E’ necessario sostenere lo sforzo umano e bellico dell’Ucraina che, in modo encomiabile, sta difendendo la propria indipendenza e a cui non può mancare il sostegno dell’Europa e degli Stati Uniti in un momento così delicato.

La guerra in Ucraina, iniziata dall'invasione della Russia, perdura, oramai, da un anno e con essa il sistema di sicurezza europeo che aveva garantito la coesistenza tra le superpotenze in Europa (sin dall'epoca dell'accordo di Helsinki) è forse entrato in crisi definitivamente.

In questo scenario, la guerra in Ucraina, iniziata con l'illusione di Mosca di ottenere una facile e veloce vittoria, non ha fatto altro che ripetere il medesimo scenario di ogni conflitto: anziché una guerra-lampo, il conflitto è diventato di logoramento non portando altro che lutti, distruzione, effetti diretti sull’economia dei contendenti ed indiretti sulla comunità internazionale.

Tali effetti, tuttavia, non si limitano al continente europeo. È, infatti, il modo di percepire le principali contrapposizioni internazionali ad essere cambiato da un anno a questa parte: se prima del febbraio 2022 percepivamo come centrale la contrapposizione tra USA e Cina, in particolare nel Pacifico, oggi il conflitto russo-ucraino costituisce il principale motivo di preoccupazione per la sicurezza europea e internazionale per la maggior parte degli attori, incluse le potenze regionali extra-europee (come Cina ed India, ad esempio, ma anche dagli stati africani e del Medio Oriente che hanno sempre beneficiato delle forniture di cereali dall’Ucraina, vitali perle loro economie).

In questa fase, nemmeno le asprezze dell’inverno hanno contribuito ad allentare la tensione. I contendenti, infatti, si trovano a confrontarsi all’inizio di una nuova offensiva strategica della Federazione russa nel sud-est del paese. La Russia ha intensificato gli attacchi cercando di ottenere i maggiori risultati sul campo, prima che le promesse forniture di armamenti (che l’Occidente ha promesso all’Ucraina) costituiscano un elemento di portata strategica per il conflitto. Si tratta, tuttavia, di un’iniziativa che, solo in parte dimostra di avere successo. Certo, Mosca avanza nel consolidamento delle sue posizioni, continua la battaglia nei centri nevralgici, tra cui Bakhmut, ma le perdite in termine di mezzi e personale militare (sovente impreparato alle asprezze del confronto bellico) si sono fatte difficilmente sostenibili nel breve e nel medio periodo. Obiettivo della Russia è il consolidamento nelle posizioni nelle regioni contese del Donbass e del Luhansk assicurando la continuità territoriale con la Crimea. Per questo, il controllo delle regioni di Zaporizhia e Kherson è fondamentale per Mosca. In preparazione, risulta anche il sostegno marittimo con un’intensificazione della presenza russa nel Mar Nero.

Si tratta di una situazione di cui risulta consapevole l’Ucraina che ha risposto all’iniziativa di Mosca, ma che necessita del sostegno decisivo dell’Occidente per la prosecuzione del conflitto. Forti di un tale supporto, infatti, le forze armate ucraine sono state in grado nel settembre 2022 di riconquistare gran parte della regione di Kharkiv, avanzando nei mesi successivi anche nella regione di Kherson. In questi giorni, l’esercito ucraino ha intensificato gli sforzi in tutto il sud-est, ma chiedono, a più riprese, il sostegno militare e logistico dell’Occidente.

Gli Stati Uniti e i Paesi dell’Unione europea hanno confermato il sostegno militare al Governo di Kiev assicurando diversi sistemi d’arma tra cui sistemi per la contraerea, munizioni, armi leggere e pesanti e ottenuto, non senza dubbi e titubanze, carri Abrahams e Leopard II da parte di Stati Uniti e Germania. Continuano anche i programmi per l’addestramento del personale militare sia in Ucraina che all’estero.
L’Ucraina ha chiesto ripetutamente anche la fornitura di aerei da combattimento (tra cui gli F-16 di produzione americana) non solo per rispondere all’aviazione russa, ma per garantire la copertura aerea alle varie operazioni militari che Kiev ha in corso. Nonostante le richieste, però, gli Stati Uniti, l’Italia e la Francia hanno, al momento, negato la fornitura di tali sistemi d’arma. Solo la Francia si è dichiarata possibilista, non escludendone a priori la consegna.

