Mentre Trump pretende che noi europei ci impegniamo a garantire la sicurezza dell’Ucraina e la nostra, gli Stati europei si scoprono ancora più deboli in un mondo più incerto.

L’elezione di Donald Trump era il principale possibile nuovo scenario di instabilità globale. Alla vigilia del momento in cui rientrerà nell’Ufficio Ovale per la seconda volta, nessuno può prevedere quale portata avrà la sua Presidenza o come cambierà gli equilibri mondiali. Sicuramente non possiamo servirci del paragone con il suo primo mandato: molto è cambiato nel panorama internazionale negli ultimi quattro anni. Senza dubbio, in questo momento l’Unione europea si trova esposta come non lo è mai stata dopo il crollo dell’Unione Sovietica, in particolare dalla principale minaccia geopolitica al suo territorio portata dalla Russia nel contesto della guerra in Ucraina.

La situazione sul terreno denota estremo affaticamento da entrambe le parti. Tuttavia, è molto più complicata per la parte ucraina, che subisce lente ma progressive avanzate russe, tanto che il Presidente Zelensky ha dovuto sottolineare in una recente intervista che senza gli aiuti degli Stati Uniti e dell’Europa l’Ucraina non potrà vincere la guerra.

Queste posizioni e dichiarazioni sono sia legate allo stato dei combattimenti sia ai posizionamenti in vista di una possibile apertura di tavoli negoziali o di un congelamento del conflitto. Il relativo rallentamento delle operazioni militari quando sta per concludersi il terzo anno di guerra, oltre a spingere a considerare anche una possibile apertura di negoziati, sottolinea la grande incertezza della situazione. Ed è in questo frangente che la Presidenza Trump potrebbe porre l’UE in una situazione pericolosa.

Naturalmente, non è possibile prevedere le mosse della nuova Amministrazione americana, soprattutto quando il Presidente è un estimatore dell‘ambiguità strategica portata agli estremi. Oltre ad alcune dichiarazioni fatte durante la campagna elettorale, in particolare quella del futuro Vice Presidente J.D. Vance (che ha sostenuto che le basi per una pace con la Russia siano la stabilizzazione del fronte di guerra attraverso la creazione di una “zona demilitarizzata” e la fornitura da parte della comunità internazionale di garanzie per la neutralità dell’Ucraina), l’unico contributo approfondito dal fronte conservatore è un op-ed di Mike Pompeo, Segretario di Stato nella prima Presidenza Trump, pubblicato sul Wall Street Journal lo scorso luglio.

L’obiettivo dichiarato da parte di Pompeo di “ristabilire la pace con la forza” si articola in due parti. La prima punta a rafforzare il potere americano: eliminare il più possibile le limitazioni sulla produzione energetica interna per abbassare il prezzo dell’energia e limitare il principale introito del bilancio russo; rafforzare le alleanze pro-americane nel Medio Oriente; rafforzare l’industria della difesa. La seconda mira a rafforzare il più possibile la posizione dell’Ucraina: eliminare tutte le restrizioni sull’uso delle armi fornite dagli USA e creare un piano di prestiti agevolato per l’acquisto di materiale bellico sponsorizzare l’ingresso nella NATO il prima possibile.

In questo frangente, la diversità di priorità strategiche, che durante la Presidenza Biden venivano conciliate positivamente in una posizione comune e di comune interesse, con ogni probabilità sfocerà in una maggiore differenziazione di interessi tra UE e USA. Ciò verrà naturalmente esacerbato dalla prospettiva della Presidenza Trump, ma sarebbe comunque emerso all’avvicinamento della conclusione del conflitto, che avrebbe comunque richiesto un indifferibile impegno diretto dell’UE e degli Stati europei.

Come già anticipato, la priorità europea dovrebbe essere quella di garantire la propria sicurezza, il che, nel contesto del conflitto, equivale a garantire la sicurezza dell’Ucraina. Sicurezza non significa solo armamenti, benché sia un aspetto fondamentale. Nella situazione attuale il sostegno militare è importante per garantire la tenuta del fronte, in quanto né la produzione europea né la disponibilità di uomini dell’Ucraina (cioè prevedendo lo scenario con le principali linee rosse fissate dagli alleati) permetterebbero di riconquistare le regioni occupati dalla Russia.

Dallo scoppio della guerra la spesa militare complessiva dei paesi dell’Unione Europea è diminuita in termini reali.

Ciò che deve preoccupare è l’incertezza del contesto globale e dello sviluppo del conflitto e, in particolare, di un alleato volubile che non vorrà o potrà fornire una credibile garanzia di sicurezza al contesto europeo, agendo spesso in modo divergente dai suoi stessi interessi materiali. Purtroppo, molto tempo è stato sprecato da parte dei Paesi europei, che rischiano di essere schiacciati da questa incertezza, alla quale l’Europa non potrà rispondere facendo esclusivo affidamento alle strutture di bilancio, politica estera e di difesa già esistenti. Per constatarlo, è sufficiente sottolineare che dallo scoppio della guerra la spesa militare complessiva dei paesi dell’Unione Europea è diminuita in termini reali; una spesa che porta ad una capacità appena adeguata a sostenere lo sforzo bellico della sola Ucraina e preda di dispendiose duplicazioni. L’evoluzione del conflitto ucraino segnerà due sfide epocali che l’UE dovrà sapere affrontare e superare.

La prima è il presidio del confine russo-ucraino: indipendentemente dal modo in cui verrà determinata la linea di confine al termine del conflitto – cioè con o senza un accordo con la Russia – sarà necessario presidiare alcune migliaia di chilometri di territorio anche impervio. Ovviamente dovrà essere un impegno diretto dei Paesi, poiché qualsiasi violazione da parte russa sarebbe una minaccia immediata al territorio europeo. La sfida in questo caso è duplice e dovrà prevedere una gestione sia militare sia tecnologica, perché mai esisterà un efficace disponibilità di personale senza prevedere il supporto di sistemi di sorveglianza basata anche su strumenti tecnologici innovativi di Intelligenza Artificiale: entrambi campi in cui l’UE deve recuperare velocemente capacità e competitività.

La seconda, invece, riguarda direttamente gli equilibri mondiali: la Russia probabilmente non accetterà formalmente uno scenario che prevede garanzie effettive sull’integrità e l’indipendenza dell’Ucraina e cercherà di rafforzare la sua posizione con alleanze politiche ed economiche di respiro globale. La garanzia di sopravvivenza per l’UE sarà il proprio rafforzamento economico e politico per essere in grado di costruire un diverso modello di rapporti internazionali, imperniato sul rispetto dei valori europei e del diritto internazionale, che coinvolga gli attori rilevanti a livello globale che non hanno interesse diretto a sostenere questo tipo di modello.

 

  

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