Le fragilità dell’Unione Europea sullo scenario internazionale hanno reso necessario un diverso approccio dell’UE rispetto alla sua strategia globale. Gli eventi in Afghanistan dell’estate scorsa hanno accelerato questo processo di maturazione e hanno confermato l’urgenza di un salto di qualità dell’Europa nel campo della difesa e della politica estera. Nel mese di novembre, l’Alto Rappresentante dell’UE Josep Borrell ha presentato al Consiglio dell’UE nella sua formazione Affari Esteri (Difesa e Sicurezza), la proposta attesa sulla “Bussola strategica” dell’Unione Europea per una politica estera e di difesa che ambisca a proteggere i suoi cittadini, i suoi valori, i suoi interessi e che contribuisca alla pace internazionale e alla sicurezza.
Il documento di lavoro si basa sull’assunto che la competizione globale, le tensioni regionali e le crescenti minacce alla sicurezza internazionale stanno determinando un cambiamento significativo nelle relazioni internazionali verso un ritorno alla politica di potenza che pone l’Unione Europea in un contesto caratterizzato da instabilità e conflitti che minacciano la sua sicurezza. Da cui deriva il monito di Josep Borrell, secondo cui l’Europa “è in pericolo e deve essere capace di agire anche da sola, se necessario”. Queste parole hanno portato l’Alto Rappresentante UE a declinare il concetto di “autonomia strategica” europea, nell’ambito di uno scenario internazionale insicuro dove l’Unione deve definire una “visione strategica comune, identificando obiettivi chiari e target precisi da raggiungere” secondo una tabella di marcia che permetta di monitorare i progressi, anche in funzione delle nuove sfide emergenti: il cambiamento climatico, la crisi sanitaria, l’innovazione tecnologica, l’uso dello spazio e le minacce “ibride”, ossia quelle che dall’esterno tendono a destabilizzare l’Europa tramite la disinformazione e l’uso strumentale dell’immigrazione irregolare.
La Bussola Strategica dell’Alto Rappresentante UE si basa, dunque, su quattro pilastri: agire in modo più rapido e deciso di fronte alle crisi; mettere al sicuro i cittadini europei contro le minacce in rapida evoluzione; investire nelle capacità e nelle tecnologie di cui abbiamo bisogno, e collaborare con gli altri per raggiungere obiettivi comuni.
Agire in modo più rapido e deciso significa essere in grado di intervenire nelle situazioni di crisi con le capacità militari necessarie. La Bussola Strategica propone di raggiungere questo obiettivo tramite Forze Europee di Intervento Rapido (EU Rapid Deployment Capacity), da istituire entro il 2025, con una base iniziale di 5.000 unità. Questo passaggio permetterebbe all’UE di dispiegare truppe militari europee di terra, aria e mare per intervenire negli scenari operativi, come missioni di recupero/evacuazione oppure operazioni di stabilizzazione in contesti militari ostili. L’addestramento, il comando e il controllo delle unità europee di intervento rapido sarebbero affidati al Quartier-generale militare europeo (EU Military Planning and Conduct Capability), una volta raggiunta la piena operatività, superando progressivamente la dipendenza dalle analoghe strutture nazionali e dalla NATO. A tal fine, la proposta dell’Alto Rappresentante prevede di impegnare l’Unione per definire, entro il 2022, il numero e la natura degli scenari operativi di dispiegamento per le missioni civili e le operazioni militari; e a partire dal 2023 di avviare le regolari esercitazioni per migliorare la prontezza e l’interoperabilità di quello che, a tutti gli effetti, diventerebbe il nucleo fondante di un esercito europeo. Rimane aperto il tema della responsabilità politica e decisionale, che Alcide De Gasperi, nelle riunioni preparatorie della CED, aveva efficacemente riassunto nella domanda: “Chi decide il dispiegamento delle forze armate europee e a quale autorità politica queste devono rispondere?”. Nel documento strategico, Borrell propone una iniziale semplificazione delle procedure decisionali, introducendo lo strumento della astensione costruttiva nei casi previsti dall’art. 44 del TUE per permettere agli Stati Membri volenterosi e capaci di realizzare una missione o una operazione con mezzi civili e militari in associazione con l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nel contesto UE. Questo meccanismo potrebbe aiutare l’UE a superare gli ostacoli del voto all’unanimità in seno al Consiglio, a favore di un maggiore coinvolgimento delle Istituzioni comunitarie.