Sul terreno diplomatico, rimangono le iniziative in essere da parte della Turchia. Non appare, al momento, subire ulteriori interruzioni, l’accordo che prevede un corridoio sicuro per l’immissione sul mercato delle materie prime dei cereali provenienti dall’Ucraina le cui quantità, come è ovvio, rimangono contingentate. Sono aperte, ma congelate, ulteriori iniziative diplomatiche da parte dei paesi fornitori dell’Ucraina (compresa la Francia, al momento) e della stessa Turchia. Costituisce un elemento di novità l’iniziativa cinese, avviata dal direttore della commissione centrale per la politica estera del PCC, Wang Yi. Essa riafferma l’integrità territoriale dell’Ucraina, ma non chiede il ritiro immediato delle truppe russe dal territorio del paese invaso così come l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha stabilito in una risoluzione non vincolante (con l’astensione della Cina e dell’India) e ha più volte richiesto lo stesso Governo ucraino. Tuttavia, quest’ultimo ha dichiarato l’interesse per l’azione diplomatica di Pechino, nonostante i dubbi espressi dall’amministrazione americana. Nonostante lo sforzo di Pechino, i decisori politici russi non appaiono propensi ad una trattativa. Mosca ha ribadito in un comunicato ufficiale che non sussistono, al momento, le condizioni per un accordo. Rimangono, inoltre, segnali preoccupanti la sospensione della partecipazione russa all’accordo sulla limitazione delle armi nucleari strategiche (START) e il tentativo russo di destabilizzare il governo moldavo facendo leva anche sul sostegno alle truppe presenti nel territorio della Transnistria, de jure non riconosciuto da alcuno Stato (compresa la Federazione russa) e de facto indipendente.

In conclusione, appare evidente come la contesa militare sia destinata, considerata la situazione contingente, a durare ancora a lungo. Dopo un anno di conflitto, sono evidenti, tuttavia, alcuni elementi rilevanti per il conflitto in corso e per le relazioni internazionali.
È evidente la crisi di legittimità che sta investendo la convivenza internazionale. La controversia non solo militare, ma ideologica con l’Occidente da parte della Russia fornisce un quadro in cui è il tessuto delle regole della vita internazionale ad essere in crisi in una delicata fase che vede la transizione dall’unipolarismo americano ad un multipolarismo competitivo. Un aspetto evidente di tale cambiamento si avverte anche nella forma della guerra: l’esito del conflitto non è dato (come nel caso di altre campagne militari durante il momento unipolare), ma è incerto e assume le caratteristiche proprie di una ‘guerra classica’ come nei contesti multipolari. La guerra, inoltre, appare ben poco limitata: gli attacchi ai civili, alle strutture pubbliche e residenziali, i crimini di ogni tipo commessi contro la popolazione inerme sono stati una triste costante durante tutto il conflitto.

Sul piano europeo, è chiaro che sarà nostro dovere pensare alla sicurezza del continente e riflettere sui pilastri della convivenza internazionale in un contesto nuovo. Il posto di tale elaborazione può e deve essere il contesto multilaterale. Non è possibile un tale sforzo, però, senza un ruolo attivo dell’Europa, capace di garantire la propria sicurezza ed autonomia strategica, fatto salvo il quadro dell’Alleanza atlantica in cui può e deve agire collettivamente.

Per far sì che questo avvenga, è necessario sostenere lo sforzo umano e bellico dell’Ucraina che, in modo encomiabile, sta difendendo la propria indipendenza e a cui non può mancare il sostegno dell’Europa e degli Stati Uniti in un momento così delicato.
In questa fase storica, il sostegno all’Ucraina rappresenta un elemento strategico per l’Europa e per l’Occidente, una responsabilità alla quale non possiamo sottrarci fornendo il nostro pieno contributo politico, diplomatico e militare.

 

  

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