In questi mesi sono venuti a mancare due personaggi storici del federalismo italiano.

Scomparsa di Andrea Chiti Battelli

A quasi 103 anni d’età, è mancato Andrea Chiti Batelli. Nato a Firenze, laureato in lettere, filosofia e legge, si era trasferito a Roma, dove, come funzionario del Senato, è stato consigliere parlamentare, segretario delle delegazioni parlamentari italiane al Parlamento europeo e direttore dell’ufficio europeo del Senato. Iscrittosi al Movimento Federalista Europeo nel 1944, ne ha seguito le battaglie, accanto a Spinelli, finché le condizioni di salute glielo hanno permesso. Fortemente individualista e tagliente polemista, ha sostenuto l’autonomia del Movimento nei confronti dell’europeismo della classe politica e criticato sarcasticamente l’insufficienza delle istituzioni europee degli anni del Mercato comune (e non solo). Ne sono un esempio le Cronache minime di Strasburgo pubblicate nel 1961 su Il Federalista. La sua attività pubblicistica è amplissima e spazia dai temi dell’identità europea alla discussione di problemi legati ai diritti civili propri della cultura europea. Basta digitare il suo nome in un motore di ricerca per avere un’idea della ricchezza della sua produzione, ancora reperibile sul mercato.

Nella sua visione del federalismo come garanzia dell’unità nella diversità si inquadrano anche la sua scelta esperantista e la polemica contro l’egemonia dell’inglese come lingua franca mondiale: l’esperanto avrebbe dovuto divenire la lingua comune della Federazione europea in quanto “la sola pronta per l’uso perchè, non essendo materna per nessuno non ha l’effetto distruttivo che ha oggi l’inglese.” Secondo Chiti, qualunque lingua “viva” è portatrice di una cultura, di un modo di vivere, di tradizioni, e il suo uso indiscriminato porta inevitabilmente a soffocare le altre culture. Solo una lingua costruita a tavolino può evitare che ciò avvenga.

Quanti di noi lo hanno conosciuto ne ricordano la colorita parlata toscana, le taglienti polemiche portate fino al paradosso, la tenacia delle convinzioni.

Massimo Malcovati


Scomparsa di Marco Bondesan

Nei primi giorni di questo 2023 è scomparso un carissimo amico e militante federalista da una vita (dal 1956, quando aveva 19 anni): si tratta di Marco Bondesan. Ricordarlo in modo adeguato non è impresa facile. Partiamo dalla sua ultima apparizione in pubblico; quando – nel marzo del 2019 – prese la parola all’inaugurazione del ponte della pace, intitolato ad Altiero Spinelli, ricordando anche gli anni della sua giovinezza quando incontrava Spinelli a Ferrara. Come detto, Marco si è avvicinato al federalismo (prima alla GFE, poi al MFE) da ragazzo liceale unendosi al gruppetto che si radunava a casa di Paolo Farneti per leggere le lettere di Mario Albertini che incitava all’autonomia dai partiti del federalismo organizzato per rendere possibile una proficua battaglia per la Federazione europea. Prese parte attivissima (non solo a Ferrara ma anche a Bologna e Rovigo) alla prima campagna nel novembre del 1958 del Congresso del Popolo Europeo. Poi, nel 1959, assieme a Ettore Signorini, a Paolo Fabbri e ad Anna Giubelli, si recò a Milano per collaborare con gli amici lombardi alla grandiosa campagna del Congresso del Popolo Europeo in Lombardia e Canton Ticino ove, tra l’altro, contribuì a raccogliere l’adesione del Cardinale Montini, più tardi, Papa Paolo VI. Partecipò attivamente a tutte le iniziative successive del MFE, a partire dalla Campagna per il Censimento Volontario del Popolo Federale europeo ed alla raccolta di firme per l’iniziativa popolare per l’elezione diretta dei parlamentari italiani al Parlamento europeo; l’iniziativa che portò poi alla elezione diretta generalizzata dello stesso Parlamento europeo. Alla fine degli anni settanta, divenuto segretario regionale del MFE Emilia Romagna, guidò, assieme a Gastone Bonzagni, una

delegazione giovanile emiliano romagnola e toscana all’incontro al Vertice che si svolse a Siena il primo novembre del 1978, tra il Cancelliere Schmidt ed il presidente Andreotti ove incontrò i due capi di governo e consegnò loro un messaggio del presidente dell’UEF, Mario Albertini, cosa di cui diede ampio rilievo il numero 57 (Novembre del 1978) l’Unità Europea con una foto in prima pagina di Marco che interloquisce con il Cancelliere Schmidt.

Le sue attività successive sono state di sostegno costante alle iniziative della sezione ferrarese del MFE. In particolare, ha offerto un forte aiuto a Giancarlo Calzolari nella campagna degli anni 2000 nei confronti dei sindaci sull’appello “No ad una Costituzione senza Stato, Si ad uno Stato federale europea”, iniziative che vide le cartoline firmate da tutti i 26 sindaci della provincia di Ferrara.
Quando ormai stava male, ciò non gli ha impedito di presenziare all’Assemblea cittadina dell’aprile 2022 nell’ambito della Conferenza sul futuro dell’Europa.

Il grande impegno personale profuso nelle attività del MFE non ha impedito a Marco di sviluppare una carriera professionale di grande successo, caratterizzata anche dalla sua passione ambientalista e di tutela del territorio. Suo il grande impegno per la realizzazione del Parco del Delta del Po. È stato autore di molti libri e saggi e organizzatore di importanti convegni, incluso uno sulla sismicità del territorio ferrarese (con precisi riferimenti al precedente del 1500) che si svolse circa dieci anni prima del sisma che colpì la nostra provincia e quelle limitrofe.

Sessantadue anni fa è stato testimone alle mie nozze; ora riposi in pace.

Sante Granelli

M. Bondesan nella delegazione MFE ricevuta da Schmidt

 

  

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