La Conferenza sul Futuro d’Europa si è svolta nell’arco di circa un anno, durante il quale temi di interesse politicamente rilevante sono stati discussi prima fra soli cittadini europei, poi fra ambasciatori dei cittadini, esponenti politici, rappresentanti della società civile e membri delle trade unions. Dopo un lungo e complesso lavoro di dialogo e mediazione, le varie componenti della plenaria hanno raggiunto un consenso e il 9 maggio è stato consegnato alle istituzioni europee un corposo pacchetto di proposte. Tale presentazione è stata accompagnata dall’esplicita richiesta da parte dei cittadini di rispettare il lavoro fatto, di accogliere le proposte nella loro integrità, e di programmare politiche europee veramente ispirate alla Conferenza. Questa richiesta fondava e fonda tuttora la propria legittimità sul fatto che la Conferenza è stata lanciata dichiarando di voler ascoltare la voce dei cittadini per dare ad essa un seguito concreto, obiettivo ambizioso e tanto più eccezionale nella misura in cui congiuntamente indicato da Parlamento europeo, Commissione europea e Consiglio dell’Unione europea. Sette mesi dopo la conclusione dei lavori, il 2 dicembre, membri dei Panel nazionali ed europei sono stati quindi invitati a Bruxelles per ricevere un riscontro ufficiale riguardo all’uso fatto o che si ha intenzione di fare delle loro proposte.

Da cittadina e ambasciatrice che ha seguito i lavori della Conferenza dall’inizio alla fine posso affermare che non vi era evento più atteso. Le alte aspettative dei cittadini sono state soddisfatte però solo in minima parte. Invero, in un evento tanto importante per determinare il successo della Conferenza, ha colpito la scarsa copertura mediatica dedicata nonché la significativa assenza dei presidenti di Commissione e Consiglio. Ma, soprattutto, i cittadini non hanno ricevuto maggiori e più complete informazioni di quante ne avessero prima (e prima non ne avevano molte). Ciò ha destato un sentimento diffuso di frustrazione e ha spinto molti a intervenire in plenaria per chiedere chiarimenti specifici su specifiche tematiche e proposte; a tali domande mirate hanno fatto seguito risposte spesso elusive o risposte ancora non dotate di quella concretezza pure attesa in un contesto del genere.  

Noi cittadini eravamo comunque preparati all’eventualità che tale deludente scenario si verificasse: nei giorni precedenti all’evento molti ambasciatori si erano mobilitati per raccogliere e diffondere informazioni, ne avevano discusso e avevano deciso di redigere due lettere da consegnare alle istituzioni europee come memorandum degli impegni presi a inizio Conferenza. Queste lettere sono state scritte in modo collettivo e in tempi molto brevi; durante l’evento di feedback sono state firmate da circa un centinaio di membri dei Panel cittadini e sono state consegnate di persona alla presidente Metsola, via posta elettronica a membri delle altre istituzioni. Benché esse presentino piccoli errori, dovuti alle modalità di scrittura e alla spontaneità d’azione da cui derivano, comunque esplicitano in modo chiaro la posizione ufficiale dei Panel cittadini.

Nello specifico le lettere sono due e sono indirizzate una alla Commissione e una al Consiglio. Si è deciso di non rivolgersi direttamente al Parlamento europeo perché, fra le tre istituzioni, questa è stata l’unica che dopo il 9 maggio ha mantenuto un proficuo e durevole dialogo con i cittadini; gli ambasciatori hanno ricevuto continui aggiornamenti sui lavori in corso e ciò ha permesso di sapere quale fosse la posizione del Parlamento su molte tematiche della Conferenza. Chiarezza di intenti e disponibilità al dialogo sono mancate invece alla Commissione e, soprattutto, al Consiglio.

