Tra pochi mesi i cittadini europei saranno chiamati ad una scelta determinante per il futuro dell’Europa, della pace e della sua sicurezza.

Il 5 marzo scorso la Commissione europea e l'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza hanno presentato una proposta di Regolamento per un nuovo Programma per l’industria della difesa e un quadro per la tempestiva disponibilità e fornitura di prodotti del settore (EDIP), nonché una Strategia per il relativo settore industriale (EDIS).

A due anni dall'invasione russa in Ucraina, l’Unione vuole rivedere il proprio assetto di sicurezza, dando priorità al rafforzamento delle proprie capacità produttive.

La difesa comune ha un suo percorso nella storia dell’Unione. Nel 1950 il ministro francese René Pleven elaborò un Piano per la creazione della Comunità Europea di Difesa (CED), prevedendo la creazione di forze armate comuni e l’istituzione di un Ministro responsabile dinanzi all’Assemblea. Il progetto non trovò realizzazione, neanche con il sostegno di Alcide De Gasperi. Negli anni ottanta le politiche del settore hanno riguardato soprattutto la cooperazione con gli Stati Uniti, tanto che alla fine della Guerra fredda le spese per gli equipaggiamenti sono diminuite sensibilmente. Le prime iniziative per le politiche d'esportazione e commercio di prodotti militari sono state adottate nel 1991 e per le attrezzature è stato sviluppato un sistema di controllo all’interno della politica estera e di sicurezza comune (PESC), istituito dal Trattato di Maastricht. Nel 2009 si è tentata una posizione comune sull'esportazione di armi convenzionali, lasciando ai governi la competenza per l’attuazione della relativa legislazione. Dal 1998, con il vertice franco-britannico di Saint-Malo, l’integrazione delle imprese del settore ha dato risultati più significativi, fino all'istituzione nel 2004 dell’Agenzia Europea per la Difesa (EDA), che ha il compito di rafforzare e facilitare, inter alia, l’industria del settore. Solo con la Politica di Sicurezza e di Difesa Comune (PSDC) del 2013 si individuano le azioni prioritarie per una cooperazione più forte tra Stati Membri. A seguito del vertice di Varsavia del 2016, viene definita la Cooperazione Strutturata Permanente (PESCO), i cui 68 progetti tardano a realizzarsi, mentre nel 2018 è stato creato il Fondo Europeo per la difesa.

A due anni dall'invasione russa in Ucraina, con la guerra alle porte, in un contesto internazionale di gravi conflitti in escalation dal 7 ottobre scorso, l’Unione vuole rivedere il proprio assetto di sicurezza, dando priorità al rafforzamento delle capacità produttive dell’Unione, potenziando la competitività delle imprese comunitarie ed incrementando i rapporti tra partner europei.

Nel Consiglio europeo del 21 e 22 marzo, la Francia, l'Estonia e il Belgio hanno suggerito un nuovo fondo comune da 100 miliardi di euro finanziato da eurobond.

Le proposte del 5 marzo 2024 si aggiungono al Regolamento sul sostegno alla produzione di munizioni (ASAP) del 20 luglio 2023 e al Regolamento sull'istituzione di uno strumento per il rafforzamento dell'industria della difesa mediante appalti comuni (EDIRPA) del 18 ottobre. Entrambe puntano al rafforzamento delle imprese militari, conformemente agli obiettivi stabiliti nella Bussola Strategica del 2022. L'ASAP, in particolare, permette di sostenere il potenziamento delle capacità di fabbricazione di munizioni e missili per l’Ucraina, mobilitando in via d’urgenza 500 milioni di euro dal bilancio comunitario.

Le Istituzioni intendono quindi rafforzare la Base tecnologica e industriale della difesa (l’EDTIB), garantendo la tempestiva disponibilità delle forniture del settore. Fin qui, gli armamenti all'Ucraina da parte dell'Unione sono stati erogati tramite il Fondo di assistenza per l’Ucraina all’interno dello Strumento Europeo per la Pace (EPS). Quest’ultimo consente di sostenere le forze armate ucraine fornendo formazione militare ed attrezzature letali e non.