Mettere al sicuro i cittadini europei significa aumentare la resilienza dell’Unione di fronte alle minacce ibride legate alla disinformazione, alle interferenze straniere nei processi democratici, agli attacchi informatici contro gli Stati Membri e l’Unione. Si prevede di fare ciò, tra il 2022 e il 2025, mediante il rafforzamento dell’Intelligence europea e degli asset strategici della sicurezza attraverso lo sviluppo di una Strategia europea dello Spazio e della Cyber-sicurezza. La Bussola Strategica mira a potenziare le strutture per la gestione delle emergenze, del cambiamento climatico e dei disastri naturali.
Investire nelle capacità e nelle tecnologie significa ridurre i divari, in termini di capacità militari e civili, e le dipendenze strategiche, rafforzando la sovranità tecnologica dell’Europa. Nel programma, si sottolinea che l’UE dovrà puntare, facendo leva sull’ Industria europea della Difesa ed un uso ampio delle Cooperazioni Rafforzate Permanenti tra gli Stati Membri. Allo sviluppo, in particolare: di piattaforme navali a lungo raggio per il monitoraggio marittimo, di sistemi aerei da combattimento e di carri armati principali per la logistica, oltreché di nuovi sensori e piattaforme per l'osservazione della Terra dallo Spazio. Sarà fondamentale aumentare le capacità, sfruttando l’Intelligenza Artificiale, l’informatica quantistica, propulsione avanzata, bio e nanotecnologia e nuovi materiali. Tutte queste attività saranno sostenute con il Fondo Europeo della Difesa (8 miliardi di euro), sfruttando anche i programmi civili che hanno affinità con il settore militare, come i programmi Horizon Europe, Digital Europe, Connecting Europe Facility, EU Space Programme, European Innovation Council e InvestEU. La dotazione complessiva di questi fondi, per il periodo 2021-27, aggira intorno a 150 miliardi di euro.
Collaborare con i partner strategici significa rafforzare in primo luogo i rapporti con le partnership multilaterali (ONU, NATO, Unione Africana, OSCE) e bilaterali (USA, Canada e Norvegia). Rispetto alla NATO, viene evidenziata la necessità di rafforzare il dialogo politico, che implica maggior coordinamento e condivisione sulla sicurezza. In questo ambito, l’Unione vuole avviare una nuova stagione nelle relazioni atlantiche, rivendicando una maggiore autonomia, dove la difesa europea non sia vista come sostitutiva ma complementare alla NATO.
Come concluso dall’Alto rappresentante nella sua relazione, "la parola adesso passa agli Stati membri che devono decidere qual è il livello di ambizione" sulla difesa e sulla sicurezza. Il Consiglio Europeo del 16-17 dicembre 2021 ha affrontato il tema della difesa europea e, nelle sue Conclusioni, ha affermato che “l'UE si assumerà maggiori responsabilità per la propria sicurezza e nel settore della difesa, perseguirà una linea d'azione strategica e rafforzerà la propria capacità di agire in modo autonomo”, invitando i Ministri della Difesa “a portare avanti i lavori su un'ambiziosa bussola strategica che consenta di agire e che definisca una visione strategica comune per il prossimo decennio”. La Bussola Strategica sarà adottata, secondo la tabella di marcia dell’UE, nel marzo 2022 sotto la Presidenza francese del Consiglio. Il nuovo anno porterà con sé un passaggio epocale nella storia dell’Unione che determinerà il peso politico futuro dell’Europa negli scenari mondiali.