La 24° Cop (1) è stata convocata a Katowice, in Polonia, con il compito di stabilire come applicare gli impegni assunti a Parigi nel 2015 dai 195 Paesi firmatari, allineare i vari Piani Nazionali sul clima (Intended Nationally Determined Contribution, INDC) entro il 2020 all’obbiettivo di mantenere l’incremento medio della temperatura terrestre ben al disotto dei +2°C , rispetto all’era preindustriale nonché come ripartire tra gli Stati industrializzati il finanziamento del Green Climate Fund, istituito a Cancun, fin dal 2010, ma rimasto sulla carta.

L’importanza della missione dei rappresentanti dei 200 Paesi riuniti a Katowice è stata drammaticamente sottolineata dal Segretario dell’ONU, Antonio GUTERREZ (2), secondo cui bisogna urgentemente passare dalle dichiarazioni ai fatti in quanto “il Mondo è ancora totalmente fuori rotta”.

“Anche se assistiamo a devastanti impatti climatici che causano il caos in tutto il mondo, non stiamo ancora facendo abbastanza. Né ci muoviamo abbastanza velocemente. E’ questione di vita o di morte”.

In realtà, dall’Accordo di Parigi del 2015 la congiuntura politica e la situazione ambientale del Pianeta sono drammaticamente peggiorate:

1) Il Presidente degli Stati Uniti, Paese responsabile del 15% delle emissioni globali di gas ad effetto serra (3), Donald TRUMP, ha confermato l’intenzione di “uscire” dall’Accordo di Parigi, non appena ciò diverrà giuridicamente possibile (dopo tre anni dalla sua entrata in vigore, e, quindi, dopo il 2019). Gli effetti di tale defezione saranno in parte mitigati dalla dichiarata volontà di alcuni importanti Stati membri della Federazione Americana (quali la California e lo Stato di New York), in netto disaccordo con il Presidente TRUMP, di volere rispettare unilateralmente e, semmai accelerare, la riduzione delle emissioni disposta dall’Accordo di Parigi. Inoltre, la maggioranza democratica del Congresso, emersa dalle recenti elezione di mid-term, è fortemente orientata in direzione ecologista-progressista.

L’opposizione degli Stati Uniti ha stimolato l’effetto emulativo, rafforzando il disimpegno di quegli Stati che ritengono loro compito primario difendere gli interessi nazionali di breve periodo. Volontà di disimpegno sono state, conseguentemente, manifestate dal nuovo Presidente del Brasile, Jair BOLSONARO nonché dagli Stati ricchi di miniere di carbone e di giacimenti di gas (quali la Polonia di DUDA) e dall’Australia.

2) Gli autorevoli scienziati dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), in un loro rapporto speciale (4), pubblicato il 8 ottobre 2018, hanno affermato che, stante l’evoluzione del clima nell’ultimo decennio e le sue accertate conseguenze, è necessario limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, anziché a 2°C o più, per evitare conseguenze irreparabili; e che rimangono soltanto più 12 anni per raggiungere la stabilizzazione del clima entro i limite del 1,5°C, altrimenti la situazione tenderà a diventare irreversibile e fuori da ogni controllo. L’IPCC afferma, pertanto, che per limitare l’aumento della temperatura dall’era preindustriale entro il limite di 1,5°C, è necessario ridurre le emissioni globali di gas ad effetto serra del 45% entro il 2030.

3) Inoltre, dopo tre anni di calo, dal 2014 al 2016, le emissioni di gas ad effetto serra hanno ripreso a crescere. L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) ha stimato un incremento delle emissioni globali del 1,4% nel 2017 (5) ed un’ulteriore, più elevata crescita nel 2018, quale conseguenza della crescita del consumo di petrolio nel Mondo ed ancor più del gas, soprattutto in Cina. Mentre, sempre secondo l’IEA, le emissioni avrebbero dovuto e dovrebbero ridursi almeno del 1% all’anno fino al 2025, per essere allineati alla traiettoria dell’Accordo di Parigi.

In questo quadro di difficoltà, tra spinte verso obbiettivi più ambiziosi e minacce di cancellare gli Accordi sottoscritti, le conclusioni della Cop 24 di Katowice hanno privilegiato gli egoismi dei singoli Paesi, dimostrando noncuranza dei disastri ambientali registrati in tutto il mondo come conseguenza dell’instabilità climatica e indifferenza agli allarmi degli scienziati. E’ stata, ancora una volta, accantonata la necessità di affrontare insieme l’emergenza climatica, tramite istituzioni sopranazionali, adeguatamente finanziate.

Per evitare un clamoroso insuccesso diplomatico si è fatto ricorso alla collaudata arma del rinvio.

