valore contingente e limitato, ma saranno prive di uno sfondo di senso politico ed ideale che ambisca ad inserirle in un piano progettuale ben strutturato.