La politica dell'UE contro la crisi climatica rischiano di restare vittima della debolezza dell'economia europea nella competizione internazionale.

Le proteste degli agricoltori contro il Green Deal e la Politica agricola comune dell’UE in vari Stati europei hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica il dibattito sulle politiche comuni da adottare a livello europeo per la lotta ai cambiamenti climatici.

Gli avvenimenti di questi giorni, oltre a portare alla luce del sole il confronto su come devono essere ripartiti i costi economici e sociali dei provvedimenti contro il riscaldamento globale e la salvaguardia della biodiversità, sono anche emblematici del livello ormai assunto dalla crisi che investe le istituzioni europee.

Le critiche degli agricoltori riguardano soprattutto il Nature Restoration Law, la proposta della Commissione europea per ripristinare lo stato degli ambienti naturali più degradati, in particolare quelli più adatti a catturare l’anidride carbonica e a ridurre i disastri naturali.

Il Nature Restoration Law è il provvedimento cardine dell'EU Biodiversity Strategy pubblicato il 20 maggio 2020, a sua volta inquadrato nello European Green Deal. Intende invertire la tendenza che ha portato l’81% degli ambienti naturali ad essere classificati come in cattivo stato di conservazione e pone come obiettivo il ripristino entro il 2030 del 20% delle aree che ne hanno bisogno e quello completo entro il 2050.

L’ elaborazione del Nature Restoration Law, come l'Unione Europea ci ha ormai abituati, è stata lunga e complicata, frutto delle contrattazioni tra la Commissione, i governi, le lobby degli operatori economici e le associazioni di difesa della natura e dei consumatori. Prima che la Commissione adottasse la proposta di legge il 22 giugno del 2022, tra la fine del 2020 e il settembre del 2021 hanno avuto luogo cinque workshop tra le parti interessate, mentre tra l’11 gennaio e il 5 aprile del 2021 si è tenuta una Consultazione pubblica online sul tema.

A febbraio, in vista della sessione plenaria del Parlamento europeo che doveva discutere la nuova legge, sono iniziate le proteste degli agricoltori. Il 27 febbraio il Parlamento ha approvato un testo ulteriormente emendato con 329 voti a favore, 275 contro e 24 astensioni.
L’esame del Nature Restoration Law è quindi passato al Consiglio UE, ma il Governo belga, che detiene la presidenza del Consiglio, ha rinviato il voto sul provvedimento dopo aver constatato che non sarebbe passato per l’opposizione di otto Stati membri, per cui il 22 marzo, in una riunione a livello diplomatico, è ricominciata la discussione sul provvedimento.

Nella necessità di una ristrutturazione del modello economico europeo, con USA e Cina più avanti sulle nuove tecnologie, lo European Green Deal rischia di diventare il capro espiatorio.

Il Nature Restoration Law non è passata non tanto per le proteste degli agricoltori quanto per il nuovo clima politico che si è diffuso in Europa in seguito al peggioramento delle relazioni internazionali e al prolungarsi della guerra in Ucraina.

Mentre i PIL degli USA e della Cina, dopo la crisi del COVID, sono di nuovo in crescita, l’economia europea ristagna. Si parla ormai della necessità di una ristrutturazione del modello economico europeo, basato sui bassi costi dell’energia e sullo sviluppo delle esportazioni, mentre sul fronte delle nuove tecnologie le imprese europee stanno perdendo terreno nei confronti di quelle americane e cinesi. Lo European Green Deal sta così rischiando di diventare il capro espiatorio di questa situazione. Non è solo il Nature Restoration Law che si trova sotto attacco, anche l’Energy Performance Buildings Directive (la direttiva per l’efficientamento energetico delle abitazioni), il Net Zero Industry Act (per la decarbonizzazione delle produzioni industriali), il Fit for 55 (per il passaggio alle auto elettriche), tutti in fase di approvazione da parte del Consiglio, stanno subendo le stesse dinamiche: è l’intero impianto del Green Deal che è rimesso in discussione. Le critiche riguardano in particolare la perdita di competitività delle imprese e i maggiori costi per i consumatori, soprattutto per quelli meno abbienti, anche se ben pochi negano la necessità di procedere con decisione nella lotta contro i cambiamenti climatici per evitare danni ben più gravi se continuiamo ad accumulare ritardi.

Ancora una volta è l’intero assetto istituzionale dell’Unione Europea, con un bilancio di poco superiore all’1% del PIL, a dimostrarsi inadeguato.

Mentre il governo USA ha stanziato con l’Inflation Reduction Act ben 400 miliardi di dollari per la lotta al riscaldamento globale sotto forma soprattutto di crediti d’imposta per le aziende e le famiglie e il governo cinese ha inserito gli investimenti e gli incentivi per la lotta ai cambiamenti climatici nel suo Piano quinquennale, la Commissione e i governi europei non riescono, dopo i proclami e gli annunci di piani ambizioni, a fare altrettanto.

Ancora una volta è l’intero assetto istituzionale dell’Unione Europea, con un bilancio di poco superiore all’1% del PIL, un processo decisionale farraginoso e il potere esecutivo in mano agli Stati, a dimostrarsi inadeguato. La questione climatica sta ponendo il mondo intero di fronte a scelte drammatiche, ed è sempre più evidente che l’Europa non può assumersi le sue responsabilità se manca un governo efficiente e capace di agire.

La Commissione europea ha puntato molto sull’azione contro il riscaldamento globale per promuovere l’immagine dell’Europa nel mondo: è quindi anche la reputazione internazionale che l’UE e con essa gli Stati europei hanno saputo costruirsi che rischia di andare perduta. Dopo essere stata protagonista alla COP15 sulla Biodiversità che si è svolta a Montreal nel 2022, l’UE rischia di presentarsi a mani vuote alla COP16 di quest’anno: come ha scritto il Guardian in un articolo del 25 marzo, se ciò accedesse “solleverebbe seri interrogativi e preoccupazioni sulla consistenza e la stabilità del processo decisionale dell'UE” [1].


[1] EU Nature restoration laws face collapse as member states withdraw support, The Guardian,
https://www.theguardian.com/world/2024/mar/25/eu-Nature-restoration-laws-in-balance-as-member-states-withdraw-support

 

  

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