Nella lettera alla Commissione mostriamo sincero apprezzamento per gli sforzi fatti per dare seguito alla Conferenza, in particolare per l’inclusione nella nuova Agenda dei lavori di molte delle nostre proposte e per la decisione di indire nuovi Panel cittadini. Manifestiamo tuttavia la nostra persistente insoddisfazione: nessuno dei cittadini della Conferenza è stato reso partecipe dell’organizzazione di questi nuovi Panel né in generale ci è stato comunicato in modo chiaro come si vuole organizzarli e che ruolo effettivamente essi rivestiranno all’interno del processo decisionale europeo, considerando anche che saranno patrocinati dalla sola Commissione senza la compartecipazione di Consiglio e Parlamento. Notiamo inoltre che la nuova Agenda dei lavori non accoglie e sviluppa tutte le nostre proposte ma solo alcune, quelle più semplici da attuare e quelle più in linea con interessi preesistenti, senza peraltro dare spiegazioni esplicite riguardo ai motivi che hanno indotto a scartarne altre. Insomma, esprimiamo il nostro disagio nei confronti di un follow-up della Commissione che sembra declinarsi piuttosto in una operazione di selezione e manipolazione delle nostre proposte. Di conseguenza chiediamo alla Commissione di fare di più, di dare seguito a tutte le nostre proposte, di coinvolgerci maggiormente e di essere politicamente più ambiziosa oltre che più trasparente. Questo è tanto più importante nella misura in cui futuri e ulteriori Panel dei cittadini risentiranno fortemente del buono o cattivo esempio dato nel contesto della Conferenza.

Nella lettera al Consiglio evidenziamo, invece, come siamo stati negativamente colpiti dal silenzio quasi totale che per mesi è riuscito a mantenere riguardo all’uso fatto o che ha intenzione di fare delle nostre proposte. I tentativi di stimolare un dialogo hanno sempre fallito. I nostri timori sono aumentati quando abbiamo ricevuto conferma del fatto che molti Stati Membri non hanno mai provato simpatia per il processo della Conferenza in sé né ora sono intenzionati a dargli seguito. Verosimilmente la principale causa di tale aperta ostilità risiede nella natura europeista della maggior parte delle nostre proposte, ovvero nel fatto che esse puntino a creare o rafforzare linee d’azione politica europea in campi maggiori rispetto a quelli attuali. Per questo motivo nella lettera sottolineiamo come sia infondato il timore che promuovere una maggiore integrazione politica europea possa danneggiare gli interessi nazionali e invitiamo a realizzare le proposte dei cittadini anche per rafforzare il legame di fiducia fra cittadini e governi. Crediamo che questo legame sarebbe danneggiato se i governi non rispettassero gli impegni ufficialmente presi a inizio Conferenza, non ascoltassero i propri stessi cittadini e impedissero un cambiamento in meglio dell’Unione europea per motivi egoistici. Chiediamo quindi al Consiglio di dare un concreto follow-up alle nostre proposte e di essere disponibile alla modifica dei trattati se ciò si rende necessario, sottolineando come già Parlamento e Commissione si siano espressi a favore dell’apertura di una convenzione e stiano attendendo anch’essi un riscontro. Il silenzio mantenuto pure su questo tema è da noi interpretato come una ulteriore prova della mancanza di volontà e ambizione politica di molti governi oltre che della loro lontananza dagli interessi dei cittadini europei. Quest’ultimi non hanno proposto modifiche ai trattati perché influenzati da altri ma semplicemente perché nel corso del processo hanno compreso che certe proposte non sarebbero passate altrimenti e che per mantenere la propria leadership mondiale l’Unione europea necessita con urgenza di un aggiornamento che la renda più efficiente e compatta. Di conseguenza invitiamo il Consiglio a riconsiderare il proprio atteggiamento, a mantenere fede agli impegni presi, a comunicare di più con i cittadini, a implementare seriamente le nostre proposte e a rendersi disponibile alla modifica dei trattati. Se è vero che non ci sarà mai un momento ideale per intraprendere questa delicata operazione di rinnovamento interno, è anche vero che oggi si è dischiusa una finestra di opportunità che non rimarrà sempre aperta.

Molti europarlamentari hanno manifestato direttamente o indirettamente il proprio supporto a queste lettere come anche hanno fatto molti esponenti della società civile (UEF, JEF Europe, EMI fra gli altri). Ciò delinea un fronte compatto fra cittadini europei e molti dei loro rappresentanti eletti, e lascia sperare che sia ancora possibile dare un seguito effettivo alla Conferenza. Sicuramente noi cittadini della Conferenza non considereremo il nostro lavoro concluso fintantoché non riceveremo un feedback adeguato da parte delle istituzioni; oltre a concedere più tempo a quest’ultime, abbiamo tutte le intenzioni di continuare a utilizzare i mezzi a nostra disposizione per salvaguardare l’integrità delle nostre proposte, chiedendo supporto e supportando a nostra volta coloro che condividono con noi il sogno di una Unione europea diversa.

 

  

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