Poiché l’Accordo di Parigi dovrebbe diventare operativo nel 2020, la Conferenza di Katowice ha raggiunto un’intesa su un sistema unitario di misurazione e contabilizzazione delle emissioni di gas ad effetto serra e degli I.N.D.C., approvando un Libro delle Regole (Rules Book), da applicare senza alcuna distinzione tra Paesi sviluppati ed in via di sviluppo. Non è andato, viceversa, in porto, il tentativo di chiarire a chi spetta e con quale ripartizione, tenuto conto delle responsabilità storiche dei Paesi industrializzati nella concentrazione di CO2 nell’atmosfera, il finanziamento di almeno 100 miliardi di dollari all’anno, decisa a Parigi, del già citato Green Climate Fund.

Rimane da segnalare, con favore, la crescente mobilitazione dei cittadini (soprattutto giovani), che, in ogni angolo del Pianeta, tramite manifestazioni di piazza e cortei, chiedono una forte azione globale in grado di fronteggiare la crisi climatica che stiamo vivendo.

Nonché la costituzione , a Katowice, di un’Alleanza degli Ambiziosi, della quale fanno parte tra gli altri,  la maggioranza dei Paesi europei, la Città di Londra e il Canada, Alleanza che si è impegnata ad aumentare, entro il 2020, gli obiettivi di riduzione delle emissioni sottoscritti a Parigi. A tal proposito detti Paesi europei e il Parlamento Europeo (nella seduta plenaria del 25 ottobre 2018) (6), in coerenza con la soglia critica dei 1,5°C, hanno proposto  di rivedere l’obiettivo al 2030, andando oltre il 55% di riduzione delle emissioni, in modo da costituire un forte traino di altri Paesi, in grado di tradurre in azioni concrete gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi.

Tenendo conto delle ripetute, anche se generiche, dichiarazioni di disponibilità della Commissione Europea (7) si può sperare che l’Unione Europea voglia mantenere il suo ruolo di leadership nella lotta ai cambiamenti climatici, coinvolgendo, in tal senso, il Consiglio europeo.

A nostro parere, l’Unione Europea dovrebbe dar vita ad un’Agenzia per l’Ambiente e l’Energia, costituita secondo il modello della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) del 1951, dotata di poteri sovranazionali e mezzi finanziari adeguati.

Con ampia autonomia e sotto una regia unitaria, sarebbe possibile attuare efficaci politiche attive per ridurre le emissioni inquinanti, sviluppare le energie rinnovabili per raggiungere, per tale via, l’autosufficienza energetica dell’Unione. E sarebbe, nel contempo, possibile promuovere partnership con i Paesi e le imprese africani, dirette a sviluppare le infrastrutture energetiche in detti Paesi, solamente ricchi, onde generare energia pulita in Africa, condizione preliminare per promuovere uno sviluppo economico endogeno e per risolvere il problema della carenza di acqua potabile (pozzi, desalinazione dell’acqua marina) in tale Continente.

Per questa via si otterrebbe pure un contenimento delle spinte migratorie, radicando la popolazione sul proprio territorio e sconfiggere denutrizione, malattie e sottosviluppo.

La proposta Agenzia per l’Ambiente e l’Energia potrebbe finanziare la propria attività attraverso l’imposizione di una carbon tax a livello europeo (percepita alla frontiera dell’U.E sulle importazioni di merci e prodotti) ed a livello nazionale. La carbon tax nazionale, applicata con identici criteri da tutti gli Stati dell’UE, servirebbe a ridurre l’imposizione sui redditi d’impresa e da lavoro (riducendo il cuneo fiscale) e a erogare dagli Stati nazionali all’Agenzia (peraltro capace di indebitarsi sul mercato) cospicui contributi di finanziamento dell’attività comune.

L’iniziativa sarebbe un esempio e un modello per il Mondo intero.

Rimane una variabile da considerare: quella del tempo a disposizione per evitare la catastrofe climatica globale, tempo che continua ad esaurirsi. Riuscirà l’Umanità a rendersi conto che siamo in grave ritardo e che dobbiamo agire subito sottraendosi alla logica miope e perversa degli Stati nazionali?


  1. http://www.cop.24.katowice.eu
  2. COP24 climate change conference ‘must succed’, UN Chief tells G20 –The Eagle.
  3. https://www.epa.gov/ghgemissons/global-greenhouse-gas-emissions-data
  4. http://www.ipcc.ch/report/sr15/
  5. https://www.iea.org/geco/emissions
  6. Risoluzione B8-0477/2018
  7. //ec.europa.eu/clima/index

 

  

L'Unità Europea

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