A Marrakech si è riunita dal 7 al 18 novembre 2016 la COP22 sul clima, la prima convocata dopo la storica firma dell’Accordo di Parigi sul Clima approvato da 195 Stati (ma sottoscritto da 175) il 12 dicembre 2015, entrato in vigore tra tutti gli Stati firmatari il 4 novembre 2016, a seguito del raggiungimento della soglia della ratifica da parte di almeno 55 Stati, responsabili, nel complesso, di emissioni inquinanti nell’atmosfera non inferiori al 55% del totale.
L’elezione di Donald TRUMP a Presidente degli Stati Uniti d’America ( Stato che pure ha ratificato l’Accordo), personaggio noto per i suoi convincimenti “negazionisti” in merito all’influenza dell’attività umana sul riscaldamento climatico, in netta contrapposizione a quanto riconosciuto nell’Accordo di Parigi, ha costretto la delegazione americana a un atteggiamento riflessivo, non pro-attivo.
Conseguentemente, la COP22 è stata una Conferenza interlocutoria che non ha segnato ulteriori progressi sulla via delle riduzioni di emissioni di CO2 nell’atmosfera.
La risoluzione finale, approvata all’unanimità, ha confermato l’importanza dell’Accordo di Parigi ribadendone “tutti i suoi obiettivi ambiziosi” ed ha auspicato che l’azione dei governi venga affiancata “dalla scienza, dal business e dall’azione globale di tutti i tipi e di tutti i livelli”.
Una parte importante degli Stati assieme ad un elevato numero di imprese, anche petrolifere, e di ONG, hanno poi costituito la “Marrakech Partnership for Global Climate Action” nella cui dichiarazione istitutiva i partecipanti “dichiarano a gran voce e chiaramente: nothing can stop global climate action” e si impegnano ad avanzare proposte di limitazione delle emissioni già per il periodo 2017-2020, mentre l’Accordo di Parigi differisce ogni effetto al periodo successivo al 2020 (criticato in ciò dai federalisti come fatto “contraddittorio rispetto alla dichiarata necessità di operare senza indugio”).
Molto importante e significativo è stato il chiaro Appello rivolto da Papa Francesco ai Capi di Stato e di governo presenti a Marrakech.
Il Papa ammonisce che gli impegni di Parigi debbono essere attuati “senza ritardi”: altrimenti gli Stati si renderebbero colpevoli di “una grave responsabilità etica e morale”.
Inoltre, sono state recepite le seguenti importanti istanze:
- “gli Stati debbono lavorare assieme per costruire la loro casa comune”;
- dopo Parigi si deve “ora entrare in modo più concreto nella formulazione di regole, meccanismi istituzionali, e formulazione di elementi necessari per una corretta ed effettiva implementazione” dell’Accordo di Parigi;
- questi aspetti non possono essere delegati agli esperti tecnici “ma richiedono un continuo supporto e incoraggiamento politico, basato sul riconoscimento che noi siamo una sola famiglia umana” “Non ci sono barriere o frontiere, politiche e sociali dietro le quali nascondersi ed ancor meno si deve dare spazio alla globalizzazione dell’indifferenza”.
Infine la Chiesa cattolica si è fatta promotrice di un documento denominato Interfaith Statement firmato da 298 leader spirituali di 50 Paesi inclusi buddisti, hindu, quaccheri, mussulmani, sikh, protestanti, tra cui il Dalai Lama e l’arcivescovo Desmond Tutu, documento assai avanzato e concreto il quale enfatizza la necessità di superare l’era del carbonio per la sopravvivenza dell’umanità.
Al ruolo pro-attivo degli Stati Uniti (che è venuto a mancare) ha supplito la delegazione del Vaticano che, instancabilmente, si è battuta per l’avanzamento del processo di decarbonizzazione del mondo mediante istituzioni comuni.
L’Accordo di Parigi ha aperto degli spiragli i quali possono consentire alle istanze dei federalisti e degli ambientalisti, volti a costituire una Organizzazione mondiale per l’ambiente, sovraordinata agli Stati, dotata di almeno 100 miliardi di dollari all’anno (quelli destinati al Green Climate Fund), con il compito di gestire il processo di decarbonizzazione dell’economia mondiale, di affermarsi entro breve tempo (Trump permettendo).
Oltre agli ambientalisti ora anche i rappresentanti delle principali fedi religiose condividono questa proposta che, quindi, acquisisce maggior forza.