Elezioni generali UK, 4 luglio.
Un sistema elettorale che genera una anomala ripartizione dei seggi, un’insoddisfazione generale per i Tories, un referendum che divide ancora il Paese.
Nel Regno Unito la scelta della data delle elezioni è nelle mani del Primo Ministro. Rishi Sunak sarebbe potuto restare in carica fino a dicembre, ma ha scelto di andare alle urne cinque mesi prima nella speranza di mandare in confusione il Labour. Ha fallito, in modo spettacolare; così, dopo nove anni di governo monocolore Tories, il Regno Unito ha nuovamente un governo laburista. Anche se la sua vittoria non è grande quanto quella di Tony Blair nel 1997, Sir Keir Starmer governerà con una considerevole maggioranza di seggi alla Camera dei Comuni.
Si concludono così i nove caotici anni che sono seguiti alla coalizione Cameron-Clegg del 2010-2015. Ebbero inizio con il referendum su Brexit e le successive dimissioni dell’allora primo ministro David Cameron nel 2016 e hanno visto la Gran Bretagna governata da allora da quattro diversi primi ministri conservatori: Theresa May, Boris Johnson, Liz Truss e Rishi Sunak.
“Il Labour nel 2017 con Corbyn era stimato al 40% dei consensi, 6% in più dei voti ottenuti il 4 luglio scorso.”
Il risultato mette in netto rilievo la peculiarità del sistema di voto non proporzionale del Regno Unito. Il nuovo governo è stato eletto con appena il 33,8% dei voti popolari, la quota più bassa mai ottenuta, con l’affluenza alle urne più bassa dal 1950. Un terzo dei voti ha dato loro due terzi dei seggi in Parlamento. Sebbene il Labour abbia ottenuto solo l’1,6% in più di voti rispetto a quelli ottenuti nel 2019 (e considerevolmente meno del 40% di consensi nel 2017 sotto Jeremy Corbyn), ha ribaltato una forte maggioranza conservatrice per produrre un’ampia maggioranza laburista. I LibDem hanno aumentato la loro quota di voti solo dello 0,6% (dall’11,6% al 12,2%), ma sono balzati da appena 11 a 72 seggi, la più alta rappresentanza da poco meno di cent’anni. L'SNP ha raccolto oltre il trenta per cento dei voti espressi in Scozia, ma è stato premiato con solo il 15% dei seggi scozzesi.
Il voto del Conservative Party è crollato del 20% e ha ottenuto meno deputati rispetto a qualsiasi elezione generale degli ultimi cento anni. Sono stati particolarmente colpiti dall’ingresso all’ultimo minuto nella campagna di Nigel Farage, il cui Reform UK Party ha ottenuto oltre il 14% dei voti ed ha eletto i suoi primi parlamentari a Westminster (sebbene siano così pochi che potrebbero condividere tutti un taxi). Ciononostante, la quota di voti di Tories e Reform UK insieme ammonta al 38% del voto popolare, il 5% in più rispetto al Labour.
I guadagni dei LibDem si sono concentrati a sud dell'autostrada M4, in particolare nel tradizionale cuore sud-occidentale del partito. Nonostante i sogni di sostituire i Conservatori come prima forza di opposizione opposizione - come suggerito in uno o due sondaggi d’opinione canaglia - non si siano realizzati, hanno comunque preso gli scalpi di un certo numero di ministri del governo. Tra tutti i leader dei partiti, il leader dei LibDem Sir Ed Davey ha il merito di aver combattuto la campagna elettorale più efficace. (In Irlanda del Nord, dove il corrispondente dei LibDem è l’Alliance Party, il suo vice leader e MP uscente Stephen Farry è stato sconfitto, anche se l’Alliance Party ha vinto un altro seggio.)
I guadagni del Labour si sono materializzati a livello nazionale, ma sono stati particolarmente forti in Scozia, dove il partito ha surclassato i nazionalisti scozzesi, riducendo i seggi dello SNP da quasi 50 a meno di 10. Questo riflette uno stato d’animo pubblico determinato a cacciare i Tories, oltre che l’insoddisfazione per lo SNP nel governo di Edimburgo, più che un calo del sostegno all'indipendenza scozzese.
“Un Paese che ha sofferto duramente a causa di Brexit e della recessione non ha altra scelta che aumentare le tasse e limitare la spesa pubblica.”
La campagna è andata male per i Conservatori fin dall'inizio. La tendenza si è mostrata sin dalla conferenza stampa improvvisata del Primo Ministro davanti al numero 10 di Downing Street per annunciare la convocazione delle elezioni: si è trasformata in una farsa quando ha cominciato a piovere a dirotto su un politico senza impermeabile né ombrello. La farsa è diventata scandalo quando si è scoperto che i suoi più stretti collaboratori avevano fatto scommesse sulla data delle elezioni generali essendo a conoscenza di informazioni privilegiate; e il fallimento di Sunak a punirli non ha fatto altro che rafforzare la sensazione di un governo in carica da troppo tempo.
Le politiche offerte da Conservatori e Labour erano fondamentalmente simili; un Paese che ha sofferto duramente a causa di Brexit e della recessione economica non ha altra scelta che aumentare le tasse e limitare la spesa pubblica. Le speranze che un governo laburista potesse essere più aperto ad un riavvicinamento con l'UE sono state tuttavia deluse dalla dichiarazione di Sir Keir Starmer: quando la vittoria era chiaramente in vista, ha dichiarato che il Regno Unito non sarebbe rientrato nel mercato unico dell'UE finché lui fosse in vita. Questa rimane una linea di faglia nella topografia politica del Paese ed è una questione che probabilmente dividerà ancora una volta il partito al potere.