Il 15 marzo scorso la Commissione europea ha rivelato il programma di lavoro per il 2024 dell’EDF per incentivare ricerca e sviluppo nel settore: l’investimento riguarderà 32 gare ed il progetto si baserà sullo sviluppo di un dimostratore di veicolo planante ipersonico (HGV). Pochi giorni dopo, il Consiglio ha deciso di aumentare di 5 miliardi di euro a prezzi correnti il massimale finanziario dell’EPF.

Nel Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2024, la Francia, l'Estonia e il Belgio hanno suggerito, in merito agli Eurobond, un nuovo fondo comune da 100 miliardi di euro, ispirato al Next Generation EU e al programma SURE: in caso di mancata intesa sui Defence bond, un passo intermedio sarebbe rappresentato da obbligazioni (Project Bond) emesse da più Paesi Membri per progetti comuni. La BEI, inoltre, rivedrà la sua politica di prestito per aumentare i fondi disposti per le attrezzature ad uso militare e civile come ad esempio i droni.

“Stante l’attuale frammentazione delle aziende di settore, il lavoro delle Istituzioni verterà sulla trasformazione dei maggiori gruppi europei del settore da multinazionali a comunitari.”

Il Consiglio straordinario del 17 e 18 aprile ha insistito sul futuro dell’economia e sulle gravissime crisi internazionali in corso. Energia, difesa, telecomunicazioni e settore finanziario sono i pilastri del futuro del mercato unico per Enrico Letta, che ha indicato nel suo Rapporto sul mercato unico la necessità di rilancio della competitività interna.

Stante l’attuale frammentazione delle aziende di settore, il lavoro delle Istituzioni verterà innanzitutto sulla trasformazione dei maggiori gruppi europei del settore da multinazionali a “comunitari”, per raggiungere l’integrazione dell’industria della difesa.

Oggi, infatti, nessuna azienda dell’Unione è tra le aziende più grandi per fatturato a livello mondiale. L’italiana Leonardo è la prima in Europa e si posiziona all’undicesimo posto nel mondo con un fatturato che nel 2022 è arrivato a 12,9 miliardi di dollari.

Ben altri sono i numeri delle imprese statunitensi: la Lockheed Martin, prima al mondo nella produzione di armi, nel 2022 ha raggiunto un fatturato di 63 miliardi di dollari, poco più della somma dei fatturati delle prime dieci aziende dell’Unione. Joe Biden, nel mese di marzo, ha approvato un pacchetto di forniture per armi e attrezzature militari per 300 milioni di dollari ed il 23 aprile la Camera dei rappresentanti statunitense ha approvato nuovi aiuti all’Ucraina per 61 miliardi di euro.

L’Unione dovrà continuare ad agire in piena cooperazione e dualismo con la NATO e, nella spinta all’integrazione industriale, si dovranno anzitutto migliorare le attrezzature già in produzione e le strategie di mercato interno. Le Istituzioni dell’Unione non possono sostituirsi ai governi nazionali, ma potrebbero integrare a trattati costanti l’Eurocorpo, organismo multinazionale di difesa attivo dal 1995. Starà al prossimo assetto istituzionale tornare sul tema dell’industria militare, stabilendo anzitutto un Commissario che sia responsabile di una politica a cui riferire i prossimi passi come un esercito comune per la sicurezza dell’Unione, essendo necessario definire anzitutto politiche di difesa e degli esteri comuni.

Tutte le proposte finanziarie fin qui elaborate saranno realtà solo nella prossima legislatura, e fino a quel momento si possono solo convincere gli elettori a votare il 6-9 giugno i rappresentanti delle migliori scelte per la pace, la sicurezza dell’Unione e le riforme necessarie per avanzare nel processo di costruzione europea.


L’ultimo Programma (EDIP) proposto dall’esecutivo europeo prevede un piano di investimenti di 1,5 miliardi di euro per il periodo 2025-2027, un programma di acquisti congiunti per almeno il 40% delle armi entro il 2030, appalti comuni ed altre misure per garantire che almeno il 35% dell'intero valore del mercato sia speso all’interno dell’Unione che ora raggiunge il 15%. La relativa spesa graverebbe sul bilancio comune, sul Fondo Europeo per la Difesa (EDF), ed includerebbe la Banca Europea degli Investimenti (BEI) senza prevedere l’emissione di Eurobond.

 

  

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